Migliaia di posti di lavoro in pericolo a Napoli e provincia
Forti proteste contro i licenziamenti. La Fiom-CGIL Campania: “Sempre più rischio di desertificazione industriale”

 
Redazione di Napoli
La crisi occupazionale, dall’industria al commercio fino al tanto decantato turismo, sta esplodendo nella sua forma più virale in Campania e soprattutto a Napoli e provincia dove le lavoratrici e i lavoratori devono fare i conti con una nuova ondata di licenziamenti, precarizzazione e prepensionamenti.
Ultima quella accaduta sabato 29 maggio con la chiusura del maxinegozio della Disney dopo circa 20 anni di presenza a Napoli, nella centrale via Toledo, che ha fatto scatenare la rabbia delle decine di dipendenti. In centinaia, assieme alle rispettive famiglie hanno presidiato per ore il maxistore per protestare contro la vigliacca decisione della multinazionale. “Disney ci stai portando via stipendio, sogni e magie”, “Disney ci racconta le favole, ma noi siamo in un incubo” sono i cartelli che esplicitamente attaccano nella mattinata i pescecani made in USA: “I licenziamenti riguardano sia noi che altre centinaia di persone, per un totale di circa 200 lavoratori, una vergogna, tra cui anche il negozio di Marcianise” afferma un lavoratore nell’ambito del sit-in organizzato. “Una batosta e non si tratta di realtà in perdita - sottolinea la CGIL tramite la segretaria generale della Filcams Napoli e Campania, Luana Di Tuoro -. I lavoratori di Napoli e di Marcianise, in provincia di Caserta, dicono no a questa scelta scellerata”.
È finita a febbraio la (misera) cassa integrazione guadagni per i dipendenti dei supermercati della multinazionale “Auchan” che ha congelato centinaia di posti di lavoro tra Giugliano, Mugnano e Nola a casa da più di sei mesi in attesa di essere assorbiti dal gruppo “Margherita” supermercati, con una restante parte della Coop tramite il gruppo che la gestisce in Campania, ossia la “Gdm” del padrone Longobardi.
Non si ferma la protesta alla Whirlpool di Napoli che ora deve fare i conti anche con il governo Draghi che non vuole concedere la proroga della cassa integrazione fino al primo settembre prossimo, ma fermarsi due mesi prima, ossia il primo luglio. Come già ribadito più volte su “Il Bolscevico” il rischio è quello di un licenziamento di quasi 500 operaie e operai a cui si andranno ad aggiungere i lavoratori che perderanno il posto di lavoro nell'indotto; il segretario regionale della CGIL, Nicola Ricci, ha invocato iniziative per evitare “una vera e propria catastrofe: in zone dove il lavoro manca, rischiamo l’ecatombe”.
Nella zona industriale di Pomigliano D’Arco a rischio un altro bel pezzo delle fabbriche storiche della città metropolitana di Napoli che metterà altre migliaia di operai e dipendenti in mezzo alla una strada e cancellerà centinaia di posti di lavoro. Trattasi dello stabilimento della “Leonardo” (gruppo Finmeccanica), uno dei poli aeronautici più importanti del Mezzogiorno, che ha annunciato un piano di espulsione di 1.000 unità con 500 prepensionamenti tra il 2022 e il 2023 più il trasferimento di altri 500 altri lavoratori negli altri siti Leonardo presenti in Italia. In un comunicato la Fiom-CGIL Campania ha parlato espressamente di “un rischio sempre più forte di desertificazione industriale nella nostra regione” che il sindacato, unitamente a Fim e Uilm cercherà di scongiurare nei tavoli di giugno con il vertice aziendale.
La disoccupazione dilaga e, complice la pandemia, in Campania, secondo la Camera di Commercio di Salerno che ha fatto uno studio a riguardo, ci sono stati 600mila licenziamenti: in Regione il numero degli occupati è diminuito significativamente nel secondo trimestre del 2020 (-5,3%; meno 88.700 unità) e, seppur in misura minore, anche nel terzo trimestre (-1,8%; meno 29.800). Ma la pandemia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso perché già prima della crisi da Covid, infatti, l’occupazione calava (-1,3% nel quarto trimestre 2019; -1,0% nel primo trimestre 2020).

2 giugno 2021