Condannati 13 NoTav per resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata
Si vuol stroncare il movimento contro la devastazione ambientale della ValSusa

Alla fine, a quasi due anni dall'avvio dell'indagine sul Primo Maggio del 2019, la polizia ha eseguito tredici misure cautelari nei confronti di attivisti No TAV e di giovani impegnati nelle lotte sociali nel torinese.
Come sottolineato nel comunicato stampa del movimento, “è in corso una vera e propria caccia alle idee di chi non è allineato con il dettato dominante”, con il fine ultimo e esclusivo di punire chi ha partecipato allo spezzone sociale del 2019, dando l'ennesimo monito agli attivisti che oggi si battono contro l'alta velocità in Valsusa, ma anche a tutti gli altri attivi in tutta Italia nelle numerose battaglie contro le grandi opere inutili e dannose e per la tutela dell'ambiente.
Una “vendetta dello Stato per quella giornata di lotta”, che colpisce in maniera selettiva, coinvolgendo attivisti noti per la loro “generosità” e partecipazione alle lotte. Concordiamo sul fatto che l’obiettivo di questura e procura sia quello “di offrire alla stampa dei ritratti deformati di chi si spende per contrapporsi alla barbarie istituzionale, alla devastazione e allo sfruttamento.”.
Ad esempio, ancora una volta nel mirino degli inquirenti è finita Dana Lauriola – alla quale al pari degli altri condannati va tutta la nostra solidarietà militante -, già in carcere da mesi per aver parlato ad un megafono, e ora nuovamente accusata per aver raccontato dal microfono del furgone dello spezzone sociale quanto stava accadendo in piazza con i manifestanti che si stavano difendendo dalle cariche poliziesche, e di aver ricordato ai partiti e ai sindacati le loro responsabilità. Una intollerabile persecuzione e caccia alle streghe per reati d'opinione.
 

I fatti del Primo Maggio 2019
Vale la pena ricordare che nel Primo Maggio del 2019 il TAV era un tema centrale del dibattito politico poiché, nell’autunno precedente, i favorevoli all'opera avevano imbastito lo squallido teatrino delle cosiddette “Madamine”, al fine di mostrare all'Italia intera grazie al pressante rilancio mediatico di regime, un’inesistente base sociale favorevole all’opera.
Una retorica che vedeva tra i suoi promotori il PD e i sindacati confederali nella loro interezza, insieme alle destre e a Confindustria – ai quali si conformavano le prime opinioni possibiliste anche dei una parte del Movimento 5 Stelle –, e che rilanciava come il TAV avrebbe portato lavoro e progresso.
Una propaganda falsa e ingannatrice, dunque, che il movimento respinse con una grande manifestazione il successivo 8 dicembre a Torino, alla quale parteciparono decine di migliaia di persone, uniti nell'evidenziare che esistono lavori degni che si prendono cura del territorio, della salute collettiva, di ciò che è utile, bello e giusto, mentre ci sono lavori che devastano, inquinano, sfruttano e riproducono la violenza dell’uomo sull’uomo e sulla natura, come appunto il TAV.
“Quel Primo Maggio del 2019 voleva essere usato dal sistema SI TAV come palcoscenico per la propaganda della grande opera, con tanto di madamine, esponenti di fratelli d’Italia e berlusconiani di ferro scesi in piazza in quella data forse per la prima volta in vita loro”, continua il comunicato dei No TAV, “ma non avevano fatto i conti con la valle che resiste e con le centinaia e centinaia di lavoratori e lavoratrici precari, studenti, riders e facchini della logistica che ogni anno si ritrovano in piazza all’interno dello spezzone sociale per portare avanti lo spirito originario di lotta del Primo Maggio”.
Insomma, una lampante contrapposizione di classe con da un lato le consorterie di speculatori, imprenditori e lobby, con i loro partiti politici di riferimento e i sindacati confederali in supporto, dall’altra “la Torino di chi lotta per sopravvivere, quella del sudore, delle pedalate in bicicletta per consegnare la cena, degli scarponi allacciati sui sentieri, dei giovani che si oppongono al cambiamento climatico e pretendono un futuro migliore.”.
Già dai giorni prima della manifestazione, data la probabile grande partecipazione dello “spezzone sociale”, la Questura e gli organizzatori furono concordi nel tentativo di relegare le voci di dissenso lontane dai responsabili delle politiche sociali, ambientali e sindacali “che hanno falcidiato territori e generazioni di giovani e meno giovani del nostro paese”; la polizia infatti più volte tentò di bloccare lo spezzone e di provocarne il ridimensionamento con tre violente cariche, che però non riuscirono a fermare il corteo che, con la lotta di piazza di massa, riuscì a raggiungere piazza San Carlo e a portare sul palco la voce delle masse torinesi in lotta per il territorio e per l'ambiente, rivendicazioni inserite in una piattaforma che nel tempo sta divenendo sempre più ampia di questioni sociali molto importanti.
 

La stella polare della lotta all'Alta Velocità
Siamo certi che le 13 nuove condanne non fermeranno il movimento, perché esso è forte, radicato e coraggioso, e si è irrobustito nella lotta di piazza, attraverso tutti gli strumenti e le modalità possibili.
Per questo, secondo noi, è questa la lotta “modello” alla quale devono ispirarsi le masse che combattono nelle varie istanze; l'unico auspicio che abbiamo, è che al centro di tutto vi sia sempre ciò che unisce – e quindi l'obiettivo principale per il quale questa lotta ha avuto inizio qual è lo scongiurare l'apertura del tunnel TAV e tutto ciò che ne consegue – accantonando momentaneamente tutto ciò che divide, a partire dalle varie sfumature su problemi e questioni pur sempre connesse alla questione ambientale, del territorio e del lavoro.
Temi molto importanti che potranno essere trattati e discussi anche animatamente dopo aver vinto la battaglia in corso che rappresenta in maniera evidente la contraddizione principale per quel territorio, e che condizionerà definitivamente anche tutto il resto. Altrimenti si rischia di frazionare la lotta, renderla meno omogenea, quindi meno forte, e di conseguenza meno incisiva.
Con questo spirito e con questa condotta il Movimento No TAV non si lascerà intimidire e frenare dalla repressione poliziesca e giudiziaria e saprà rimanere forte e unito, aperto all'ingresso di tanti altri giovani, linfa vitale per ogni lotta di lungo respiro come questa. Lunga vita al Movimento No TAV!

31 marzo 2021