Arrestato Landella, il sindaco foggiano di Salvini, per corruzione e tentata concussione
“Chiese un milione, poi scese a 300 mila”. Indagata la moglie

Un vero e proprio terremoto giudiziario si è abbattuto a partire da febbraio sul comune di Foggia, e l'arresto del sindaco è solo l'ultimo atto: lo scorso 21 maggio, infatti, Franco Landella, sindaco dimissionario di Foggia e leghista strettamente legato a Salvini, è stato arrestato e messo ai domiciliari per ordine del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia con le accuse di corruzione e tentata concussione. Landella, sindaco della città dal 2014 quando fu eletto nelle liste di Forza Italia, era stato riconfermato nel 2019 e, in polemica con il suo partito che aveva negato la candidatura alla cognata in occasione delle elezioni regionali in Puglia, aveva abbandonato Forza Italia per passare alla Lega di Salvini nel 2020. Il 4 maggio scorso aveva annunciato le proprie dimissioni dopo che, il 30 aprile, erano stati arrestati i consiglieri di maggioranza Leonardo Iaccarino e Antonio Capotosto con le accuse, a vario titolo, di corruzione, tentata induzione indebita e peculato.
A febbraio era stato arrestato un altro consigliere di maggioranza, Bruno Longo, con l'accusa di avere ricevuto una tangente pagata da un imprenditore per sbloccare il pagamento dei lavori di archiviazione dati eseguiti per il Comune, e la situazione da allora non era sfuggita al governo nazionale, tanto che il 9 marzo il ministro dell'Interno aveva insediato a Foggia una commissione con lo scopo di verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'attività amministrativa. Nell'ambito delle stesse indagini che hanno portato all'arresto del sindaco sono finiti ai domiciliari i consiglieri comunali di maggioranza Antonio Capotosto (già arrestato il 30 aprile per altri reati) e Dario Iacovangelo, oltre all'imprenditore edile Paolo Tonti, mentre la moglie di Landella, Iolanda Di Donna, ex dipendente comunale di Foggia che è stata in servizio fino a due settimane fa presso l'ufficio di gabinetto del sindaco, è stata sospesa dall'esercizio dei pubblici uffici per dieci mesi.
Sono inoltre indagati a piede libero altri quattro consiglieri di maggioranza, ossia Consalvo Di Pasqua, Pasquale Rignanese, il presidente del consiglio comunale Lucio Ventura e Leonardo Iaccarino, quest'ultimo già arrestato lo scorso 30 aprile nell'ambito di un'altra inchiesta.
Gli amministratori coinvolti nell'inchiesta che ha portato all'arresto del sindaco sono accusati, a vario titolo, di corruzione, tentata concussione, peculato e tentata induzione indebita.
Landella è accusato di tentata concussione per aver preteso dall'imprenditore Luca Azzariti per se stesso, come ha scritto quest'ultimo nella denuncia che ha portato all'avvio delle indagini, “un milione, poi sceso a 300mila ”, per fare approvare un appalto ventennale, peraltro mai aggiudicato, da 53 milioni di euro per l’illuminazione pubblica, ed è accusato di concorso in corruzione per avere chiesto ed intascato una mazzetta di almeno 32mila euro, poi consegnata a sua moglie che ha provveduto a dividerla con gli altri politici coinvolti, per far prorogare dal consiglio comunale un accordo di programma che prevede la realizzazione di fabbricati da parte delle società di Tonti su un’area di circa 92mila metri quadri.
Il procuratore della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro, ha già fatto sapere durante una conferenza stampa che le indagini sono tutt’altro che finite, facendo intendere che fondamentali nelle indagini sono state le dichiarazioni rese agli inquirenti dall’ex presidente del consiglio comunale, Leonardo Iaccarino, il quale, arrestato qualche settimana fa per peculato e tentata corruzione, ha iniziato a collaborare.
Altro che antiStato, i boss mafiosi foggiani spadroneggiano e seminano morte, intimidazione e ladrocini di ogni genere sul territorio perché sono essi stessi Stato e possono permettersi di avere in pugno un sindaco fascioleghista come Landella e un giudice corrotto come De Benedictis.

2 giugno 2021