Dati Istat
Disoccupazione al 10,7%. Il 33,7% dei giovani è senza lavoro
In un anno 870mila occupati in meno

Come dice un vecchio adagio, la matematica non è un'opinione. Però quando i numeri servono a interpretare le dinamiche sociali ed economiche, questi vengono stiracchiati e forzati per avvalorare tesi di comodo. Questo hanno fatto il governo e gli industriali di fronte ai dati forniti a inizio maggio dall'Istat su occupazione e disoccupazione, con quest'ultima che rimane sopra le due cifre, esattamente al 10,7%.
L'attenzione l'hanno dirottata sui dati economici, usciti più o meno negli stessi giorni, e sulla campagna vaccinale. Il governo, con in prima fila il banchiere massone Draghi, il quotidiano di Confindustria Il Sole 24 ore , ma anche il presidente della Repubblica Mattarella, hanno esaltato una presunta ripresa economica (ma per chi?) aggrappandosi a un aumento del Pil dello 0,1% registrato nel primo trimestre 2021 rispetto a quello precedente.
Lo stesso è stato fatto per quanto riguarda i vaccini, presentando l'Italia come Paese all'avanguardia in Europa e addirittura esempio per le altre nazioni. In questo articolo non ci addentreremo su questi temi che comunque vengono trattati approfonditamente sul Il Bolscevico . Ci preme solo sottolineare che i dati economici presi in esame sono molto parziali e non svelano che saranno i padroni a beneficiare in primo luogo dell'aumento del Pil, mentre sulla gestione del Covid-19 basterebbe dire che l'Italia è al primo posto nel mondo per morti in rapporto alla popolazione, per smentire governo e padroni.
Qui ci limitiamo a commentare i dati relativi all'occupazione che dimostrano inequivocabilmente come la crisi economica capitalistica, intrecciata al Coronavirus, abbia creato una schiera di nuovi disoccupati. Se aprile 2021 rispetto a marzo registra un aumento di 20 mila occupati, guardando invece allo stesso mese dell'anno precedente, vediamo che ci sono 870mila persone in più senza lavoro. Considerando che ad aprile 2020 la pandemia era già in corso, esce confermata la perdita di un milione di posti di lavoro in un anno, stimata con cognizione di causa dai sindacati.
Cercare di offuscare la realtà spargendo ottimismo è congeniale anche a sostenere la tesi che il blocco dei licenziamenti non porterebbe a conseguenze drammatiche dal punto di vista occupazionale. Confindustria parla di ripresa in molti settori mentre Draghi, sostenuto dalle previsioni Istat e da tutti i partiti dell'ammucchiata governativa, annuncia un avvenire di ripresa dell'economica e dell'occupazione con una crescita del Pil al 4,7% nel 2021 e del 4,4% nel 2022.
Anche l'UE imperialista si è messa a fare pressione sul governo per togliere il blocco dei licenziamenti, minacciando velatamente l'Italia di rivedere i finanziamenti europei se proseguisse con questo provvedimento, tirando in ballo motivazioni ridicole come quella di “avvantaggiare i lavoratori a tempo indeterminato”, anche se poi i “tecnici” di Bruxelles non possono nascondere le vere ragioni: “ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali”.
La Ue non si deve preoccupare perché la politica economica del governo guidato dal banchiere massone Draghi è proprio questa. I soldi del Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza (PNRR) saranno indirizzati in massima parte verso le aziende, che attraverso i soldi pubblici potranno andare a fondo nelle ristrutturazioni e adeguare i comparti più all'avanguardia alla competizione con le altre economie capitalistiche; con dipendenti sempre più flessibili e precari, mentre un po' di spiccioli saranno riservati per chi viene espulso dal mercato del lavoro e da quelle aziende giudicate obsolete.
Gli stessi dati che rilevano una lieve ripresa occupazionale nel breve tempo lo dimostrano. I flebili aumenti registrati dall’Istat ad aprile rispetto a marzo di quest'anno riguardano soprattutto donne, dipendenti a termine e under 35. Diminuiscono gli uomini, i dipendenti permanenti, le partite Iva e gli ultra 35enni. Se per le donne potrebbe sembrare positivo in realtà dimostrano come le nuove assunzioni che andranno a sostituire quelle vecchie saranno in larghissima parte precarie, ed investiranno in particolare la manodopera femminile.
Inoltre i dati Istat attestano ancora una volta come la disoccupazione giovanile in Italia abbia raggiunto livelli altissimi, riscontrabili solo in pochissimi Paesi europei. Nonostante un lievissimo aumento degli occupati sotto i 29 anni i giovani senza lavoro sono il 33,7%. Dati drammatici che in alcune regioni Meridionali, come Sicilia e Campania, superano abbondantemente la spaventosa percentuale del 50%.


9 giugno 2021