Sterminio di Stato e di Chiesa dei nativi indiani in Canada
Ritrovate le fosse comuni che confermano il genocidio avvenuto tra il 1863 e il 1998

 
La comunità dei Tk'emlúps te Secwépemc è un gruppo etnico di nativi indiani, stanziati da sempre nel sud della Columbia Britannica, nel Canada occidentale, precisamente nel distretto di Thompson-Nicola che ha come capoluogo la città di Kamloops.
Lo scorso 27 maggio il capo della riserva dove questa etnia è stanziata, Rosanne Casimir, ha diffuso nel sito ufficiale della comunità https://tkemlups.ca la notizia dettagliata del ritrovamento, in una fossa comune, delle ossa di 215 bambini vicino a quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School, un edificio che si trova in stato di abbandono da decenni nella città di Kamloops, che un tempo ospitava una scuola cattolica destinata all'educazione dei bambini e dei giovani nativi americani di quel territorio.
Rosanne Casimir ha parlato di una “perdita impensabile di cui si è parlato, ma che non era mai stata documentata ” specificando che “questi bambini scomparsi sono morti senza documenti, e alcuni avevano appena tre anni ”.
L'istituto, aperto nel 1890, rimase sotto il controllo dell'ordine religioso cattolico delle Suore Oblate di Maria Immacolata per 79 anni, fino sino al 1969, quando lo prese in carico il governo federale trasformandolo in residenza per studenti fino alla chiusura, nel 1978, e faceva parte di una grande rete di convitti obbligatori che, istituiti dal governo federale canadese nella seconda metà dell'Ottocento, furono in gran parte gestiti, su concessione delle autorità civili, dalla chiesa cattolica, e in misura minore dalla chiesa anglicana e da altre confessioni evangeliche, e in parte ancora minore restarono sotto il controllo delle istituzioni canadesi: nel periodo della loro massima espansione, tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, in Canada c'erano in totale 118 convitti, di cui 79 dipendenti direttamente dal Vaticano e il resto gestite da anglicani, evangelici e dall'autorità civile.
Quando le iscrizioni raggiunsero il picco, negli anni Cinquanta, la Kamloops Indian Residential School ospitava oltre 500 studenti.
 
La fossa comune
La macabra scoperta delle ossa, la prima in assoluto in Canada, è avvenuta tra aprile e maggio, quando si è svolta una campagna di scavi - con l'aiuto di georadar - promossa dai responsabili della riserva dei Tk'emlúps te Secwépemc, poiché da decenni si erano diffuse notizie circa la sparizione di tantissimi bambini e giovani che non facevano più ritorno alle loro famiglie dopo la permanenza forzata in tali strutture educative.
La notizia del macabro ritrovamento è stata subito diffusa in tutti i media canadesi e ha fatto subito il giro del mondo. Intervistato dalla televisione statunitense Cnn Harvey McLeod, il capo della riserva di Upper Nicola – la quale fa parte dello stesso consiglio tribale della riserva Tk'emlúps te Secwépemc – ha dichiarato di essere stato costretto alla fine degli anni Cinquanta ad abbandonare la sua famiglia per andare a frequentare la Kamloops Indian Residential School, e ricorda che “è stato così doloroso sentire finalmente dire ciò che noi pensavamo stesse accadendo in quel luogo ”, aggiungendo che per decenni lui e altri ex studenti, tutti nativi americani, si chiedevano che fine avessero fatto alcuni amici e compagni di classe spariti nel nulla. “A volte se ne andavano e non tornavano, eravamo felici per loro – ha proseguito McLeod - pensavamo che fossero scappati via ”. L'uomo ha anche rivelato che nella scuola, ancora gestito dalla chiesa cattolica, era stato vittima di “abusi fisici e sessuali ”.
Fu la Gradual Civilization Act, una norma varata dal parlamento canadese nel 1857, a prevedere l'istituzione sull'intero territorio del Paese nordamericano di convitti forzati per popolazioni native indiane, meticce ed eschimesi che vivevano entro i suoi confini, e a obbligare le famiglie a firmare un documento che trasferiva a tali istituti i diritti di tutela dei loro figli e dei beni dei deceduti. Nel 1933 fu poi approvata una norma federale, la Sterilization Law, che permetteva di far sterilizzare in maniera massiccia e pianificata qualsiasi ospite nativo delle scuole residenziali che non risultasse in buona salute fisica o psichica.
In Canada tra il 1863, anno in cui il sistema dei convitti forzati fu effettivamente realizzato, e il 1998, anno in cui l'ultimo fu chiuso, si calcola che non meno di 150.000 bambini appartenenti alle nazioni dei nativi indiani d'America furono strappati a forza alle famiglie e affidati all'estesa rete di convitti in parte gestiti direttamente dal governo canadese e in parte concessi in gestione a ordini religiosi, soprattutto cattolici. Vittime di una colonizzazione forzata che li riduceva in uno stato di semischiavitù, li privava non solo delle famiglie di origine ma anche di ogni riferimento ai loro usi, costumi e tradizioni per indottrinarli violentemente con i “sani” principi cattolici dei bianchi colonizzatori.
 
