Dopo che SI Cobas e Movimento 7 Novembre avevano occupato la sede del PD
Orlando costretto ad aprire un tavolo con FedEx

I lavoratori della FedEx non hanno alcuna intenzione di arrendersi e continuano con determinazione nella loro lotta. Come avevano promesso, se non si fosse sbloccata la situazione, ovvero se il governo non avesse imposto alla multinazionale americana di sedersi a un tavolo e di recedere da qualsiasi intenzione di chiudere il proprio hub di Piacenza, sarebbero tornati a Roma.
Anziché ricevere segnali di apertura e di interessamento il governo andava avanti nella direzione opposta. Il 29 aprile a Peschiera Borromeo, nell'hinterland milanese, la polizia aveva caricato il presidio formato da più di un centinaio di lavoratori e di attivisti del Si Cobas che da otre un mese portano avanti la lotta contro la chiusura del magazzino emiliano. La polizia, per far entrare le merci, ha caricato violentemente il picchetto che si era formato davanti ai cancelli ferendo alcuni manifestanti, mentre il comune lombardo ha emesso fogli di via dal proprio territorio per 15 di loro.
Martedì 4 maggio, a seguito della persistente resistenza dei padroni ad aprire un tavolo di trattativa con il sindacato Si Cobas sui destini del magazzino di Piacenza e di tutta la filiera nazionale, i lavoratori sono tornati in forze nella capitale. Sono circa 300 i facchini della FedEx, e con loro altrettante famiglie, che si sono ritrovati dalla sera alla mattina, gettati in mezzo alla strada.
Assieme a loro i disoccupati organizzati del Movimento 7 novembre e i lavoratori della manutenzione stradale di Napoli e della Campania. I disoccupati rivendicano da tempo soluzioni lavorative per chi viene utilizzato dalle agenzie interinali e dalle amministrazioni locali in una sorta di precariato istituzionalizzato, e chiedono insistentemente un incontro con il governo, il sindaco De Magistris e il Governatore De Luca. Fino ad ora si è preferito elargire l'elemosina di stato del “reddito di cittadinanza”, dare pochi spiccioli e usare il volontariato anziché assumere personale per la salvaguardia ambientale del territorio e il decoro urbano in una città che ne ha un estremo bisogno.
Era presente anche una rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori del servizio di manutenzione stradale che da circa 19 mesi svolgono la propria attività su tutto il territorio regionale campano. Sono scesi in piazza per chiedere il miglioramento delle condizioni di lavoro e salariali, la stabilizzazione di tutti i lavoratori e la gestione diretta del servizio da parte della Regione.
L'annunciata manifestazione si doveva tenere davanti Montecitorio ma due giorni prima la Questura di Roma ha comunicato il divieto della piazza, con la scusa di una concomitante manifestazione nello stesso luogo e alla stessa ora, concedendo solo un presidio statico fuori alla sede dei ministeri di via Molise. Quando i facchini della FedEx sono arrivati nella capitale non hanno accettato questi divieti, e dopo essere sfilati per le vie del centro hanno puntato dritto verso la sede nazionale del PD al Nazareno, che in un baleno si è riempita di lavoratori e di bandiere rosse del sindacato, tra lo sconcerto dei funzionari di partito.
Appena si è diffusa la notizia dell'occupazione, sono stati tempestivamente raggiunti dal resto dei manifestanti, Da qui hanno richiesto, e ottenuto, un incontro immediato col ministro del lavoro in quota PD, Andrea Orlando. Appena veniva ufficializzato l'incontro per tutte e tre le vertenze, all'esterno del Nazareno si coagulava una massa di più di 500 persone tra lavoratori e disoccupati, i quali si sono mossi compatti e determinati in corteo verso il ministero. La delegazione che è stata ricevuta era composta da un delegato dei lavoratori di Piacenza, tre membri dell'esecutivo nazionale SI Cobas e un rappresentante a testa per la manutenzione stradale e i disoccupati 7 novembre.
A Orlando è stato chiarito che il tempo dell'attesa e delle meline istituzionali è scaduto e che l'escalation repressiva contro i lavoratori FedEx avrà come unico effetto quello di radicalizzare ancor più lo scontro e mettere a repentaglio il traffico merci su tutta la filiera nazionale della logistica. La lotta andrà avanti finché l'azienda rinuncerà alla volontà di chiudere il magazzino di Piacenza.
La delegazione ha poi richiesto “che i milioni di euro stanziati dal recovery fund vengano impiegati prioritariamente per garantire un lavoro stabile, sicuro e a salario pieno per i disoccupati, a partire da chi da anni è in piazza come il Movimento 7 novembre, e per garantire l'internalizzazione immediata da parte della Regione Campania di tutti i lavoratori della manutenzione stradale”, specificando altresì che in piazza erano presenti anche altre vertenze “calde” come quella della Texprint di Prato e dai lavoratori dello spettacolo.
Dopo un iniziale tentativo di Orlando e del suo staff di scaricare la "patata bollente" unicamente sul MISE del leghista Giorgetti, il ministro si è finalmente assunto l'impegno in prima persona di contattare le parti sociali e istituzionali al fine di aprire un tavolo su Fedex già nella prossima settimana, e di accelerare i tempi per attivare le amministrazioni locali al fine di entrare nel merito delle vertenze campane.
Come afferma il comunicato del SiCobas: “la lotta paga”. Non ci sono altre strade di fronte a un governo che ha intenzione di riversare la maggior parte dei fondi del ricovery fund sulle aziende, e per avere risposte concrete dal banchiere massone Draghi, che usa la carota verso Cgil-Cisl-Uil e il bastone verso i sindacati non confederali e combattivi. L'unica strada percorribile anche contro i padroni della FedEx che vorrebbero scegliersi anche il sindacato che più gli aggrada, spostando i loro traffici da luoghi come Piacenza dove hanno trovato sulla loro strada dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno intenzione di far valere i loro diritti.

12 maggio 2021