Bloccò in mezzo al mare i migranti salvati dall'Ong Open Arms nell'agosto 2019
Salvini rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio

Il duce dei fascisti del XXI secolo, Matteo Salvini, sarà alla sbarra il 15 settembre prossimo. Davanti ai giudici della seconda sezione penale di Palermo l'ex ministro degli Interni del primo governo Conte dovrà rispondere di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per “aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall’Ong Open Arms, nell’agosto 2019”.
Lo ha deciso il 17 aprile il giudice per l'udienza preliminare Lorenzo Jannelli, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto procuratore Geri Ferrara.
Il reato di sequestro di persona, con minori coinvolti, è punito con una pena che arriva fino a 15 anni di carcere.
All’udienza preliminare si sono costituite 21 parti civili: oltre a 7 migranti di cui uno minorenne, Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), Arci, Ciss, Legambiente, Giuristi Democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete, Oscar Camps, comandante della nave e Ana Isabel Montes Mier, capo missione Open Arms.
Come già scritto su queste colonne all'indomani dei fatti, quello della Open Arms è stato uno dei capitoli più lunghi e vergognosi della caccia all'immigrato scatenata dal caporione fascio-leghista durante il suo mandato di governo.
Dopo tre salvataggi in mare il comandante della Open Arms, Marc Reig Creus, per venti giorni fu costretto a incrociare al largo delle coste fra Italia e Malta in attesa del cosiddetto Pos, il place of safety, ossia un porto sicuro dove attraccare. La nave della Ong spagnola, con a bordo molte donne e bambini, fu bloccata in mare tra l’1 e il 20 agosto del 2019 perché l’Italia e Malta negarono ripetutamente l'approdo.
Dal 14 agosto, in seguito alla decisione del Tar del Lazio che sospendeva il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, la Open Arms si avvicinò a Lampedusa.
Ciononostante Salvini continuò a negare il Pos. L’attesa si prolungò per diversi giorni. Alcuni migranti si buttarono in mare per raggiungere la costa a nuoto. In tutta Italia si svolsero manifestazioni di solidarietà e la popolazione di Lampedusa si riversò sulla banchina per chiedere l'immediato sbarco dei migranti stremati e in condizioni psichiche e igienico sanitarie disumane.
A sbloccare la situazione fu la procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, il quale ordinò il sequestro della nave, permettendo così lo sbarco, e diede avvio all'inchiesta per appurare “eventuali responsabilità e omissioni da parte di pubblici ufficiali”. A bordo c’erano anche 27 minori non accompagnati e per questo della vicenda si occupò anche il tribunale e la Procura dei minori di Palermo.
Subito dopo la sentenza in un messaggio diffuso attraverso i suoi profili social il duce Salvini ha tuonato: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Articolo 52 della Costituzione. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio Paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro. Prima l’Italia. Sempre”.
Menzogne spudorate smentite una ad una dal procuratore Lo Voi che nella sua requisitoria ha più volte sottolineato che l'imputato si è mosso da solo e per ragioni politiche e non per difendere un interesse dello Stato; anche perché, ha aggiunto ancora Lo Voi: “Sia l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio hanno testimoniato a Catania nel procedimento Gregoretti che l’azione amministrativa era del ministro dell’Interno, gli altri sapevano dopo. Non c’era alcuna condivisione, la decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno, il quale come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un tweet o altre forme di pubblicazione solo successivamente gli altri componenti del governo. Il presidente Conte ha spiegato che non si è mai discusso in consiglio dei ministri dei singoli casi e ancora meno della concessione del porto sicuro alle navi delle Ong”.
Agli atti del processo c'è anche la decisione del comitato Onu per i diritti umani del 29 gennaio 2021, quella per cui Italia è stata condannata per non avere agito tempestivamente in relazione ad un evento Sar (attività di ricerca e salvataggio) verificatosi al di fuori delle acque territoriali italiane.
Ricordiamo che nei confronti di Salvini il senato nel marzo 2019, ha già negato l’autorizzazione a procedere per il caso della nave “Diciotti”, mentre il 12 febbraio 2020 ha autorizzato la richiesta di via libera al processo per quello della nave “Gregoretti” bloccata per 5 giorni al largo di Augusta, sempre nell’estate del 2019 e sempre su ordine di Salvini.
In questo caso però, pur trattandosi di un caso identico, dove Salvini è imputato sempre per sequestro di persona ma non di rifiuto d'atti d'ufficio, la procura di Catania ha inspiegabilmente dato una diversa impostazione al processo riguardante i 134 migranti sequestrati a bordo della motonave della Guardia Costiera italiana.
In udienza, il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha chiesto per l’ex ministro dell’Interno il “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”. Per la procura etnea, il trattenimento di quei migranti “non fu un atto illegittimo”. E le scelte di Salvini furono “condivise dal governo”. Posizione in tutto opposta a quella di Palermo. A Catania, il Giudice per l'udienza preliminare Nunzio Salpietro deciderà il 14 maggio.

5 maggio 2021