‘Ndrangheta, 14 arresti
Le mani del clan Piromalli sull’Asp di Reggio Calabria

 
Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Martedì 23 marzo i carabinieri del Ros, supportati dai comandi provinciali di Catanzaro, Reggio Calabria e Bologna, nell’ambito dell’operazione denominata “Chirone”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone indagate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso. Sequestrati anche beni mobili, immobili e rapporti bancari per un ammontare complessivo di circa 8 milioni di euro.
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto Giulia Pantano, hanno documentato il controllo dell’Asp reggina da parte della potente cosca Piromalli tramite la famiglia Tripodi di Gioia Tauro.
In particolare è emerso, come i medici, fratelli, Giusseppantonio e Michele Francesco Tripodi (entrambi deceduti nel 2018), e il figlio Fabiano Tripodi, quest’ultimo figura di riferimento degli assetti societari della Minerva Srl, Mct Distribution & Service e Lewis Medica srl, grazie agli incarichi ricoperti nel comparto sanitario regionale, avevano compromesso il sistema gestionale dell’Asp nominando direttore del distretto tirrenico, Salvatore Barillaro, uomo chiave per le forniture dei dispositivi medicali e i trasferimenti del personale, finito ai domiciliari per concorso esterno di tipo mafioso.
Le aziende private riconducibili al sodalizio mafioso operanti nel settore sanitario, riuscivano a ottenere lauti guadagni aggiudicandosi gli appalti, sia attraverso l’affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema corruttivo del personale medico e paramedico incaricato a eseguire le richieste di approvvigionamento con regalie su commesse garantite alle ditte che andavano dal 2,5 a 5%.
Secondo il procuratore capo Giovanni Bombardieri “le forniture riguardavano non solo l'ospedale di Gioia Tauro, ma anche Polistena, Melito Porto Salvo, Reggio Calabria e Locri”. Inoltre, “tutti a Gioia sapevano che i Tripodi fossero non solo entranei alla cosca ma anche punti di riferimento per contattare i Piromalli. Chi era predisposto agli acquisti veniva avvicinato da membri della società Mct Distribution con regali o somme di denaro. Ci sarebbe anche un libro per la contabilità, dove sarebbe stato scritto chi e quanto è stato pagato da Mct Distribution”.
Arrestato anche il ginecologo (ex DC) Antonino Coco che alle elezioni regionali del 2020 si era presentato con la “Lega Salvini Calabria”, accusato di essersi rivolto al clan Alvaro di Sinopoli per sostenere la candidatura del sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo (FdI), attualmente imputato nel processo Eyphemos.
Per l’ennesima volta siamo di fronte a un’inchiesta che conferma non solo lo strapotere economico della ‘ndrangheta in Calabria, attraverso la gestione del settore sanitario dove confluisce un bacino d’affari di 3,5 miliardi di euro l’anno, ma anche l’inutilità dei continui commissariamenti decretati negli anni dai governi di “centro-destra” e “centro-sinistra” al servizio del regime capitalista e neofascista, i principali responsabili della distruzione del SSN e dell’infiltrazione mafiosa.
Non c’è da stupirsi se la campagna vaccinale anti-Covid, in preda al caos e alla disorganizzazione, continua a registrare notevoli ritardi proprio a discapito della salute dell’intera popolazione, costretta a subirne le conseguenze.
Per questo motivo è necessario che i lavoratori, gli studenti, gli infermieri, gli specializzandi, i ricercatori, i tecnici, gli operatori socio-sanitari, i medici più progressisti e gli altri lavoratori della sanità costituiscano un unico fronte di lotta con le masse popolari rivendicando una sanità pubblica universale, laica e gratuita, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e sia finanziata tramite la fiscalità generale. Battersi affinché tutte le strutture private vengano riconvertite in strutture pubbliche, comprese le farmacie e le industrie farmaceutiche che devono essere accorpate e nazionalizzate senza perdita dei posti di lavoro. È altresì necessario, per evitare l’infiltrazione mafiosa, che i finanziamenti destinati alla sanità pubblica vadano a confluire in un apposito fondo nazionale gestito dalle masse popolari attraverso gli strumenti della democrazia diretta.

31 marzo 2021