Il discorso di Scuderi sui giovani è condivisibile su molti punti, ma no sull'astensionismo e su Guevara

di Paolo Bertolozzi, Segretario dei Giovani comunisti di Lucca
 
Il discorso del Compagno Scuderi, a mio avviso, è condivisibile su molti punti e spunto per una approfondita considerazione sulla questione giovanile. I giovani ovviamente non sono una classe, troviamo tra essi proletari e borghesi, ma oserei dire che sono il gruppo che più si sta proletarizzando data la ormai decennale crisi economica data dal sistema capitalista. Una attentissima analisi dunque deve essere fatta su quali sono i fenomeni di proletarizzazione dei giovani e del perché essi siano sempre più afflitti dallo sfruttamento dei padroni. Caso emblematico è quello dei rider i quali si trovano ad essere etichettati come lavoratori autonomi, senza quindi tutte le tutele correlate, quando sono a tutti gli effetti dei lavoratori dipendenti con orari, sanzioni disciplinari eccetera. Tutto ciò ovviamente porta ad una condizione di disagio assoluto con l’impossibilità di avere delle prospettive per il futuro. Mi pare dunque giusto come afferma il Compagno Scudieri riportare in questa massa la concezione della lotta di classe, della lotta del proletario contro il borghese. Il Compagno Scuderi fa una critica al parlamentarismo, aspetto che è nel DNA del PMLI, per certi versi giusta ma che tradisce secondo me una leggera patina ideologica sulla cruda visione della realtà. Mi spiego meglio: il Parlamento borghese è uno strumento del capitale, il miglior strumento di oppressione del proletariato come scrive Lenin in Stato e Rivoluzione ma da quando i comunisti nel 2008 non sono più in Parlamento la differenza si è notata. Compagni non facciamoci pie illusioni: viviamo nel pieno capitalismo, la prospettiva comunista è ormai avulsa alle masse data anche la pochezza di forze dei partiti che si dichiarano comunisti. Fino a quando qualche comunista sedeva in Parlamento o nelle istituzioni locali si poteva almeno parlare (a volte più in teoria che in pratica, io personalmente non condivido la scelta governista di Rifondazione) di un controllo, di una contrapposizione al potere del capitale. Ad oggi, invece, la parola comunismo fa paura e le masse si riconoscono in quei partiti di destra che si dichiarano a favore delle masse ma che, come noi comunisti ben sappiamo, sono schierate dalla parte del capitale e dei borghesi. Quindi, io credo che i comunisti debbano partecipare alla vita politica del paese per avere almeno un qualche effetto immediato sulle condizioni di vita delle classi oppresse. D’altronde però il nostro ruolo di comunisti non può farci accettare, come i socialdemocratici che già Lenin aveva compreso essere dei borghesi traditori della causa socialista, pienamente il parlamentarismo e farci lottare per la Rivoluzione comunista. Quindi credo che, ad oggi sia necessario affiancare alla lotta “elettorale” anche la vera lotta di classe tornando a parlare al nostro “popolo” di riferimento: i proletari e gli oppressi, facendogli capire che l’unica soluzione è la società comunista e la fine del dominio dell’uomo sull’uomo.
Un breve appunto personale sulla critica che il Compagno Scuderi fa a Cuba nella relazione sui giovani e che fa nell’opuscolo Dove porta la bandiera di Guevara che ho letto con grandissima attenzione e spirito critico. La Rivoluzione cubana credo sia un esempio fulgente di come un popolo, oppresso da una dittatura filo-statunitense e colonialista, abbia preso in mano le armi (Engels in un famoso passo afferma che “la Rivoluzione deve essere fatta dal popolo con armi, fucili e cannoni, con ogni mezzo”) ed abbia tramite esse conquistato il potere, cacciato via i “Gringos” e ristabilito quella Giustizia Sociale che mai era esistita a Cuba. L’esempio di “Che” Guevara credo debba animare la coscienza di ogni giovane comunista, una coscienza piena di voglia di Giustizia ed impegno internazionalista per la causa degli ultimi e degli sfruttati. Comprendo le vostre posizioni su Cuba ma, in piena sincerità, non le condivido poiché credo che non esista un solo ed unico modello di Rivoluzione ma che, date circostanze e condizioni, invece vi possano essere tante rivoluzioni possibili. Tanti modi per raggiungere il nostro obiettivo.
Detto questo, cari compagni, credo che si debba ragionare anche di pratica. Come, nella realtà, porre in essere tale messaggio rivoluzionario in maniera che sia compreso e recepito. Credo che la comunicazione di ogni partito sia indispensabile. I metodi utilizzati dai partiti comunisti spesso sono figli di un’altra epoca, dove la politica era primaria e fondamentale e tutto era politicizzato, oramai stantii e che altro non fanno che far desistere giovani virtuosi e vogliosi di militanza politica dall’aderire ad un partito comunista. La nostra comunicazione infatti non può solo basarsi su lunghe disamine ideologiche ma anche su brevi slogan che attirino le masse, “Pane e Pace” gridavano i Rivoluzionari bolscevichi a tutti coloro che erano stanchi del dominio zarista. Guardiamo il caso di Matteo Salvini, con tre parole “Prima gli Italiani” ha governato questo paese ed ottenuto un’ampia fetta d consensi soprattutto tra le classi popolari stanche oramai di questo “Centro-sinistra” oramai completamente colluso con il capitale. Poche frasi, grandi effetti mi verrebbe da dire. È ovvio, cari e stimati compagni e compagne, che noi comunisti non possiamo riprendere le parole razziste e fasciste di Salvini, né tanto meno ammiccarvici come fa un certo in voga politico dichiaratosi marxista-leninista, ma che dobbiamo invece veicolare un messaggio non di odio verso il diverso quanto di odio verso il potente. Con queste modalità, forse, potremo riuscire a riottenere quella fiducia che le masse proletarie non ci accordano più ormai da tempo. Solo con una vera disamina su cosa vuol dire comunicare, un partito può rinascere e ricominciare a radicarsi nel territorio. Solo ascoltando le istanze di base, scevri da ogni pregiudizio ideologico e senza l’arroganza di voler insegnare alle masse ad essere masse si può ricominciare a parlare di comunismo.
In conclusione care compagne e cari compagni, cosa dire? Chiunque lotti per un mondo migliore e più giusto è per me un compagno ed una compagna ed ha la mia più grande stima ed il mio più grande affetto. Rivolgo quindi un piccolo appello accorato: si sia meno teorici e più pratici. Leggiamo i testi dei grandi pensatori comunisti non per mero didascalismo ma per reinterpretarli nella realtà corrente. Si parli più di fabbriche e meno di stalinismo contro trotskismo. Si parli al Popolo.
Cari saluti rossi
 
Alcune brevi considerazioni sull'intervento di Bertolozzi
Per far rilevare che il compagno non è entrato in merito alle posizioni espresse dal Segretario generale del PMLI e per allacciare il discorso all'appello da egli lanciato al proletariato. In sostanza il compagno Paolo Bertolozzi ha lasciato cadere il discorso sulla conquista del potere politico da parte del proletariato e del socialismo.
Lo invitiamo comunque a fare la sua parte per l'unità d'azione tra tutte le forze con la bandiera rossa e la falce e martello. Lo ringraziamo, assieme agli altri tre suoi compagni, per la visita in Sede e per l'intervista fatta al compagno Dario Granito da pubblicare su “Il Picchio” promosso dai Giovani comunisti di Lucca.
È importante rileggere il discorso di Scuderi sui giovani per rilevare le contraddizioni del Segretario dei Giovani comunisti di Lucca.

19 maggio 2021