Parere della Cellula “F. Engels” della Valdisieve in provincia di Firenze
Apprezziamo l'editoriale di Monica Martenghi sull'8 Marzo che ha rilanciato tematiche fondamentali per rafforzare una chiara coscienza di classe nelle masse femminili

 
L'Editoriale della compagna Monica Martenghi, responsabile della Commissione donne del CC del PMLI, sull'8 Marzo 2021, che apprezziamo e condividiamo, mette in luce molteplici aspetti in correlazione alla condizione femminile, alcuni dei quali dovuti al periodo che stiamo vivendo, altri che perdurano trascinando con sé gli aspetti mai risolti del passato.
Bisogna “premiare”, dare il giusto risalto alla memoria e alla storia di questa Giornata internazionale delle donne, che ha una chiara origine di classe, come indice di riflessione oggi per difendere, mantenere, rilanciare e rivendicare tutti i diritti e tutti gli interessi delle masse femminili.
È significativo l'invito rivolto a tutti i sindacati confederali di partecipare attivamente allo sciopero dell'8 Marzo indetto dal movimento Non Una Di Meno che oggi appare l'unico che propone una lettura anticapitalista alla questione femminile e all'8 Marzo. Sarebbe importante coinvolgere in una giornata di mobilitazione e di sciopero che metta al centro questa tematica, quantomeno i 5 milioni di lavoratrici e di lavoratori presenti a oggi in CGIL.
Molti aspetti dello sfruttamento lavorativo femminile in precedenza sono stati nascosti, mascherati e tutt'ora astutamente omessi, ma ad oggi le contraddizioni principali e le problematiche della divisione borghese e cattolica del lavoro sono diventate molto più critiche ed evidenti da numeri e statistiche.
L'Editoriale ci fornisce i dati necessari per cogliere queste evidenze, e per riflettere su quanto le crisi del sistema capitalistico ricadano in particolar modo sulle masse femminili. In questo periodo di pandemia le donne sono i soggetti maggiormente a rischio sui luoghi di lavoro. Inoltre sono anche le prime a perdere il posto; allarmanti e inaccettabili sono infatti i dati presentati che ci dimostrano come nel mese di dicembre il 98% dei licenziamenti totali deriva da posti di lavoro femminili.
In particolar modo in questa situazione, è indispensabile e quanto mai necessario dare solidarietà e rilanciare le istanze delle masse più deboli, soprattutto donne e giovani, perennemente e doppiamente sfruttate dalla borghesia. I numeri in Italia, semplicemente ridicoli, sull'occupazione lavorativa delle donne, sottolineano un altro aspetto imprescindibile dal lavoro subordinato, ossia la divisione lavorativa all'interno delle mura domestiche, compito che la borghesia, con l'aiuto della concezione familistica di stampo cattolico e clericale, ha etichettato come prettamente femminile. Divisione iniqua e ingiusta, che marginalizza la donna e che a causa della cultura dominante continua a caratterizzare gran parte delle famiglie “tradizionali” borghesi e non solo.
Questa schiavitù domestica, data dalla segregazione della donna all'interno delle mura di casa e relegata al lavoro domestico, riporta le sue conseguenze evidenziando in particolare la dipendenza economica dal marito e l'occuparsi per prime dei figli, quasi in via esclusiva. Per questi motivi il ''part-time involontario'', il lavoro a nero, stagionale e a giornata diventano spesso costrizioni per le necessità che si trovano a fronteggiare.
Ragion per cui, riprendendo il Programma d'azione del PMLI, bisogna stabilire l'obbligo per le aziende di assumerle regolarmente e a tempo indeterminato, senza stancarsi mai in qualsiasi occasione ve ne sia la possibilità, di condannare ogni forma di discriminazione per le donne nell'assunzione e nella riduzione di salario in confronto all'uomo.
È giusto riproporre anche il nostro pilastro della socializzazione del lavoro domestico, il quale libera la donna da una sua condizione di schiavitù in famiglia, e dalla concezione cattolica che il lavoro domestico sia compito “naturale” di quest'ultima in quanto tale. Infatti tutte le riforme borghesi hanno sempre considerato questa condizione, che noi definiamo invece “schiavitù”, come “normale”, e normale diventa conseguentemente lo stato di subalternità della donna.
È importante sottolineare anche, concordando con l'Editoriale, quanto la cultura borghese, la propaganda di quest'ultima e la violenza con cui si afferma e si diffonde in tutte le sue peculiarità, inclusa la violenza di genere, prendano parte come “sovrastruttura” di classe dominante a rafforzare il sistema economico capitalista basato sullo sfruttamento.
Concordiamo con quanto è argomentato nell'editoriale sul banchiere massone Mario Draghi, presidente del Consiglio, che considera primaria a parole la tanto da lui osannata “parità di genere”, ma che invece non solo è assente, bensì coi suoi atti promuove esattamente l'opposto, basti guardare la formazione del suo governo fino alla linea politica da lui sostenuta, dove della risoluzione delle problematiche basilari delle masse femminili non c'è traccia.
Infatti, la borghesia fa gli interessi della borghesia e lo dimostra il fatto che Draghi tratti esclusivamente i problemi “carrieristici borghesi” delle donne, parlando di pari opportunità ai vertici delle banche, delle grandi aziende e delle multinazionali, ma ignorando tutti i problemi delle masse popolari femminili e tutti i loro diritti, a partire da quelli sociali, che dovrebbero avere una valenza universale, ma che sono negati di fatto anche nel nostro Paese, l'Italia, pur sempre ottava economia mondiale per Pil.
L'appello per un fronte unito antidraghiano è giusto, ed è condivisa la scelta di una allargarlo quanto più possibile, in questo momento anche per noi ritenuta necessaria e indispensabile. Esprimiamo con questo parere innanzitutto la nostra solidarietà e il nostro appoggio verso le masse femminili che cercheremo di sostenere e di indirizzare al meglio nel nostro territorio; inoltre, anche il nostro apprezzamento verso l'Editoriale che ha rilanciato tematiche interessanti e fondamentali per rafforzare una chiara coscienza di classe e lotta di classe, capace di mantenere i diritti delle donne già conquistati, e di conquistarne altri.
La cura con la quale il Partito torna ogni anno a regalarci un Editoriale come questo è utile e indispensabile, poiché non si tratta di “ripetersi”, ma di aggiornare, cogliendo l'occasione della Giornata internazionale della donna, la nostra linea mantenendola fresca e attuale, ma soprattutto perché ci dona un esaustivo strumento di lotta al quale le nostre mani devono dare gambe.
Non esiste emancipazione della classe operaia e della società senza emancipazione della donna. I nostri territori non fanno eccezione.
Di questo grande lavoro, ringraziamo con un abbraccio rivoluzionario la compagna Martenghi e tutta la Commissione donne del Comitato centrale del Partito.
 
Cellula “F. Engels” della Valdisieve del PMLI
Pontassieve, 20 marzo 2021