Al nuovo magazzino di Amazon di Alessandria
Un operaio morto e cinque feriti per il cedimento di una trave
Capitalismo assassino: altre vittime a Prato, Taranto, Treviso, Potenza, Ragusa, Napoli e Torino
Operaia 22enne maciullata da un orditoio a Prato

Proprio alla vigilia del 1° Maggio, un gravissimo infortunio mortale sul lavoro ha funestato la Giornata internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori.
È successo ad Alessandria nel cantiere per la costruzione del nuovo polo logistico Amazon, periferia est della città, dove una trave pesantissima ha ceduto, portandosi dietro le altre campate, e ha travolto 6 operai precipitati al suolo da un'altezza di circa 6 metri.
Flamur Alsela, che aveva appena compiuto 50 anni, è morto sul colpo. Un suo collega è in gravi condizioni, ricoverato in prognosi riservata all'ospedale cittadino. Gli altri quattro per fortuna sono rimasti feriti in maniera più leggera.
Per recuperare i lavoratori, travolti dal materiale, sono state coinvolte unità cinofile dei carabinieri e diverse squadre dei vigili del fuoco.
Alsea, di origine albanese, era caposquadra della ditta Edil Emme di Brescia, provincia dove risiedeva, precisamente a Chiari.
La sua tragica morte, avvenuta fra l'altro a distanza di appena 24 ore dalle celebrazioni mondiali per la sicurezza nei luoghi di lavoro, si aggiunge allo stillicidio quotidiano di chi esce di casa la mattina per andare a guadagnarsi un tozzo di pane e non vi fa più ritorno.
I sindacati Feneal Uil, FIlca Cisl e Fillea Cgil della provincia di Alessandria hanno proclamato quattro ore di sciopero nel cantiere Amazon, che si trova nei pressi del Marengo Retail Park, per lunedì 3 maggio.
Secondo una prima ricostruzione da parte dell'Ispettorato del lavoro, quello di Alessandria era considerato un cantiere modello per la sicurezza. I lavoratori erano tutti esperti del mestiere, assunti con regolare contratto, istruiti e aggiornati su tutta la normativa per la sicurezza. Addirittura l'accesso al cantiere era regolato dai tornelli per consentire l'accesso tramite badge solo al personale autorizzato. Quindi, secondo i vertici sindacali e di categoria: “Non si spiega la causa di questo incidente... Cerchiamo sempre di sollecitare e di tenere un'attenzione alta sulla sicurezza... più volte siamo venuti a controllare questo cantiere e i lavoratori sono sempre stati molto attenti, le norme venivano sempre applicate".
Segno evidente che “la cultura diffusa della prevenzione... l'istituzione di Servizi di Prevenzione e protezione, il rispetto delle leggi e della normativa” o “l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro”, come si limitano a invocare i sindacati confederali, da sole non bastano a tutelare i lavoratori. Perché la causa principale di così tanti morti sul lavoro è il bestiale sistema di sfruttamento capitalista che in nome del massimo profitto costringe i lavoratori a lavorare a nero, specie nelle piccole e medie imprese, con turni e ritmi di lavoro massacranti e che quasi sempre per risparmiare e tagliare sui costi, violano le leggi e non garantiscono neanche le minime condizioni di sicurezza fisica ai lavoratori.
Questo è il vero motivo per cui l'ecatombe di lavoratori non accenna a placarsi nemmeno durante la pandemia.
Basti pensare che a distanza di poche ore del mortale incidente di Alessandria ci sono state altre due vittime: Natalino, gruista di 49 anni, è morto nel porto di Taranto dove stava lavorando in operazioni di carico su una nave di pale eoliche. Non si sanno ancora con certezza le cause, ma è precipitato sulla banchina morendo sul colpo. E poi ancora, il 23enne Mattia, operaio edile a Montebelluna in provincia di Treviso, è stato travolto da una pesante impalcatura che non gli ha lasciato scampo.
Il 4 maggio a Oste di Montemurlo (Prato) una operaia tessile di 22 anni, Luana D'Orazio, è morta maciullata da un orditoio all'interno della "Orditura Luana", un'azienda tessile di Oste di Montemurlo (Prato) dove lavorava da circa un anno. Dalle prime indagini è emerso che il dispositivo di protezione del macchinario non è entrato in funzione e che il subbio ha continuato a girare risucchiando al suo interno il corpo della giovane operaia. Nel distretto tessile pratese è la seconda vittima in tre mesi. Il 3 febbraio scorso in un'altra azienda tessile di Montale (Pistoia), a pochi chilometri da Oste, un altro giovane operaio di origine tunisina, Sabri Jaballah, è morto schiacciato da una pressa.
La lista nera purtroppo si allunga sempre di più: molti sono gli operai travolti dalle macchine che stavano utilizzando, come Antonio di 58 anni che stava lavorando in un cantiere stradale a Potenza quando è stato schiacciato dall’escavatore che manovrava; o agricoltori uccisi dai loro stessi mezzi che si ribaltano, come nel caso di Vittorio di 63 anni in provincia di Ragusa; o da cadute dall’alto come quella di Giovanni, operaio di 51 anni impegnato a compiere dei lavori sul tetto del carcere di Secondigliano a Napoli e precipitato da un’altezza di cinque metri; o quella di Giorgia, una giovane madre di 27 anni caduta dalla scala da dove stava facendo delle pulizie e morta dopo aver sbattuto la testa.
Quello di Alessandria è il quarto incidente sul lavoro accaduto in pochi giorni in Piemonte. Appena 3 giorni prima, il 27 aprile, un altro infortunio mortale è avvenuto a Vinovo (Torino); vittima Pierluigi Saporiti, 56 anni, schiacciato da un container, crollato mentre, nello spiazzo antistante l’ingresso dell’azienda intermodale Ambrogio, spostava con una pala meccanica alcune lamiere.
Secondo i dati dell'Anmil, Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, in questi primi quattro mesi 2021, ossia dal primo gennaio al primo maggio 2021 le vittime sono state già 120 con aumento di ben il 170% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e una media record di oltre un morto al giorno. Un trend in crescita, che esula dalla pandemia visto che il periodo di riferimento sono i primi mesi dello scorso anno, con l’Italia non ancora in lockdown.
Numeri raccapriccianti che però, secondo Franco Bettoni, presidente dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (Inail), sono sottostimati per difetto e purtroppo la situazione reale è anche peggiore dal momento che all'Inail nei primi tre mesi del 2021 sono arrivate ben 185 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale, ossia 19 in più rispetto a quelle registrate nel primo trimestre 2020.
Da inizio pandemia, l’Inail conteggia anche le denunce dei casi di chi è morto dopo aver contratto il virus a lavoro, che da marzo 2020 a marzo 2021 sono state 551, di cui l’82,8% uomini.

5 maggio 2021