La “sinistra” borghese batte la destra alle elezioni per l'assemblea costituente in Cile
Il 57,5% degli elettori diserta le urne

 
L'appuntamento elettorale del 15 e 16 maggio in Cile chiamava alle urne i circa 15 milioni di elettori per la nomina di 346 sindaci e dei governatori e assessori regionali ma soprattutto per decidere i 155 componenti dell’Assemblea costituente che ha il compito di scrivere la nuova Costituzione al posto di quella del 1980 della dittatura militare di Pinochet e non ancora eliminata. Una tornata elettorale significativa dove le diverse formazioni della "sinistra" borghese sommate assieme hanno battuto la coalizione di centrodestra che governa in Cile e guidata dal presidente Sebastián Piñera nel voto per l'assemblea costituente.
Il computo finale dei risultati delle elezioni legislative deve attendere il secondo turno previsto per il 13 giugno, salvo qualche risultato di un certo rilievo come la vittoria della coalizione tra il Partito Comunista e il Frente Amplio nella regione di Valparaiso e in altre due e al comune della capitale Santiago, ma già si può registrare che il 57,5% degli elettori ha disertato le urne. I votanti sono stati solo poco più di 6 milioni e 330mila contro gli oltre 7,5 milioni, poco più della metà del corpo elettorale, che avevano votato al referendum del 25 ottobre 2020 e col 78% dei Sì (Apruebo) dato il via alla scrittura di una nuova Costituzione.
La vittoria nel referendum costituzionale del 2020 fu una delle principali conquiste del movimento nato nell'ottobre del 2019 contro l'aumento del prezzo già caro del biglietto della metropolitana della capitale Santiago e che riempì le piazze cilene per una protesta contro le forti disuguaglianze economiche e sociali nel paese, manifestazioni represse dalla polizia con un bilancio di alcune decine di morti e migliaia di feriti. Non pochi fra i partecipanti alle proteste di massa in piazza hanno disertato le urne il 15 e 16 maggio, deludendo in parte quelle formazioni che speravano in un passaggio quasi automatico della partecipazione di massa dalla rivolta alle urne.
Nella spartizione dei 155 seggi dell'assemblea costituente, 17 dei quali per la prima volta garantiti ai membri delle minoranze indigene, la lista di destra rappresentata dalla coalizione “Vamos por Chile” puntava a arrivare ad almeno un terzo dei seggi per avere la possibilità di esercitare il diritto di veto ma invece dei 52 deputati necessari si è fermata a 38. La coalizione di "centro-sinistra" Apruebo, erede di quella alleanza Concertación che governò il Cile dal 1990 al 2010, si è fermata a 25 seggi, superata dalla coalizione di "sinistra" Apruebo Dignidad, che riunisce Frente Amplio e Partito Comunista, con 28 seggi. Altri 48 seggi sono stati conquistati da candidati definiti indipendenti, la maggior parte provenienti dai movimenti che hanno animato le lotte di piazza, e che assieme alle altre due coalizioni Apruebo Apruebo Dignidad sfiorano la maggioranza dei due terzi e col contributo dei delegati destinati ai popoli originari possono determinare l'esito dei lavori dell'assemblea costituente. Che chiuderà i suoi lavori al massimo entro un anno in modo da presentare il testo della nuova Costituzione nel referendum previsto a metà del 2022.

26 maggio 2021