Dopo 150 anni
La Comune di Parigi è ancora viva e parla a tutti i rivoluzionari

Celebriamo quest'anno il 150° Anniversario della Gloriosa Comune di Parigi. Il 18 marzo 1871 l'eroico proletariato e le masse lavoratrici e popolari parigine insorsero in armi per dare vita, con la proclamazione della Comune, al primo grande tentativo nella storia dell'umanità di rovesciare il dominio della borghesia, prendere il potere politico direttamente nelle proprie mani e instaurare la dittatura del proletariato.
La Comune di Parigi visse solo 72 giorni, prima di essere annegata in un bagno di sangue dalle truppe del macellaio Mac Mahon agli ordini del governo borghese di Versailles, capeggiato da Thiers e aiutato dalle baionette tedesche di Bismarck. Ma il suo esempio divenne una bandiera e un incitamento per la lotta rivoluzionaria dell'intero proletariato mondiale, e i suoi preziosi insegnamenti furono attentamente analizzati e sistematizzati dai Grandi Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, facendo sì che quella prima fiammata rivoluzionaria proletaria non fosse spenta per sempre, ma illuminasse con la sua rossa luce il lungo percorso che portò prima alla Rivoluzione d'Ottobre e alla creazione del primo Stato socialista; e successivamente alla rivoluzione cinese e ad altri successi rivoluzionari. Fino a liberare, nel momento di massima espansione del socialismo nella seconda metà del XX secolo, circa un quarto dell'umanità dal giogo del capitalismo e dell'imperialismo: quali altrettante tappe dello stesso cammino iniziato dal proletariato quel 18 marzo di 150 anni fa.
 

I precedenti che portarono alla Comune di Parigi
Dopo i moti rivoluzionari del 1848, in cui già allora gli operai parigini avevano lanciato la parola d'ordine della “repubblica sociale” in contrapposizione alla “repubblica del capitale e del privilegio”, la borghesia francese aveva preso saldamente il controllo del potere consegnandolo nelle mani di Luigi Bonaparte, che con un colpo di Stato aveva instaurato un regime dittatoriale, colonialista e corrotto, il cosiddetto II Impero, che alla fine crollò come un castello di carte in seguito alla sconfitta nella guerra contro la Prussia di Bismarck il 2 settembre 1870 a Sedan. Il 4 settembre fu proclamata la Repubblica e si formò un governo di difesa nazionale mentre Parigi resisteva all'assedio e ai bombardamenti tedeschi, grazie agli operai parigini che si erano armati creando la Federazione repubblicana della Guardia nazionale. Nel suo Comitato centrale militavano molti democratici e socialisti, tra cui diversi membri dell'Internazionale. Anche Garibaldi con alcuni volontari italiani accorse in aiuto degli operai insorti.
La guerra fece esplodere le contraddizioni di classe, con la borghesia francese, che era in maggioranza nell'Assemblea nazionale eletta l'8 febbraio 1971, e che riunita a Bordeaux tentava di sabotare la difesa di Parigi e accordarsi per svendere il Paese a Bismarck pur di mantenersi al potere. Il governo capeggiato dal boia Thiers arrivò a firmare un armistizio con i tedeschi (preliminare al successivo trattato di Francoforte con cui il governo francese cedette l'Alsazia e la Lorena in cambio della pace e dell'aiuto prussiano per distruggere la Comune), dopo di che tentò di disarmare la Guardia nazionale e riportare l'ordine a Parigi.
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo l'esercito agli ordini di Thiers cercò di sottrarre i cannoni alla Guardia nazionale per poi attaccare il centro della città, ma quest'ultima, con l'aiuto della popolazione insorta in armi, riuscì ad impedirlo. I battaglioni operai accorsero dai quartieri popolari nel centro città e si impadronirono della prefettura di polizia, dei ministeri, delle caserme, e a tarda sera fecero sventolare la bandiera rossa sull'Hotel de Ville, il municipio di Parigi. Nel frattempo Thiers era fuggito a Versailles col suo governo e con quanto restava dell'esercito, della polizia e dell'apparato burocratico. Il Comitato centrale della Guardia nazionale si costituì in governo provvisorio. Fu creata un'assemblea municipale con ampi poteri, la Comune, e il 26 marzo furono indette le elezioni per la sua proclamazione, che avvenne solennemente due giorni dopo nella piazza dell'Hotel de Ville davanti a 100 mila parigini festanti e suscitando l'entusiasmo e l'ammirazione di tutto il movimento operaio mondiale.
 

