Indetto dai sindacati di base
Sciopero generale della scuola
Migliaia di docenti, personale Ata, genitori e studenti in piazza in decine di città contro i quiz Invalsi e il Recovery Fund

Il 6 maggio migliaia di docenti, personale Ata, studenti e genitori sono scesi in piazza a Roma, Milano, Torino, Modena, Livorno, Cagliari, Catania e in tante altre città e piccoli centri nell'ambito dello sciopero generale della scuola indetto dai sindacati di base Cobas Sardegna, Cub, Unicobas, USB Scuola e dalle studentesse e dagli studenti dell’Osa contro i quiz Invalsi e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), finanziato con 191,5 miliardi netti dal programma europeo Next Generation-Eu messo a punto del governo del banchiere massone Draghi che smantella definitivamente l'istruzione e l'università pubbliche mettendole al servizio dell'impresa privata.
“I soldi pubblici – hanno ribadito i promotori dello sciopero nei vari interventi - vengono buttati nel carrozzone Invalsi perché rappresenta uno dei pilastri dell’idea di scuola che al MIUR hanno da anni e che ben interpreta il ministro Bianchi: si tratta di una scuola il cui compito principale è quello di sviluppare competenze di tipo addestrativo, saper fare decontestualizzati, da acquisire e dismettere rapidamente, come accade per il lavoro precario, privo di diritti su cui puntano da decenni le imprese italiane... A più di un anno dall'inizio della pandemia la situazione nelle scuole italiane non è migliorata. Le aule non sono luoghi sicuri, la didattica non è ripresa integralmente, le strutture sono sempre le stesse, i numeri degli alunni per classe non si sono modificati, gli organici non sono aumentati, le priorità del ministero non sono realmente cambiate".
In tutte le manifestazioni sono state ribadite le rivendicazioni alla base della protesta per ottenere la riapertura dei cantieri in ogni scuola per metterle a norma e in sicurezza, la stabilizzazione immediata dei precari, tutele per studenti e lavoratori “fragili” e consistenti aumenti salariali per il personale il cui stipendio è fermo da 12 anni.
“Pretendiamo scuole sicure e cioè più aule, personale e trasporti – hanno ripetuto i vertici sindacali sindacali - una didattica aperta e rispettosa dei diritti il che comporta l'abolizione dei test invalsi e dell’alternanza scuola-lavoro (PCTO); la libertà di movimento per gli insegnanti neo assunti e quindi l’abolizione dei vincoli quinquennale e triennale; l’internalizzazione dei servizi affidati all’esterno e l’assunzione diretta del personale che li svolge... Perciò continueremo la nostra battaglia per una scuola pubblica, sicura e di qualità con una nuova mobilitazione: appuntamento al prossimo G20 sull’Istruzione che si svolgerà a Catania il 22-23 giugno”.
Alla manifestazione nazionale a Roma davanti al ministero dell'istruzione hanno aderito anche “Priorità alla scuola”, il Comitato nazionale precari scuola (Cnps) e i lavoratori autoconvocati della scuola che hanno ribadito: “Invece di lavorare perché nel prossimo anno scolastico si possano frequentare regolarmente le lezioni (abolizione delle classi pollaio, assunzioni di Docenti e ATA, investimenti nell’edilizia scolastica e potenziamento dei trasporti) il Ministero ci ha riproposto l'inaccettabile rito dell'Invalsi, ora ancor più assurdo e surreale di sempre. Per dire cosa? Che gli studenti sono indietro con gli apprendimenti? Che il divario degli apprendimenti si è ulteriormente allargato a seconda delle famiglie di provenienza?”.
Molti genitori non hanno mandato i figli a scuola a fare i quiz e i bambini/e della primaria che hanno scioperato e sono scesi in piazza insieme maestri/e, hanno dato vita anche ad una rappresentazione teatrale di denuncia contro lo sfacio della scuola pubblica.
A Torino centinaia di manifestanti armati di striscioni e cartelli hanno effettuato un combattivo presidio in Corso Vittorio, di fronte all'Ufficio Scolastico Regionale per denunciare fra l'altro la gravissima situazione degli organici.
A Cagliari una manifestazione di protesta si è svolta davanti al Consiglio regionale, in via Roma, con centinaia di manifestanti, bandiere, striscioni e interventi al megafono “contro le prove Invalsi, ma anche per dire no allo schema di scuola impostata dal Recovery fund”.
La piattaforma rivendicativa avanzata dai sindacati di base si articola in undici punti: immissione in ruolo di tutti i precari (docenti e ATA) a partire da quelli con tre anni di servizio, con un investimento di almeno 7 mld; libertà di mobilità per docenti e ATA (no ai vincoli quinquennali e triennali); investimento pluriennale nella riqualificazione e ampliamento degli edifici scolastici (13 mld); la ripresa di una scuola in sicurezza a settembre, con DPI adeguati (FFp2), più spazi, riduzione del numero di alunni per classe, sanificazioni adeguate (anche dell’aria) e nuovi organici in servizio dal 1° settembre; un sistema adeguato di tracciamento dei contagi; una campagna vaccinale efficace e rapida; l’abbandono della Didattica Digitale Integrata, una volta aperte le scuole a settembre; l’abolizione dei test Invalsi e dei Pcto; un rinnovo contrattuale che preveda un investimento di 7 mld per un congruo aumento degli stipendi, più il necessario per un immediato riconoscimento economico relativo al maggiore impegno di docenti e ATA durante la pandemia; completa internalizzazione del personale ausiliario ed educativo;
rifiuto di ogni ipotesi di autonomia differenziata.

12 maggio 2021