Reggio Calabria
Il sindaco PD Falcomatà inaugura il “Waterfront”
“Una grande opera” che favorirà i profitti capitalistici e mafiosi

 
Dal corrispondente dell’Organizzazione della provincia di Reggio Calabria del PMLI
Sabato 22 maggio si è svolta a Reggio Calabria la cerimonia di inaugurazione del cosiddetto “Waterfront” realizzato dalla Cobar Spa che andrà a collegare il lungomare Falcomatà con l’area portuale della città e che vedrà l’integrazione del Museo del Mare rientrato ufficialmente nell’ambito dei progetti finanziati dal PNRR del governo Draghi per il quale sono previsti 53 milioni di euro.
L’intervento abbraccia la zona antistante l’area dell’ex parcheggio della Rotonda Nervi con la creazione di una piazza inferiore e una piazza superiore (nell’area della Pineta Zerbi), collegate tra loro da una scalinata monumentale, che diventa un giardino urbano su più livelli accompagnato da una lunga discesa d’acqua luminosa.
Alla cerimonia - iniziata con “l’immancabile” esecuzione del patriottardo inno di Mameli - hanno partecipato diversi esponenti politici locali e regionali tra cui il presidente leghista facente funzioni della regione Calabria Nino Spirlì, il governatore della Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Bari Antonio De Caro.
Non sono mancate le solite polemiche strumentali da parte dei consiglieri comunali del “centro-destra” che hanno esposto uno striscione con la scritta: “Grazie Peppe, no Giuseppe”. Facendo riferimento a Scopelliti, considerato il promotore del progetto quando era alla guida della città.
“Questo momento è a suo modo storico e vi confesso che mi tremano le gambe -ha esordito dal palco il sindaco PD Giuseppe Falcomatà - anche se sono 7 anni che indosso questa fascia, non ci si abitua mai all’emozione del raggiungimento di un traguardo: questa inaugurazione è il tassello più ampio di una visione di città che parte da lontano, che è stata pensata oltre 20 anni fa con l’amministrazione guidata da Italo Falcomatà che decise di eliminare quella cortina di ferro e iniziare un’opera di ricucitura, di rapporti, di simbiosi della città con il suo mare”. E ancora, “le opere pubbliche non sono né di destra né di sinistra. Un’opera pubblica è di tutti“.
 

“Regium Waterfront”, un progetto finanziato con soldi pubblici
Nel 2006 l’amministrazione comunale di “centro-destra” guidata dal fascista Giuseppe Scopelliti, condannato in via definitiva dalla Cassazione a 4 anni e 7 mesi di reclusione per falso in bilancio e aver creato un buco di circa 200 milioni di euro, pubblicò un concorso internazionale per la realizzazione del nuovo “Waterfront”. L’anno successivo venne dichiarata vincitrice del progetto la famosa architetta irachena Zaha Hadid, scomparsa nel 2016.
Nel 2009, Scopelliti presso l’Ambasciata italiana a Londra, siglò ufficialmente l’incarico. Nello specifico si trattava di un progetto avveniristico di riqualificazione urbana di un’area ghettizzata e abbandonata del quartiere Candeloro con valorizzazione dell’area portuale per la creazione di una rete culturale con la vicina Sicilia.
Il progetto iniziale dal costo di 97.135.000 euro finanziato con soldi pubblici prevedeva due edifici: da una parte il Museo del Mare a forma di stella marina dotato di spazi espositivi, un acquario e una biblioteca, dall’altra parte il Centro Polifunzionale con galleria commerciale, cinema, auditorium, piscina, uffici e la possibilità di diventare una stazione per le navette di collegamento veloce via mare trovandosi in una darsena artificiale in grado di accogliere piccole imbarcazioni.
Insomma, si era di fronte a un’opera “rivoluzionaria” che avrebbe cambiato le abitudini di vita dei reggini, diventando il fiore all’occhiello dell’intero Meridione.
 

Propaganda che non cela il degrado e il malessere della città
Bisogna ricordare che uno dei primi provvedimenti della giunta di “centro-sinistra” capeggiata dall’imbroglione Falcomatà, insediatosi per la prima volta a Palazzo San Giorgio nel 2015, fu quello di cancellare con risolutezza il progetto “Waterfront” non più considerato “strategico” e “prioritario”.
Nel 2020, dopo cinque anni di fallimenti politici che hanno peggiorato notevolmente le condizioni di lavoro e di vita del proletariato e delle masse popolari reggine, Falcomatà ormai a fine mandato, decide inaspettatamente di cambiare idea per deviare l’attenzione dai problemi reali e utilizzare il “Waterfront” in campagna elettorale come un potente strumento di propaganda mediatica, accaparrandosene i meriti. In realtà, con la città ancora piena di rifiuti e le periferie che versano nell’incuria e nell’abbandono più totale, il “Regium Waterfront” è un’opera speculativa del tutto inutile, un vero e proprio “specchietto per le allodole” che favorirà i profitti capitalistici e mafiosi.
Quei 53 milioni di euro in arrivo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza andrebbero invece utilizzati per il lavoro, per la scuola, per la sanità, per potenziare le reti idriche, per migliorare il sistema dei trasporti, per riqualificare le periferie e ricostruire un ambiente vivibile attrezzato di servizi e verde pubblico.
 

26 maggio 2021