Il primo tentativo di socialismo e di dittatura del proletariato
Fin dall'inizio la Comune si dimostrò molto diversa dalle precedenti esperienze rivoluzionarie. Innanzi tutto non era un organismo di tipo parlamentare, ma riuniva in sé il potere legislativo e quello esecutivo. E i suoi membri, così come i membri di tutti gli organi burocratici e amministrativi, erano sottoposti al principio di elettività, responsabilità e revocabilità in qualsiasi momento (decreto del 2 aprile). Fu anche adottata una risoluzione secondo la quale lo stipendio più alto degli impiegati non doveva superare la paga di un operaio qualificato, e furono aumentati gli stipendi degli impiegati di grado inferiore. I comunardi avevano capito istintivamente che per costruire un nuovo Stato non potevano utilizzare la macchina statale borghese già esistente, ma dovevano abbatterla e costruirne una del tutto nuova.
Infatti abolirono anche l'esercito permanente basato sulla leva e lo sostituirono con la Guardia nazionale composta da operai armati e rappresentanti dei club democratici, così come sciolsero la polizia sostituendola coi battaglioni di riserva della Guardia nazionale. Con un decreto del 16 aprile furono requisite le fabbriche abbandonate dagli imprenditori e fuggiti a Versailles con Thiers, e furono consegnate alle società di produzione operaie. Fu anche avanzata la proposta di estendere il decreto a tutte le imprese importanti, ma fu respinta per gli scrupoli legalitari che erano ancora radicati in diverse componenti, specie della piccola borghesia.
Anche in campo sociale furono adottate misure avanzate e rivoluzionarie, quali l'abolizione delle multe e delle trattenute arbitrarie sulla paga degli operai, l'abolizione del lavoro notturno per i panettieri, la requisizione degli appartamenti sfitti e la loro destinazione ai lavoratori i cui alloggi erano stati bombardati, la restituzione ai proprietari degli oggetti impegnati al Monte di pietà fino al valore di 20 franchi, l'abolizione dell'affitto per 9 mesi a partire dall'ottobre 1870, lo slittamento di 3 anni delle cambiali e la sospensione delle azioni giudiziarie, con gran sollievo dei piccoli artigiani e commercianti, e così via.
Nel campo dell'istruzione e della cultura la Comune attuò una decisa separazione tra Stato e chiesa, sostituendo gli insegnanti religiosi con maestri laici, istituendo l'insegnamento obbligatorio e gratuito nella scuola primaria e creando per la prima volta una scuola professionale. Furono riorganizzati i musei e le biblioteche e i teatri passarono dalle mani degli impresari privati in quelle degli artisti e dei lavoratori dello spettacolo.
 

