Su iniziativa del Centro sociale Officina Rebelde
In piazza a Catania contro “la violenza istituzionale” sulle donne
Applaudito intervento di Schembri a nome del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
Nel pomeriggio di sabato 27 marzo a Catania nella centrale Piazza Stesicoro si e svolto un presidio/assemblea indetto dal Centro sociale Officina Rebelde su "La violenza istituzionale contro le donne". Un tema di estrema attualità nell'era del Covid-19 dove le donne stanno subendo sulla loro pelle gli effetti devastanti dell'emergenza pandemica sul Servizio sanitario nazionale (SSN) impreparato e inefficiente a causa delle politiche liberiste dei governi di “centro-destra” e di “centro-sinistra" e della crisi economica globale del capitalismo che scarica i suoi effetti sulle fasce sociali più deboli della popolazione e soprattutto le donne.
Il Centro sociale Officina Rebelde ha chiamato alla mobilitazione stilando un volantino/documento in cui si legge fra l’altro. "I diritti, la sicurezza e la libertà delle donne non sono garantite né scontati ma costantemente minacciati e lesi”… “Il numero dei femminicidi dall'inizio del 2021 tocca già quota 14, donne uccise da chi diceva di amarle. Una tragica lista che allunga gli sconcertanti numeri degli anni scorsi: 74 nel 2020 e 71 nel 2019. I dati del ministro degli Interni e dei centri antiviolenza sono chiari: il governo invita a rimanere a casa, chiede di limitare drasticamente i rapporti sociali e impone il coprifuoco, costringendo di fatto tutte e tutti a vivere rinchiusi, ma le pareti domestiche sono luoghi non sicuri per le donne, qui aumentino aggressioni (anche mortali) violenze e abusi. Impennano anche sfruttamento e precarietà: le donne, già meno occupate e meno retribuite degli uomini, più facilmente perdono il lavoro o lo lasciano, perché costrette a scegliere tra vita professionale e cura della famiglia; il lavoro di cura continuo, impegnativo, faticoso e non retribuito pesa quasi interamente sulle donne a cui lo Stato delega ogni fragilità. Lo stesso Stato però che a conti fatti garantisce gli obiettori privando le donne del diritto di aborto, riduce i fondi dei centri antiviolenza, non garentisce protezione a chi è vittima di abusi".
Molte le organizzazioni e le associazioni che hanno risposto all'appello a scendere in piazza, tra cui il PMLI con la Cellula “Stalin” della provincia di Catania. Erano presenti PCL, PCI, FGC, La ragna-tela, Si cobas e tante altre realtà.
Il PMLI è stato presente con spirito unitario e militante piazzando in bella vista alcuni suoi manifesti, quello dell'8 Marzo, quello contro il governo Draghi e quello con la parola d'ordine “Il lavoro prima di tutto”. Diffusi i volantini con l'Editoriale della compagna Monica Martenghi per l'8 Marzo. Tanti gli scambi di opinioni sui temi portati all'ordine del giorno da questa giornata di lotta e di unità.
Nell’assemblea di piazza molte le ragazze che hanno preso la parola denunciando il loro disagio in un sistema capitalista patriarcale maschilista.
Il compagno Sesto Schembri ha preso la parola a nome della Cellula locale del PMLI denunciando fra l’altro: “Le masse femminili sono state le principali vittime della pandemia, quelle che hanno dovuto sopportare il maggior peso economico familiare e sanitario. Il nostro pensiero va innanzitutto alle donne che sono morte contagiate ricoverate o che comunque hanno sofferto per la morte e la malattia di padri, fratelli, partner e figli. Va a quelle lavoratrici che sono state contagiate sul luogo di lavoro che secondo l'Inail rappresentano il 69,6% di tutti i lavoratori contagiati. A quelle donne che sono state in prima linea e lo sono tutt'ora a combattere il virus negli ospedali e nelle RSA come medici, infermiere, addette ai servizi, nelle farmacie e nei servizi di assistenza e di volontariato. Senza contare le lavoratrici del commercio dei supermercati, delle pulizie che hanno raddoppiato il loro impegno e il loro orario per garantire l'igiene la sicurezza e tutto l'essenziale al nostro popolo. La crisi sanitaria e economica ha avuto effetti assai maggiori sull'occupazione e le prospettive di impiego delle lavoratrici. Su 444 mila posti di lavoro bruciati nel 2020, 312 mila sono posti di lavoro femminile. Solo nel mese di dicembre sono stati persi 99 mila posti di lavoro femminile a fronte dei 101 mila complessivi, pari al 98%. Le donne sono la minoranza degli occupati. Il tasso d'occupazione femminile e tra i peggiori in Europa, sotto il 50% (75,1% quello degli uomini)”.
Schembri ha terminato con un appello a liberarci dal capitalismo e dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per il socialismo e quindi per il bene di tutti. L'intervento del compagno, così come tutti gli altri, sono stati applauditi dai manifestanti.
L’emittente locale “Prima TV” ha mandato in onda un servizio sulla manifestazione.

31 marzo 2021