Taranto
Licenziato un operaio ex Ilva e sospeso un altro per post su fiction
Arcelor Mittal li accusa di aver denigrato la gestione dello stabilimento

Riccardo Cristello, quarantacinquenne operaio dello stabilimento siderurgico Arcelor Mittal, ex Ilva, di Taranto è stato licenziato in tronco dopo 21 anni di servizio per avere pubblicato sul proprio account quelle che l’azienda ha definito “affermazioni di carattere lesivo e minaccioso ” a proposito della fiction televisiva “Svegliati, amore mio” la cui prima di tre puntate è andata in onda lo scorso 24 marzo su Canale5.
Il post dell'operaio, che invitava a vedere il telefilm, faceva riferimento alle conseguenze dell’inquinamento ambientale di cui si trattava nella fiction televisiva, dove una bambina si era ammalata di leucemia ed era andata in coma per l'inquinamento causato dalla fabbrica Ghisal, paragonando la situazione della vicenda cinematografica a quella di Taranto e denunciando, senza peraltro fare alcun nome né dell'azienda né dei suoi dirigenti o proprietari, la situazione difficile che si vive in questa città a causa dell'inquinamento.
Questa è la frase che Cristello aveva postato su Facebook lo scorso 24 marzo, durante la messa in onda della prima puntata dello spettacolo televisivo: “la fantomatica acciaieria Ghisal del film altri non è che lo stabilimento siderurgico di Taranto. Chiedo a voi, lo chiedo a noi, inviate questo messaggio a chiunque di vostra conoscenza, parenti, amici affinché la storia di questa bambina non rimanga coperta. In nome del profitto la vita dei bambini tarantini non conta… assassini ”.
Il 31 marzo scorso l'operaio riceveva la comunicazione di avvio del procedimento disciplinare con sospensione e inibizione all’ingresso nello stabilimento, e con invito a presentare entro 5 giorni una nota difensiva, cosa che l'operaio ha puntualmente fatto senza peraltro scusarsi con l'impresa siderurgica e invocando altresì il diritto alla libertà di espressione, ma a distanza di pochi giorni dal termine concesso dall'azienda Cristello è stato comunque licenziato, a dire dell'azienda, per giusta causa.
Il lavoratore ha già comunicato la sua intenzione di volere impugnare il licenziamento in Tribunale.
Un altro operaio della stessa azienda, Roberto Zito, che era stato sospeso dal lavoro per cinque giorni con le stesse motivazioni in relazione a un simile commento sulla fiction televisiva, ha evitato il licenziamento soltanto perché ha tempestivamente offerto scuse pubbliche, come richiesto dall'azienda: “intendo, con questo post, prendere le distanze - ha dovuto scrivere l'operaio su Facebook il 7 aprile scorso per poter conservare il suo posto di lavoro - da una mia precedente pubblicazione in bacheca, in occasione della prima puntata Fiction Mediaset 'svegliati amore mio',in virtù della quale mi è stata mossa una contestazione disciplinare dal mio datore di lavoro. Chiedo pubblicamente scusa dell'equivoco del quale inconsapevolmente risulto essere attore e dal quale ribadisco la mia ferma volontà di prendere le distanze. Tale post non aveva, nelle mie intenzioni, finalità denigratorie od offensive verso nessuno ”.
La dirigenza di Arcelor Mittal ha voluto lanciare un chiaro segnale ai propri dipendenti, quello di impedire ogni critica, ogni discussione sui problemi della fabbrica e della città, e lo ha fatto sapendo bene di violare il diritto di ogni persona, lavoratore e non, a manifestare il proprio pensiero, un diritto sancito dall'articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dall'art. 21 della Costituzione italiana. I vertici dell'azienda, anziché ascoltare i lavoratori e una città intera che da anni chiedono rispetto e soprattutto risposte ai problemi, ha di fatto usato la carota con Roberto Zito, costretto a mostrarsi pubblicamente con il cappello in mano a umiliarsi al cospetto dell'azienda per non essere licenziato, e ha altresì colpito Riccardo Cristello con il bastone del licenziamento, in quanto quest'ultimo ha rifiutato di umiliarsi pubblicamente e ha rivendicato il suo diritto di espressione pubblica.
Il coordinatore dell'Unione Sindacale di Base di Taranto, Francesco Rizzo, riferendosi a quanto accaduto, ha annunciato un presidio e uno sciopero ad oltranza dal 14 aprile, affermando: “non è altro che un gravissimo attacco alla democrazia ed in particolare alla libertà di espressione e opinione ”.
Anche la Fiom Cgil ha voluto solidarizzare con i lavoratori, con un comunicato del segretario provinciale Giuseppe Romano: “l'invito che rivolgiamo all'amministratore delegato – ha scritto Romano - è quello di ascoltare quei lavoratori per comprendere lo stato d'animo di chi vive la fabbrica e soprattutto dell'incertezza di un futuro che dia risposte sia dal punto di vista occupazionale che ambientale per la città di Taranto. L'ascolto e la partecipazione - conclude il comunicato - devono prevalere alle forme di repressione, soprattutto se si vuole gestire uno stabilimento di una complessità unica ”.
Serve una ampia mobilitazione dei lavoratori, non è sufficiente che soltanto l'Usb proclami lo sciopero, mentre ad oggi CGIL, CISL e UIL, a parte la solidarietà, non si mobilitano allo stesso modo.
Il PMLI, nel porgere la solidarietà agli operai colpiti da tali provocatorie iniziative padronali e nell'invitare tutti i sindacati confederali e non a una mobilitazione di massa dentro e fuori la fabbrica. È inaccettabile che Arcelor Mittal licenzi i lavoratori che si ribellano al ricatto lavoro al prezzo di inquinamento, al ricatto di un salario di miseria al prezzo della salute dell'intera città di Taranto. Il licenziamento di Cristello deve essere immediatamente ritirato e contemporaneamente l'acciaieria di Taranto deve essere nazionalizzata senza indennizzo alcuno perché la proprietà ha disatteso tutti gli impegni che si era assunta subentrando ai precedenti proprietari.
La svendita dell'ex Italsider ai privati ha provocato dal 1995 nient'altro che inquinamento e morte tra la popolazione e supersfruttamento, licenziamenti e clima poliziesco ai danni degli operai. Invece di garantire una produzione che salvaguardasse l'occupazione e la salute, i pescecani capitalistici hanno pensato solo al massimo profitto, col risultato che i lavoratori sono stati decimati, liquidati e messi in cassa integrazione mentre niente hanno fatto per produrre acciaio garantendo salute, sicurezza e diritti.


14 aprile 2021