L'eroica resistenza dei comunardi e i massacri di Thiers
Ma i comunardi non ebbero il tempo di sviluppare queste prime forme embrionali di socialismo perché dovettero subito far fronte alla controffensiva armata della classe borghese spodestata. Già il 2 aprile le truppe di Versailles attaccavano gli avamposti della Comune attorno a Parigi. I comunardi avevano fatto un grande errore a non marciare subito contro il governo di Thiers a Versailles, come pure alcuni avevano proposto, quando ancora egli aveva a sua disposizione un numero di soldati assai ridotto. Thiers ebbe così tutto il tempo di accordarsi con Bismarck, che gli restituì 100 mila soldati francesi fatti prigionieri, e con queste forze circondare l'altra metà di Parigi che non era già circondata dalle truppe tedesche, per stringere un cordone sanitario intorno alla città e impedire che i comunardi potessero allearsi con i contadini poveri delle campagne e ricevere aiuti dalle Comuni nate nelle province, che per giunta ebbero vita breve. Un altro loro grave errore fu quello di non confiscare il denaro della Banca di Francia, sempre a causa di inutili scrupoli legalitari, soldi che andarono invece a finanziare la guerra di Thiers.
Il 9 aprile le truppe di Mac Mahon incominciarono a cannoneggiare Parigi, e proseguirono per tutta la durata dei combattimenti, fino alla “settimana di sangue” dal 21 al 28 maggio in cui le truppe versagliesi entrarono in città in schiacciante superiorità numerica, affrontati dall'eroico proletariato parigino che oppose una strenua resistenza quartiere per quartiere, strada per strada, erigendo e difendendo fino all'ultimo più di 500 barricate, alla cui difesa partecipavano anche le donne e i bambini. Il 28 maggio cadde l'ultima barricata in via de Ramponneau e le truppe di quel “mostriciattolo sanguinario” di Thiers, come ebbe a chiamarlo Lenin, si diedero a spietati massacri di decine migliaia di operai e cittadini inermi. Le piazze e le strade di Parigi si riempirono di cadaveri di prigionieri fucilati e poi sepolti sommariamente. Vi furono più di 30 mila morti e 50 mila prigionieri condannati all'ergastolo, o a morte o deportati nelle colonie penali. In tutto la Parigi operaia e popolare perse 100 mila dei suoi figli e delle sue figlie migliori. I tribunali militari continuarono ad emanare condanne fino al 1875.
Denunciando a pochi giorni di distanza, di fronte al mondo e alla storia la raccapricciante carneficina, nel suo scritto per la I Internazionale “La guerra civile in Francia”, Marx la bollò con queste incancellabili parole di fuoco: “Persino le atrocità dei borghesi nel giugno 1848 scompaiono davanti all'infamia indicibile del 1871. L'eroico spirito di sacrificio col quale la popolazione di Parigi – uomini, donne e bambini – combatté per otto giorni dopo l'entrata dei versigliesi, rispecchia la grandezza della sua causa, quanto le azioni diaboliche della soldatesca rispecchiano lo spirito innato di quella civiltà di cui essa è la vendicatrice mercenaria. Gloriosa civiltà invero, il cui problema vitale consiste nel trovare il modo di far sparire i cadaveri da lei ammucchiati, dopo che la battaglia è terminata!”.
 

Le cause della sconfitta e la lezione tratta dai Maestri
Le cause della sconfitta della Comune di Parigi furono molteplici, a cominciare dall'assoluta spontaneità e impreparazione dell'insurrezione e dalla enorme sproporzione delle forze in campo e del peso decisivo delle armate prussiane, nonché dei gravi errori di ingenuità e legalitarismo di una parte dei comunardi. Da un punto di vista strettamente politico le cause furono fondamentalmente tre: il marxismo non aveva ancora una posizione dominante nel movimento operaio; mancava un partito rivoluzionario proletario armato del marxismo e del socialismo scientifico, e invece tra i comunardi predominavano in quel momento le posizioni dogmatiche e avventuriste dei blanquisti e quelle riformiste piccolo borghesi dei proudhoniani: posizioni destinate ad essere battute dal marxismo e sparire dal movimento operaio proprio dopo l'esperienza della Comune.
Marx ed Engels appoggiarono con tutte le loro forze la lotta della Comune, seguirono da vicino gli avvenimenti e cercarono di indirizzarli con le loro analisi e consigli usando la loro influenza nell'Internazionale, che partecipava con diverse decine di suoi membri alla lotta sul campo. La Comune fu per essi anche un prezioso laboratorio grazie al quale poterono approfondire e sviluppare la teoria marxista riguardo ai problemi cruciali della rivoluzione proletaria, del partito del proletariato e dello Stato socialista. In particolare poterono forgiare il concetto fondamentale di dittatura del proletariato, che poi Lenin riprese e sviluppò nella sua fondamentale opera “Stato e rivoluzione” (che pubblichiamo in parte su questo stesso numero), e che costituì la base teorica e strategica per il successo della Rivoluzione d'Ottobre e la fondazione della Repubblica dei Soviet, che realizzò vittoriosamente e compiutamente quella dittatura del proletariato che i proletari parigini poterono solo abbozzare. In questo numero de “Il Bolscevico” pubblichiamo una serie di queste opere fondamentali dei Maestri che ben descrivono questo percorso che parte da quella prima esperienza di dittatura del proletariato in embrione per arrivare alla sua prima completa realizzazione in Russia.
Insieme alla necessità della dittatura del proletariato, per abbattere il potere della borghesia e conquistare e difendere una società socialista, la Comune di Parigi ci ha insegnato che per far questo occorre un partito del proletariato che ne sia l'avanguardia cosciente e organizzata. Occorre, come ha sintetizzato mirabilmente Mao, “un partito rivoluzionario che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista” . Questo partito in Italia esiste, ed è il PMLI, che si ispira all'insegnamento immortale della Comune di Parigi per guidare il proletariato italiano sulla via dell'Ottobre a conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
 

