Puglia
Ingiuste condanne degli attivisti oppositori del gasdotto Tap

 
Si è concluso il processo per tre procedimenti relativi ai disordini compiuti tra il 2017 e il 2019 in occasione dell'avvio dei lavori per la realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno, nel Salento. In tutto sono state comminate sessantasette condanne a pene comprese tra i 6 mesi e i 3 anni 2 mesi e 15 giorni di reclusione, che hanno colpito quasi esclusivamente attivisti del movimento No TAP locali, ed anche altri che arrivarono in Salento da ogni parte d'Italia per appoggiare la protesta.
Le accuse, contestate a vario titolo, sono di violenza privata, interruzione pubblico servizio, accensione pericolosa di ordigni, deturpamento, danneggiamento, manifestazione non autorizzata, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, violazione del divieto di ritornare a Melendugno.
La condanna alla pena più alta è stata inflitta a Giacomo Montefusco, ritenuto uno dei capi della “sommossa”, come viene definita negli atti. 25 imputati sono invece stati assolti poiché non si è potuti arrivare da foto e video a una loro identificazione certa.
La mannaia dell'ordine borghese si è quindi abbattuta in Puglia nella stessa misura usata anche per altre vertenze nelle quali le popolazioni locali si ribellano e lottano con tutte le loro forze per bloccare progetti speculativi, inutili e dannosi per l'ambiente, come ad esempio la lotta contro il TAV in Valsusa oggetto anch'essa in questi giorni di altri provvedimenti cautelari di loro attivisti.
Ma ciò non basta, poiché la società TAP (Trans Adriatic Pipeline) si è costituita parte civile in due dei tre procedimenti e sarà risarcita in sede civile.
Nello specifico il primo filone ha riguardato la violazione della zona rossa attorno al cantiere in costruzione durante la manifestazione del 9 dicembre del 2017.
Il secondo le proteste dell’8 dicembre del 2018, con danneggiamenti delle recinzioni metalliche del cantiere fissate sui new jersey, i gesti offensivi alle forze dell’ordine, ed alcune scritte fra le quali “Tap politica massoneria stessa porcheria”, ed infine l’accensione non autorizzata di fumogeni.
Il terzo filone è quello più significativo perché si è occupato di 78 episodi rilevati in 15 manifestazioni anch'esse non autorizzate, su tutte per importanza la manifestazione del 18 gennaio 2018 a San Basilio quando un picchetto tentò di bloccare l’ingresso agli operai nel cantiere grazie al muro di pietre messe al centro della strada e al danneggiamento di alcuni mezzi di lavoro.
È significativo però che all'interno del terzo filone vi abbia trovato posto anche la contestazione del 15 febbraio del 2018 alla campagna elettorale che l'aspirante Duce d'Italia Matteo Salvini stava svolgendo provocatoriamente a Martano, presso l'oleificio Alea.
Gli avvocati degli imputati hanno preannunciato il ricorso in appello ed hanno affermato che “Le sentenze sono andate molto al di là delle richieste del pubblico ministero”, ed hanno contestato i tempi brevi (15 giorni), per scrivere le sentenze in processi con 26, 45 e 55 imputati, discutendoli solo pochi giorni prima. Significativa l'affermazione dell'avvocato difensore Francesco Calabro che ha affermato “Il sospetto che la discussione si stata inutile è motivato”.
Al di fuori dell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola nella quale si è tenuto il processo, erano presenti tante persone a contestare che tenevano uno striscione con su scritto “Non si processa chi difende la Terra”; anche all'interno dell'aula alla lettura della sentenza, tante grida di protesta sono state sollevate sia da alcuni imputati condannati, sia dagli attivisti presenti.
“Tutto questo – si legge nel comunicato facebook dei No TAP - sembra un accanimento contro il diritto al legittimo dissenso nei confronti di un’opera inutile, dannosa e imposta, presentata come strategica, che invece di strategico ha solo il raschiare il barile dei fondi europei. È un’opera climalterante che va contro ogni sana logica di cambiamento, lontana anni luce da quella transizione energetica di cui in nostri politici si vantano tanto. Pare sempre più evidente che questo accanimento è rivolto a chi protesta contro quel sistema in cui il TAP è inserito, un sistema di sviluppo che strizza l’occhio al potere economico, abbandonando intere popolazioni alla propria sorte. Un sistema che alletta con le sue sirene ma che lascia intorno a sé distruzione, povertà e un sempre maggiore divario tra classi sociali.”.
Insomma, cambiano i governi, ma la repressioni a chi contesta le scelte antipopolari che demoliscono il territorio facendo fare utili da capogiro alle multinazionali di turno, non si fermano.
Sia per i No TAP, che hanno dimostrato grande combattività, così come per tutte le altre battaglie aperte nel nostro territorio che vedono protagoniste le masse locali che si oppongono alla deturpazione ambientale ed a progetti inutili e dannosi, l'unica soluzione per vincere la propria battaglia è moltiplicare le forze, allargare il fronte unito e dar filo da torcere in ogni modo al governo del banchiere massone Mario Draghi che, come e più dei precedenti, è al servizio delle multinazionali.
Noi continuiamo ad appoggiare la lotta dei No TAP, e applaudiamo alla volontà di continuare questa battaglia, che risalta con forza nell'ultima frase del loro stesso comunicato: “Nonostante tutto ci troverete ancora qui: noi l’effetto voi la causa del nostro malcontento.”.

31 marzo 2021