Arrestata spia della Russia
Il capitano Biot passava a Mosca segreti della Nato in cambio di soldi
Espulsi due funzionari dell'ambasciata russa

Walter Biot, un capitano di fregata della marina militare in forza all'Ufficio di politica militare e pianificazione dello Stato maggiore della Difesa, è stato arrestato in flagrante dai carabinieri del Ros il 30 marzo scorso a Roma nella zona dell'Eur, mentre passava informazioni registrate su una memoria micro sd in cambio di 5.000 euro a Dimitry Ostroukhov, un addetto militare dell'ambasciata russa facente parte del Gru, il servizio segreto militare all'estero della Federazione russa.
Biot, 56 anni, che ha alle spalle una lunga carriera sulle unità della marina militare, prima di approdare nel 2010 al ministero della Difesa come addetto alla sezione internazionale della Pubblica informazione e successivamente agli uffici del 3° reparto dello Stato maggiore, con accesso a dossier classificati che riguardano comandi Nato e ambasciate straniere, è finito in carcere con l'accusa di spionaggio e rivelazione di segreto. Da una prima verifica sarebbero emersi almeno 181 documenti classificati che il capitano avrebbe fotografato con uno smartphone dal terminale del suo ufficio e passato ai russi, tra cui 9 classificati come “segretissimi” e 47 come “Nato secret”, un livello di segretezza considerato molto alto.
Il funzionario russo è stato immediatamente espulso e rimpatriato a Mosca insieme al suo diretto superiore, Aleksey Nemudrov, considerato il reclutatore di Biot. L'espulsione è stata notificata all'ambasciatore della Federazione russa a Roma, Serghey Razov, convocato alla Farnesina su istruzioni del ministro degli Esteri Di Maio. Il quale nel dare la notizia con un post su Facebook ha parlato di una “vicenda gravissima”, di un “atto ostile” per il quale “ci saranno conseguenze”. “Non è accettabile che si venga a pagare un nostro funzionario per avere informazioni Nato”, ha sottolineato con indignazione Di Maio. Anche se poi, mostrando di non voler andare alle estreme conseguenze, ha aggiunto: “Ma devo dire anche che con gli attori internazionali serve un canale di comunicazione per non favorire un'escalation che non vuole nessuno”.
Da parte sua l'ambasciatore russo ha espresso “rammarico” per la decisione della Farnesina e l'auspicio che quanto accaduto “non si rifletta sui rapporti italo-russi”. Il portavoce di Putin, Dimitry Peskov, si è limitato a dichiarare che il Cremlino non aveva a disposizione “informazioni su ragioni e circostanze” dell'incidente, mentre il ministero degli Esteri russo ha protestato contro l'espulsione dei suoi funzionari con la formula che essa “non è conforme a livello delle relazioni bilaterali”.
 