Ispirarsi alla Comune per il socialismo e il potere politico del proletariato
Dopo 150 anni la Comune è ancora viva e parla a tutti i rivoluzionari, che hanno il dovere di ispirarsi a quella rivoluzione  e a quegli insegnamenti nelle loro rispettive condizioni nazionali, così come lo fecero Lenin, Stalin e Mao nelle rivoluzioni russa e cinese e nell'edificazione del socialismo in quei due Paesi. Anche noi dobbiamo ispirarci all'esempio immortale e allo spirito della Comune di Parigi nella lotta contro il governo Draghi del capitalismo, della grande finanza e dell'UE imperialista, per il socialismo, il potere politico del proletariato e per difendere gli interessi del popolo.
In particolare dobbiamo fare ogni sforzo per sostenere e far affermare tra le masse i cinque calorosissimi appelli lanciati dal Comitato centrale del PMLI nel suo documento del 17 febbraio 2021 sul governo Draghi: ai partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, per una linea comune antidraghiana e per elaborare un progetto di nuova società; al proletariato italiano, perché riacquisti coscienza del suo ruolo rivoluzionario storico e prenda la guida che gli spetta della lotta contro il governo Draghi e il capitalismo e per la conquista del potere politico e del socialismo; alle anticapitaliste e agli anticapitalisti ovunque militanti, perché rompano col riformismo e imbocchino la via dell'Ottobre e del socialismo; alle ragazze e ai ragazzi di sinistra dei vari movimenti, affinché siano gli alfieri della lotta contro il governo Draghi e studino il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, indispensabile per conquistare il nuovo mondo a cui aspirano; alle intellettuali e agli intellettuali democratici antidraghiani, perché si confrontino senza pregiudizi col PMLI per trovare un'intesa comune contro il governo Draghi.
Allo stesso tempo, come sottolinea il documento del CC del PMLI, dobbiamo “lavorare con perseveranza, tenacia ed entusiasmo per creare le condizioni soggettive necessarie per il passaggio dal capitalismo al socialismo per via rivoluzionaria. Non stancandosi di invitare tutti coloro, di ambo i sessi e di qualsiasi orientamento sessuale, che vogliono il socialismo di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, cioè le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta”. Quella stessa democrazia diretta sperimentata per la prima volta dall'eroica Comune di Parigi, che col suo esempio e sacrificio non cesserà mai di ispirare sempre nuove generazioni di rivoluzionari.
Viva la Comune di Parigi!
Gloria eterna ai martiri comunardi!
Che gli insegnamenti della Comune rivivano nella lotta contro il governo Draghi e il capitalismo e per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!


24 marzo 2021