Inchiesta dell'antimafia
Soldi ai clan in cambio di voti a FdI della Meloni
Esponenti di FdI in provincia di Latina hanno pagato alla malavita decine di migliaia di euro in cambio di protezione e voti

 
Già il 7 gennaio dello scorso anno, durante un'udienza del processo di Latina contro il clan malavitoso Di Silvio, il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, già affiliato allo stesso gruppo criminale e ancora prima al clan Travali, aveva affermato in qualità di testimone che gli attuali parlamentari di FdI Fabio Rampelli e Nicola Calandrini avevano avuto, insieme ad altri esponenti minori dello stesso partito, numerosi contatti con il sodalizio malavitoso a partire dal 2013 al fine di ottenere protezione, visibilità e voti.
Ora davanti ai magistrati romani della Direzione Distrettuale Antimafia, che stanno indagando sui rapporti tra clan malavitosi romani e mondo della politica, lo stesso Riccardo ha affermato che fu la stessa Giorgia Meloni, in prima persona, a tenere lo stesso tipo di rapporti.
Il pentito ha fatto verbalizzare che Fratelli d’Italia fece avere nel mese di maggio del 2013 al clan nomade Travali 35mila euro per comprare voti e attaccare manifesti a favore di Pasquale Maietta, deputato di FdI dal 2013 al 2018: “Maietta ha detto alla Meloni – ha affermato ai magistrati il collaboratore di giustizia - che c’era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale e la Meloni ha risposto: ‘Dì a questi ragazzi che ne parlino con il mio segretario' ”, chiarendo poi che i “ragazzi ” ai quali si riferiva facevano parte di un clan di Latina che la stessa Direzione Distrettuale Antimafia di Roma considera a tutti gli effetti un'organizzazione di stampo mafioso.
Maietta – ha precisato Agostino Riccardo ai magistrati antimafia – ci presentò nel 2013 Giorgia Meloni. Era presente anche il suo autista. Parlavamo della campagna elettorale e Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle campagne precedenti per le affissioni e per procurare voti ”.
Fu Maietta – stando al racconto del collaboratore di giustizia - a dire alla Meloni che i ragazzi del clan dovevano essere pagati, e quest'ultima, stando al racconto del collaboratore di giustizia, rispose di parlarne con il suo segretario: “il segretario in disparte – ha evidenziato il pentito – e solo io e il mio gruppo presenti, ci ha detto: 'Senza che usiamo i telefoni diamoci un appuntamento presso il Caffè Shangrila a Roma' ”, e lo stesso collaboratore ha chiarito che al bar ci fu un accordo in base al quale, in una successiva occasione, il segretario della Meloni, agendo su precise disposizioni di quest'ultima, avrebbe effettivamente consegnato all’interno di una busta di pane 35mila euro in contanti al gruppo malavitoso.

7 aprile 2021