Per iniziativa di "la Società della cura"
In 30 città in piazza contro il Recovery Plan di Draghi

“Non ci serve un Recovery plan centrato sui profitti dei soliti noti. Ma un Recovery PlanET per una ripresa centrata sull’uguaglianza di genere, i diritti delle persone e dell’ambiente”.
È lo slogan con cui la Società della Cura, il movimento fondato durante il primo lockdown a cui aderiscono oltre 1800 attivisti, gruppi e comitati di lotta, associazioni, partiti, sindacati, movimenti e reti sociali e del mutualismo, ha indetto il 10 aprile la prima giornata di mobilitazione nazionale con 30 presidi in oltre 20 città.
Da Ancona ad Aosta, Asti, Campobasso, Fermo, Firenze, Genova, Grosseto, Imperia, La Spezia, Legnano, Lucca, Milano, Napoli, Padova, Pesaro, Pietra Ligure, Pisa, Prato, Saronno, Sarzana, Torino e Venezia migliaia di manifestanti e attivisti sono scesi in piazza con azioni simboliche e rispettose delle misure anticovid per presentare “Il Recovery PlanET” ossia “il piano nazionale di transizione verso la società della cura, la nostra alternativa al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del governo”.
Un cerotto gigantesco per curare i danni e le ferite inferte al pianeta dal capitalismo, è il simbolo scelto e stampato su striscioni e cartelli esposti in piazza dai manifestanti per denunciare pubblicamente che: “È in arrivo un bastimento carico di miliardi. Si chiama Next Generation Ue, è interamente guidato da Crescita – Concorrenza – Competizione. L'esatto contrario di ciò che la pandemia ci ha insegnato: Nessuno si salva da solo, siamo persone interdipendenti fra noi e con l'ambiente che ci circonda. Il governo Draghi - con una ristretta cerchia di “esperti” ordo liberisti - sta predisponendo il Recovery Plan per l'accesso ai fondi europei. Non si intravede alcuna inversione di rotta. Draghi governa il nostro Paese sostenuto da quasi tutti i partiti in Parlamento, sia della destra che del centrosinistra, uniti dal sostegno incondizionato al campo euro-atlantico e al rafforzamento della Nato. L’apertura di credito delle direzioni sindacali confederali al nuovo governo, oltre che essere inusuale, contraddice gli interessi del mondo del lavoro, pubblico e privato. L’ambiente sfruttato oltre i suoi limiti e ridotto a strumento di potere economico, con i relativi dissesti e disastri e costi umani e ambientali che si riversano sulla società tutta, compromettono il futuro delle nuove generazioni. Si evince, un legame profondo tra liberismo, sessismo e razzismo, nel voler rendere permanentemente precarie le condizioni di vita di donne e uomini. Il sistema capitalistico omofobo e patriarcale, racchiude tutto in sé... Chi saprà opporsi a scelte incapaci di risolvere i problemi sociali e ambientali o peggio destinate ad aggravarle? Non crediamo proprio che la destra nostalgica e fascista possa avere tra le sue preoccupazioni gli uomini e le donne che vivono questi problemi. È necessario costruire luoghi di confronto e di convergenza delle lotte, delle singole vertenze, delle esperienze, delle pratiche democratiche alternative per la sanità, i servizi di carattere pubblico, il reddito universale, una patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze, il cui gettito valutabile in 400 miliardi, associato ai 192 miliardi del Recovery Fund, vada a costituire una sorta di 'fondo popolare alternativo per l’investimento e la trasformazione economico-sociale ed ecologica'”.
A Roma dalle 9,30 fino alle 18.30 si è svolto un Recovery PlanET Tour che ha fatto tappa all'Ospedale Forlanini, Rialto-Sant’Ambrogio, Teatro Valle, p.za Montecitorio, Villa Fiorelli, P.za Vittorio, ex S. Maria della Pietà con presidi, azioni dirette e performance promosse da associazioni e movimenti. Alla manifestazione hanno preso parte fra gli altri anche i movimenti di lotta per la casa per l’abolizione dell’articolo 5 della legge Lupi che nega l’iscrizione anagrafica a chi vive in uno stabile occupato che il 9 aprile avevano già manifestato davanti a via Petroselli 12.
Al termine della riuscitissima giornata di lotta e di partecipazione "la Società della cura" ha già annunciato la prossima manifestazione che si terrà il 26 aprile a piazza Montecitorio a Roma. In quella occasione: “Chiameremo tutti i parlamentari e chiederemo di raccontarci cosa c’è scritto in questo testo che, al momento, è in gran parte sconosciuto nei dettagli – sostiene Monica Di Sisto di Fair Watch – Speriamo che saranno in tanti a raccogliere il nostro invito. È grave che non si conoscano i suoi contenuti”.
Il Movimento, come è riportato sul manifesto pubblicato sul blog societadellacura.blogspot.com, rivendica tra l’altro un servizio sanitario universale a carico alla fiscalità generale e basato sulla “medicina territoriale partecipativa”. Sul lavoro “serve un piano straordinario del lavoro per garantire occupazione, l’abolizione della precarietà, la riduzione dell’orario a parità di salario, la democrazia reale nei luoghi di lavoro”. Un reddito di base incondizionato. Sui trasporti il modello è opposto a quello dei commissariamenti, del Tav e delle “grandi opere”. Serve “un piano di risanamento e riqualificazione del patrimonio territoriale, naturale ed edificato, la trasformazione del turismo di consumo in turismo eco-socio-culturale”.

14 aprile 2021