G20 sulla salute: nessun impegno concreto su i vaccini a tutti e la moratoria sui brevetti dei vaccini

 
Nei cortei del 21 e 22 maggio a Roma migliaia di manifestanti, presente il PMLI, hanno sfilato per ribadire che la salute non è una merce e per rivendicare che il vaccino sia un bene comune.
La salute non riconosciuta come diritto universale, sulla quale si possono fare sconti e beneficenze senza tuttavia toccare i profitti delle multinazionali, sono stati invece i principi seguiti nel Global Health Summit, il Vertice Mondiale sulla Salute, l’evento speciale organizzato dalla Presidenza italiana di turno del G20 assieme alla Commissione europea, i cui lavori si sono svolti il 21 maggio in modalità virtuale da Villa Pamphilj a Roma, copresieduti dal presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Mario Draghi, e dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Nessun impegno concreto sui vaccini a tutti e sulla moratoria sui brevetti dei vaccini è contenuto nella “Dichiarazione di Roma”, la cui approvazione ha chiuso i lavori, una dichiarazione grondante delle solite dichiarazioni di rito ma che non risolve la principale contraddizione rappresentata dalle licenze delle multinazionali sui vaccini che rimangono intatte come avevamo immediatamente denunciato nelle cronache delle manifestazioni romane.
Il conto pagato dai popoli del mondo è pesante, anche guardando solo le poche cifre snocciolate da Draghi nell'introduzione del summit dei diciannove paesi più industrializzati del mondo più la Ue, con più di 3,4 milioni di persone morte a causa del virus secondo i dati ufficiali di un bilancio reale sicuramente molto più alto e l'equivalente di 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno persi nel 2020.
Dopo un anno e mezzo "stiamo iniziando a vedere la fine di questa tragedia" e "per la prima volta, la normalità si avvicina", sosteneva Draghi pensando però esclusivamente a quella parte dei paesi ricchi che hanno regalato un fiume di miliardi alle multinazionali farmaceutiche per accelerare la ricerca sui vaccini e assicurarsene la maggior quantità a un prezzo concordato.
Eppure lo stesso Draghi sottolineava che delle quasi 1,5 miliardi di dosi di vaccini distribuite in oltre 180 paesi del mondo solo lo 0,3% è andato a paesi a basso reddito mentre i paesi più ricchi ne hanno somministrate quasi l'85%. Ma una volta dichiarato che "le differenze nei tassi di vaccinazione sono sconvolgenti e inaccettabili" e che dovremo rendere disponibili i vaccini ai paesi più poveri, non poteva negare le pressanti proposte per introdurre una sospensione dei brevetti sui vaccini, la liberalizzazione era già stata presentata lo scorso aprile da India e Sudafrica all'Oms e bocciata sul nascere dai paesi imperialisti, Italia compresa. Precisava quindi che "l'Italia è aperta a una sospensione dei brevetti sui vaccini", come quella lanciata dal presidente americano Biden, purché sia una misura da adottare "in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l'incentivo ad innovare per le aziende farmaceutiche", ossia i loro lauti profitti dato che l'incentivo allo sviluppo dei vaccini, stimato in 88 miliardi di dollari nel 2020, lo hanno già incassato. Altri profitti sono arrivati dai contratti ultrafavorevoli regalategli dai governi borghesi, a partire dalla Ue e altri arriveranno negli anni a venire dai per loro sontuosi contratti già stipulati o in via di definizione, tanto che le "generose" multinazionali farmaceutiche, annunciava la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, hanno promesso di fornire 1,3 miliardi di dosi nel 2021 ai paesi a basso e medio reddito e altri 2,2 miliardi di dosi nel 2022.
Le dosi saranno fornite a prezzo di costo ai paesi a basso reddito e a prezzo ridotto ai paesi a medio reddito, niente è gratuito, neanche la carità abita nei bilanci di Pfizer, Johnson & Johnson e AstraZeneca che nell’ultimo anno hanno corrisposto ai propri azionisti 26 miliardi di dollari tra dividendi e riacquisto delle proprie azioni deciso nelle recenti assemblee, una cifra sufficiente a vaccinare 1,3 miliardi di persone, vale a dire l’intera popolazione in Africa, denunciavano Oxfam Italia e Emergency. Tanto più che al 21 maggio 2021 solo l’1% della popolazione africana è stato vaccinato.
I "nostri partner industriali" come li ha definiti la Von der Leyen, sono anzi pronti a mettere le mani anche su una parte dei 16 miliardi di euro raccolti lo scorso anno da donatori di tutto il mondo con il Coronavirus Global Response, la maratona di donazioni lanciata dalla Commissione europea per l'accesso universale a trattamenti, test e vaccini contro il coronavirus, ovviamente non gratuiti ma "a prezzi accessibili" e non per tutti. Una misura che non incide sulle diseguaglianze tra paesi ricchi e poveri, cresciute per la pandemia, a fronte di una situazione che vede ancora nel 2020, secondo l'Oms, più della metà della popolazione mondiale senza copertura sanitaria di base.
La Dichiarazione di Roma costruisce l'impegno dei paesi imperialisti nella lotta alla pandemia sulla base del principio di volontarietà, quello stesso che finora si è dimostrato un fallimento a cominciare dal programma delle Nazioni Unite “Covax” che aveva l’obiettivo di provvedere alla vaccinazione di almeno il 20% della popolazione di 92 paesi poveri ma che a fronte della promessa di consegna entro maggio di 250 milioni di dosi ne ha ricevute appena 50 milioni; ha raccolto poco più di un quarto delle donazioni promesse dai paesi ricchi e dagli organismi filantropici privati quali le fondazioni Gates e che comunque non mette in discussione il sistema della proprietà privata per 20 anni dei brevetti. Altro esempio quello della creazione giusto un anno fa, sotto la supervisione dell'Oms, del "Technology Access Pool" (C-TAP), una piattaforma per la condivisione volontaria delle tecnologie relative a farmaci, vaccini e diagnostici per il Covid-19 che finora, denunciava una nota di Msf Italia, non ha registrato nessuna adesione.
Il G20 sulla salute non ha fatto mai un riferimento alla salute intesa come un diritto universale che anche i governi borghesi dovrebbero garantire, ha trattato la salute come una merce che al massimo può avere i vantaggi di un prezzo scontato nella lotta indifferibile alla pandemia. Che quindi ha costruito le promesse di un futuro intervento, in coerenza con la difesa del massimo profitto, non nel rispetto delle regole dell'Onu e della sua agenzia Oms ma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e in particolare della sezione che si occupa dei Trattati OMC-ADPIC (Accordo sui Diritti di Proprietà Intellettuale in relazione al Commercio). Una posizione condivisa anche dall'India di Narendra Modi che dalla posizione comune col Sudafrica sulla liberalizzazione dei brevetti è passata alla versione della sospensione a tempo per non compromettere il suo ruolo di principale paese produttore di vaccini a basso costo al mondo, in concorrenza diretta con la Cina, grazie all'accordo stipulato tra imprese private indiane e Astra Zeneca.
La questione della sospensione provvisoria dei brevetti e della distribuzione dei vaccini saltava dal tavolo del G20 di Roma a quello del Consiglio generale dell’Omc del 7 giugno prossimo mentre il bollettino sulla pandemia del 21 maggio registrava ancora numeri spaventosi di contagiati e morti dalla popolosa India al Brasile.

2 giugno 2021