Lettera inviata all'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi da Erne Guidi, Incaricato del PMLI per i rapporti con i Partiti, sindacati e movimenti della sinistra di opposizione e di classe
“Occorre uno sciopero generale che metta al centro le richieste per salvaguardare l’occupazione e il tenore di vita dei lavoratori”

Care compagne, cari compagni,
siamo perfettamente d’accordo con la locandina annunciante questa Assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi: “contro lo sblocco dei licenziamenti, per il diritto di sciopero, contro la repressione padronale e poliziesca delle lotte, contro la liberalizzazione dei subappalti, costruiamo una battaglia generale contro il governo Draghi”.
Nel decreto governativo Sostegni bis infatti non c’è la proroga del blocco dei licenziamenti e dei 40 miliardi di euro stanziati, oltre la metà sono destinati al finanziamento e al sostegno delle imprese. Un cedimento totale alla Confindustria che mette a rischio un milione di posti di lavoro e foriero di altre lacrime e sangue per i lavoratori e le masse popolari che va respinto con ogni mezzo.
Dopo che questi lavoratori hanno sostenuto tutti i rischi di lavorare in emergenza sanitaria, adesso vengono gettati via allo scopo di permettere ai padroni di ristrutturare le loro aziende, renderle più produttive sacrificando i posti di lavoro e accrescendo i loro profitti. Questo è inaccettabile.
Dobbiamo rispondere con la mobilitazione alla fine del blocco dei licenziamenti che dovrebbe essere permanente, e quanto meno chiederlo fino alla fine dell’emergenza sanitaria. Ma anche per dire basta alla repressione padronale e poliziesca delle lotte operaie, contro la liberalizzazione di appalti e subappalti, la riduzione dei diritti dei lavoratori, la strage senza fine delle lavoratrici e lavoratori morti sul posto di lavoro, mentre il 60% delle famiglie fatica ad arrivare a fine mese.
Occorre uno sciopero generale che metta al centro le richieste per salvaguardare l’occupazione e il tenore di vita dei lavoratori, che vanno dal blocco dei licenziamenti alla reintroduzione dell’articolo 18 esteso anche alle aziende sotto i 15 dipendenti, alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, a una cassa integrazione che copra l’intero stipendio, a 1.200 euro mensili a chi non ha accesso agli ammortizzatori sociali.
Uno sciopero generale che doveva essere già stato indetto dalla CGIL del codardo Landini che aveva sempre dipinto Draghi come un interlocutore “serio e sensibile alle richieste sindacali”. I nostri compagni lo chiederanno nell’opposizione CGIL. Ma occorre una forte unità realmente anticapitalista e di classe, senza autocentrature, settarismi e pregiudiziali. Solo così la “battaglia generale contro il governo Draghi” sarà reale e conseguente.

9 giugno 2021