Capitalismo assassino

La spaventosa ecatombe di lavoratori che ogni anno inonda di sangue i luoghi di lavoro non è causata dalla “fatalità”, “dall'inesperienza” o da chissà quale “maledetta serie sfortunata di eventi” come spesso si legge nelle cronache dei giornali di questi giorni.
Il mostruoso record di oltre 243 morti sul lavoro che secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna si sono verificati in Italia in questi primi cinque mesi del 2021, non si giustifica soltanto col “mancato rispetto delle regole, delle procedure e dei sistemi di protezione” o con la “mancanza di controlli, di ispettori, corsi di formazione e norme adeguate”.
Si tratta non di “incidenti sul lavoro” ma di veri e propri omicidi sul lavoro che hanno un mandante per preciso: il bestiale sistema di sfruttamento capitalistico che costringe le lavoratrici e i lavoratori a ritmi di lavoro insopportabili e si nutre del loro sangue per realizzare profitti sempre più alti.
Le norme e i dispositivi di sicurezza per impedire che le macchine divorino gli operai esistono almeno formalmente; nel tempo sono state giustamente adeguate e migliorate ed è certamente necessario continuare a lottare per ottenere maggiori tutele e leggi sempre più stingenti in futuro.
Ma le statistiche, sempre in costante aumento, purtroppo ci dicono che nei luoghi di lavoro si continua a morire esattamente come cento anni fa.
Le macchine continuano a mangiare gli operai perché la ricerca del massimo profitto mangia ogni diritto di chi lavora, anche quello alla vita.
Non è sufficiente avere delle buone leggi per fermare la stage operaia nei luoghi di lavoro se poi si permette al libero mercato capitalista di decidere la vita e la sorte delle lavoratrici e dei lavoratori.
Spesso nelle ditte che lavorano in subappalto e nelle piccole aziende a conduzione familiare e artigianale, come la filatura in cui ha perso la vita la giovane operaia di tessile di Prato, sono gli stessi lavoratori che per “salvare” il posto di lavoro accettano turni di lavoro massacranti, lavorano a cottimo, saltano perfino le pause e spesso non denunciano nemmeno l'omissione delle norme di sicurezza o la rimozione dei sistemi di protezione da parte del padrone che a sua volta non investe in sicurezza “per essere sempre più competitivo sul mercato e salvare l'azienda dal fallimento”.
Un corto circuito mortale causato dal capitalismo assassino con la complicità delle istituzioni parlamentari borghesi che gli reggono il sacco e ne curano gli interessi a cominciare dal governo del banchiere massone Draghi che Il 26 e 27 aprile ha presentato in parlamento il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), finanziato con 191,5 miliardi netti dal programma europeo Next Generation-Eu affermando che il problema principale è la produttività del lavoro e che quindi occorrono meno controlli, meno barriere, più mercato e nemmeno un centesimo per la sicurezza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro.
Per far sì che l'uscita dalla crisi e la ripresa economica non la paghino ancora una volta i lavoratori sulla propria pelle e col proprio sangue, occorre spazzare via con la rivoluzione proletaria il capitalismo assassino, strappare il potere politico alla classe dominante borghese e instaurare il socialismo.

12 maggio 2021