Le amicizie di Nemudrov in Italia
L'ufficiale italiano incriminato per spionaggio si difende sostenendo che i documenti trasmessi ai russi sarebbero di scarsa importanza e di aver agito in stato di necessità a causa della grave situazione familiare, con una moglie rimasta senza lavoro a causa della pandemia e quattro figli da mantenere, di cui uno disabile. Biot sarebbe stato reclutato da Nemudrov, anch'egli ufficiale di marina, quando costui ha avuto accesso agli uffici dello Stato maggiore nel quadro degli scambi di visite tra addetti militari delle ambasciate dei due Paesi.
Nemudrov conosceva a fondo l'Italia e padroneggiava molto bene l'italiano per aver lavorato nel nostro Paese dal 2003 al 2005 come addetto di marina dell'ambasciata e dal 2017 fino all'attuale espulsione come addetto militare, dopo una parentesi di servizio in Danimarca. Nel corso di questi anni si era fatto molte amicizie, in particolare tra gli imprenditori del Nord, gravitanti attorno alla Lega e all'Associazione Lombardia-Russia di Gianluca Savoini, che si rivolgevano a lui per facilitare le relazioni d'affari con il suo Paese.
Risultano diversi contatti tra Nemudrov e l'entourage di Savoini, protagonista insieme a Salvini dello scandalo del Metropol e dei finanziamenti occulti russi alla Lega tramite il commercio clandestino di petrolio. Fu lui ad organizzare la logistica della task force anti-Covid di 132 militari, tra cui medici e operatori sanitari, inviata da Putin in Italia e impiegata in Lombardia per sanificare gli ospedali, strettamente sorvegliata dai servizi segreti italiani. Nel 2018 partecipò alle celebrazioni del 110° anniversario del terremoto di Messina insieme a Vladimir Yakunin, ex generale del Kgb e finanziatore e motore del WCF, il reazionario forum mondiale della famiglia che organizzò nel 2019 un convegno a Verona a cui partecipò l'allora ministro leghista Lorenzo Fontana. Yakunin è legato all'oligarca petrolifero Kostantin Malofeev, legato a sua volta a Salvini e Savoini nello scandalo del Metropol.
I rapporti tra Biot e i russi erano noti già da diversi mesi ai servizi segreti interni dell'Aisi, che sorvegliavano strettamente l'ufficiale italiano con telecamere installate nel suo ufficio e microspie piazzate nella sua auto. Ogni mese, nello stesso giorno e alla stessa ora, ignaro di essere costantemente seguito, Biot si incontrava con il suo contatto in un parcheggio della borgata Spinaceto, nella periferia ovest di Roma, dove avveniva lo scambio tra la micro sd contenente i documenti fotografati, nascosta in una scatola di medicinali, e il denaro nascosto in una scatola identica.
 

Un segnale politico-propagandistico
Fin qui la cronaca della vicenda. Viene però naturale chiedersi perché, nonostante l'ufficiale fosse sorvegliato e filmato da mesi (probabilmente da un anno, da quattro mesi sicuramente, scrive Carlo Bonini de La Repubblica , giornalista molto ben introdotto negli ambienti dei servizi segreti), egli non sia stato arrestato prima. E soprattutto perché alla vicenda si sia data tutta questa pubblicità, dal momento che normalmente quando vengono scoperte delle spie i governi hanno tutto l'interesse a non fare troppo clamore e ad operare invece dietro le quinte, per non rivelare i punti deboli della propria intelligence e per non esporre le proprie reti di spie a inevitabili ritorsioni.
In questo caso si è scelto invece di aspettare diversi mesi per far cessare l'operazione di spionaggio, cioè fino ad oggi, e di dare ad essa la massima pubblicità possibile, con tanto di proteste ufficiali ed espulsione di diplomatici, come per voler lanciare un messaggio politico preciso in un momento politico specifico. Quale? L'ipotesi più verosimile è che sia stato scelto proprio questo momento per far scoppiare il caso perché c'era bisogno di marcare il cambio di passo, anche in politica estera, dal governo Conte al governo di unità nazionale guidato dal banchiere massone Draghi. Il quale non a caso ha esordito rimarcando solennemente in parlamento che il suo governo nasceva “nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore dell'unione europea e come protagonista dell'Alleanza atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”.
Si è voluto in altre parole lanciare un segnale alla nuova amministrazione Biden che l'Italia è strettamente al suo fianco e degli Usa nella sua nuova politica aggressiva di rafforzamento della Nato e di isolamento della Russia e della Cina, rompendo di netto con la stagione dei due precedenti governi caratterizzati dal rapporto privilegiato di Conte con Trump, dai rapporti equivoci di Salvini con Putin e dalle aperture dell'Italia alla penetrazione cinese firmando per prima l'accordo sulla nuova Via della seta. Beninteso, ciò più sul piano politico-propagandistico che agli effetti pratici, dato che nemmeno Draghi intende interrompere del tutto i canali di comunicazione con la Russia e pregiudicare irreversibilmente gli ingenti rapporti d'affari con quel Paese.
 

