Celebrando il 160° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e gli Stati Uniti
Blinken e Di Maio: “L'obiettivo prioritario è la stabilità del mediterraneo allargato, che si estende dall'Afghanistan al Sahel”
I due ministri degli esteri riconfermano “la lotta al terrorismo attraverso la Coalizione Globale anti-Isis”

 
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio oramai è di casa a Washington dove sbarcava già nel novembre 2017 nel suo primo viaggio da capo politico e candidato premier del M5S, come teneva allora a sottolineare, per garantire che in caso di vittoria avrebbe confermato che l'imperialismo italiano sarebbe stato fedele a quello Usa guidato da Trump e che avrebbe chiesto l'investitura di per essere il primo interlocutore nel Mediterraneo. Passava con ruoli diversi dai due governi Conte e infine a quello di Draghi ma lo ritroviamo il 12 aprile scorso di nuovo a Washington a sottolineare che è il primo ministro degli Esteri in visita ufficiale alla Casa Bianca sotto la nuova amministrazione di Joe Biden. Che non ha dubbi sulla fedeltà atlantica del governo Draghi e quindi al centro dei colloqui del ministro italiano col segretario di Stato americano Antony Blinken ci sono state varie questioni dalla Libia anzitutto, alla pandemia, dall'Afghanistan alla crisi climatica, quei dossier condivisi, metteva in evidenza l'interlocutore americano, dove "la voce e la leadership dell'Italia sono cruciali". Un elogio in linea con le celebrazioni dei 160 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti che hanno creato l'occasione del vertice.
Un incontro con al primo posto la crisi libica, la cui importanza per l'imperialismo italiano è confermata dalla missione di Draghi a Tripoli. Conte da Trump aveva avuto l'investitura a occuparsene ma poco o nessun appoggio, con l'amministrazione Biden "si prefigura una più forte collaborazione tra Italia e Stati Uniti", sosteneva Di Maio che intascava da Blinken l'impegno per un "maggior coinvolgimento degli Usa nel dossier libico”, un appoggio necessario per avere le spalle coperte di fronte all'intervento di potenze imperialiste concorrenti del peso di Turchia e Russia. L'imperialismo americano è invece impegnato in prima persona nello scontro col nuovo zar Putin e dall'alleato italiano ha chiesto e ottenuto sostegno nel G7 e in sede Nato per riaccendere la pericolosa guerra in Ucraina.
L'intesa tra i due paesi imperialisti è piena soprattutto per l'intervento in alcune zone di crisi nel mondo, come avevano già messo nero su bianco Blinken e Di Maio in una lettera a doppia firma inviata al "caro direttore" di Repubblica e pubblicata il 2 aprile, a partire dall'area del Mediterraneo che diventa un Mediterraneo allargato, esteso dall’Afghanistan al Sahel, con un riferimento in particolare alla Libia e alla collaudata cooperazione militare nell'occupazione dell'Afghanistan. Senza dimenticare l'Iraq dove i due ministri degli esteri riconfermavano “la lotta al terrorismo attraverso la Coalizione Globale anti-Isis”. Questi gli scenari principali della collaborazione imperialista Usa-Italia, ce ne sono altri messi in evidenza, le crisi in Yemen, Siria, Iran, Myanmar, nel Sahel e nel Corno d’Africa.
Con il governo del massone Draghi l'interventismo imperialista italiano si allarga sempre di più riservando al nostro popolo nuove guerre e nuovo sangue invece di garantirgli lavoro e salute fronteggiando adeguatamente la pandemia e la crisi economica.

14 aprile 2021