Dopo 117 venerdì di manifestazione
In Algeria vietate le manifestazioni antigovernative
700 arrestati tra cui dei giornalisti

 
Il 21 maggio un massiccio schieramento di blindati bloccava l'accesso del centro della capitale Algeri e impediva la manifestazione di protesta organizzata dall'opposizione, da un largo movimento di massa, l'Hirak, che ha iniziato la protesta il 22 febbraio 2019 e ha provocato la caduta del regime dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika e continua a farsi sentire in piazza da 117 venerdì per “uno Stato civile e non militare e una nuova Algeria democratica”. La settimana precedente i tentativi di manifestare erano stati repressi da violente cariche della polizia in tutte le principali citttà algerine, dalla capitale a Constantine, Orano, Bejaia, Annaba, Sétif, Skikda, Tizi Ouzou e Bouira, seguiti da oltre 700 arresti tra cui almeno 30 giornalisti.
L'intervento dell'esercito nella capitale contro i manifestanti era l'applicazione della procedura annunciata il 9 maggio dal Ministero dell’Interno per il divieto di tutte le proteste “non autorizzate”, ossia delle manifestazioni antigovernative. In applicazione di una nuova clausola inserita nella Costituzione algerina e approvata a seguito del referendum sugli emendamenti costituzionali del novembre 2020, boicottato dall'opposizione, gli organizzatori di marce e manifestazioni dovrebbero chiedere il permesso sottoponendo al vaglio del governo non solo il percorso del corteo ma anche gli eventuali slogan.
Il presidente Tebboune, eletto il 12 dicembre 2019, aveva promesso di rispondere positivamente alle richieste di maggiore democrazia dei manifestanti fino alle riforme costituzionali che avrebbero trasformato la Costituzione nella “pietra miliare” di una nuova Repubblica. La realtà dell'Algeria dopo i quattro mandati presidenziali di Bouteflika non registra novità se non nel numero crescente di oppositori e attivisti, giornalisti, media indipendenti e blogger arrestati, processati e condannati.
Il provvedimento liberticida del governo che vieta le manifestazioni era già stato messo in pratica nella repressione poliziesca della manifestazione del 2 maggio dei vigili del fuoco e del personale della protezione civile sotto il palazzo presidenziale per chiedere il rilascio di un compagno arrestato lo stesso giorno senza spiegazione. Il Ministero dell’Interno, da cui dipendono vigili e protezione civile, aveva definito illegittima la manifestazione perché la protesta è vietata dalla Legge fondamentale generale per i servizi pubblici e aveva scatenato i poliziotti contro il presidio e in una caccia che terminava con l'arresto di 230 manifestanti.
La manifestazione del 2 maggio confermava l'ampiezza di una protesta che non solo continua da tempo ma che ha trovato nuovi sostenitori anche nei lavoratori di enti affiliati al Ministero dell’Interno, scesi in piazza per la prima volta.
La legge contro le manifestazioni antigovernative promulgata dal regime di Algeri è mirata a reprimere l'opposizione e a spianare la strada al successo del Fronte di liberazione nazionale (Fln) e del Raggruppamento nazionale democratico (Rnd) nelle elezioni legislative anticipate, convocate per il prpossimo 12 giugno dal presidente Abdelmadjid Tebboune, che vogliono mantenere il controllo di quel sistema politico corrotto e repressivo messo sotto accusa dai manifestanti.

26 maggio 2021