Le trombe atlantiste de La Repubblica e lo Sputnik V
Commentando le dichiarazioni del ministro della Difesa Guerini sulla vicenda spionistica, che aveva parlato di “ferita di infedeltà”, che però conferma anche “l'efficienza dei nostri apparati”, Francesco Verderami osservava infatti sul Corriere della Sera del 2 aprile: “Non è un caso che a Mosca siano rimasti colpiti — più che dall’espulsione dei due funzionari russi di stanza all’ambasciata a Roma — dalla 'pubblicità' data dall’Italia all’evento. D’altronde il nuovo esecutivo retto da Mario Draghi ha ottenuto la fiducia evidenziando il suo profilo 'europeista e atlantista'”.
Il valore politico-propagandistico dell'operazione di Spinaceto è confermato anche dal grande risalto che le ha dato La Repubblica della famiglia Agnelli-Elkann diretta dal filoatlantista e filosionista Molinari, che con quella notizia ci ha riempito pagine e pagine per alcuni giorni: con titoli ad effetto come “Capitale delle trame Adesso tutte le spie portano a Roma”, “Spiati da 80 agenti russi”, “Dall’F-35 alla portaerei la lista degli obiettivi degli 007 russi in Italia”; con un editoriale congiunto del segretario di Stato americano Blinken e del ministro Di Maio, in cui i due ministri degli Esteri ribadiscono i legami Italia-Usa, con la “stabilità nel Mediterraneo allargato, che si estende dall'Afghanistan al Sahel” come “obiettivo prioritario della nostra cooperazione”, insieme alla “lotta al terrorismo attraverso la Coalizione globale anti-Isis”; con un'intervista allo scrittore ed ex spia dell'MI6 britannico, Frederick Forsyth, secondo il quale con Putin al Cremlino le guerre di spie “sono diventate perfino più aggressive di quanto fossero durante la guerra fredda”; con un'intervista dell'amerikano Federico Rampini all'ex sottosegretario alla Difesa e consigliere di geopolitica dell'amministrazione Usa, Lawrence Korb, che esalta l'Italia “pilastro della Nato” e la Nato “garante di stabilità in tutto l'emisfero occidentale, come dimostrano anche questi fatti”, e così via.
Un altro possibile bersaglio di questa operazione è il vaccino anti-Covid russo Sputnik V, che sempre più insistentemente veniva invocato per supplire alle clamorose inadempienze contrattuali nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche americane e della inglese Astra Zeneca, specie di fronte al rifiuto di Biden di aiutare l'Europa in difficoltà con la campagna vaccinale finché non avrà finito di vaccinare prima gli americani. Bisognava oscurare questo rifiuto e impedire che rinfocolasse le richieste di approvazione del vaccino russo, che né Draghi né i vertici della Ue vorrebbero autorizzare, stante il veto posto da Biden su quelli che considera strumenti della penetrazione russa in Europa, come il gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia alla Germania e lo stesso Sputnik V. Difatti di quest'ultimo e di un possibile accordo italo-russo per produrlo in Italia, che sembrava realizzabile, ora non si sente quasi più parlare.
Resta il fatto che questa vicenda conferma lo scontro sempre aspro tra le superpotenze che ha come terreno il nostro territorio e il Mediterraneo, come ha dichiarato in un'intervista al Giornale Marco Minniti, recentissimamente dimissionario dal parlamento per andare a presiedere la fondazione Med-Or di Leonardo (ex Finmeccanica): ““Episodi come questi sono sempre parte di un’operazione molto più vasta di cui è difficile stabilire l’ampiezza. Sia perché dimostrano come l’Italia sia fisicamente immersa in un Mediterraneo trasformato in uno scenario geopolitico dove si gioca non solo la sicurezza dei paesi che vi si affacciano, ma dall'intero pianeta”. “La posizione statunitense è assai meno estranea alla questione mediterranea - ha aggiunto Minniti- e non più disposta a ignorare la presenza russa nelle basi in Cirenaica”.
 

7 aprile 2021