Colonizzazione forzata
In entrambi i casi questi fanciulli dovevano abbandonare a forza la loro madrelingua, le loro tradizioni e la loro cultura, con l'aggravante che le scuole religiose, soprattutto quelle cattoliche, dichiararono guerra ai culti tradizionali di quelle popolazioni, obbligando i piccoli ad abbracciare forzatamente il cattolicesimo romano, perpetrando così un vero e proprio genocidio culturale, ma non solo.
Una commissione nata nel 2008 per opera del governo federale - denominata Truth and Reconciliation Commission of Canada - ha lavorato per ben sette anni e ha pubblicato nel 2015 un dettagliato rapporto dove si è accertato che furono commessi per quasi un secolo e mezzo su bambini e bambine abusi di ogni tipo, fisici e morali, ed ha calcolato che almeno 4.100 di loro non tornarono mai a casa, ma si tratta di una stima parziale.
Il rapporto stima, basandosi su accurate ricerche storiche tra le quali un'inchiesta giornalistica del 1907 del quotidiano canadese Montreal Star, che nei primi decenni del sistema dei convitti forzati persero la vita almeno il 40% dei bambini e degli adolescenti internati fino ad allora.
Quindici anni più tardi, nel 1922, un filantropo, il dottor Peter Bryce che era peraltro un medico al servizio del dipartimento della Salute dell'Ontario, pubblicò un documentato rapporto, The Story of a National Crime: Being a Record of the Health Conditions of the Indians of Canada from 1904 to 1921 , nel quale denunciava che tra il 1904 e il 1921 un gran numero di bambini e adolescenti nativi indiani, maschi e femmine, erano deceduti in queste scuole, dove i livelli di mortalità erano compresi tra il 30% e il 60%. Il medico affermava nel suo testo che il personale scolastico sia dei convitti pubblici sia di quelli religiosi si era reso responsabile di sistematiche omissioni e falsificazioni nei registri mortuari dei bambini.
Gli attuali responsabili delle comunità indigene, che lamentano all'interno delle loro riserve un forte disagio sociale i cui sintomi sono tossicodipendenza, alcolismo e depressione, ritengono che gli abusi e le sopraffazioni subiti da bambini abbiano contribuito notevolmente ad alimentare gli aspetti problematici che affliggono tali società.
 
Assimilazione e schiavitù salariata
Tale tragedia non fu il frutto del caso, ma di una lucida politica delle autorità borghesi, le quali con il programma dei convitti obbligatori si ponevano l'obiettivo di assimilare le popolazioni native omologandole nella società nata con la colonizzazione europea. Si trattava di istituti dove soprattutto si insegnavano materie tecniche così da formare schiavi salariati, lavoratori con bassa specializzazione da impiegare nelle miniere e nell'industria del legname, un vero e proprio progetto mirato, finalizzato a ottenere operai pienamente assimilati e asserviti allo sviluppo del capitalismo del Paese nordamericano. E, come si è visto, i più deboli morivano, e soltanto i più forti alla fine resistevano per diventare, di fatto, schiavi di quello stesso sistema che aveva annientato la loro identità culturale vecchia di millenni.
La notizia del ritrovamento degli scheletri a Kamloops, peraltro tutt'altro che inaspettata, ha suscitato un'ondata di indignazione in tutto il Paese, tanto che è stata aperta dalle autorità una indagine giudiziaria al fine di cercare di identificare il periodo storico e la causa della morte dei bambini, e le indagini proseguiranno in collaborazione con l'ufficio del medico legale della Columbia Britannica, e il governo canadese ha garantito ogni sforzo affinché i poveri resti vengano salvaguardati e identificati.
Alla notizia del macabro ritrovamento hanno espresso indignazione sia il primo ministro canadese Justin Trudeau sia papa Francesco, ma si tratta di un'indignazione esternata oltre ogni ragionevole limite di tempo, perché tali abominevoli misfatti erano ben noti già nel 1907, nel 1922 e, più recentemente, nel 2015, ma nonostante tutto tali orrori sono proseguiti per decenni dopo la loro denuncia pubblica nell'indifferenza generale delle autorità civili (compresa quella del padre dell'attuale capo del governo, Pierre Trudeau, che fu primo ministro canadese quasi ininterrottamente dal 1968 al 1984) e di quelle ecclesiastiche. Entrambe tali autorità, laiche e religiose, sono corresponsabili di avere posto in essere un vero e proprio sterminio razziale, etnico e culturale di Stato e di Chiesa ai danni di innocenti.
 
Capitalismo, socialismo e minoranze nazionali
Negli stessi anni in cui era in pieno sviluppo nel Canada capitalista il sistema ignominioso dei convitti forzati che miravano a uno stravolgimento culturale ed etnico di tante popolazioni e a fare dei giovani nativi altrettanti futuri schiavi del sistema economico, le norme contenute negli articoli da 22 a 29 della Costituzione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, approvata il 5 dicembre 1936 dal Soviet Supremo e fortemente voluta da Stalin, si preoccupavano di garantire al massimo livello giuridico, quello costituzionale, la piena autonomia culturale e linguistica a decine di diversi gruppi nazionali.
In Canada i nativi americani e gli eschimesi erano fatti oggetto di trattamenti disumani anche e soprattutto in quanto appartenenti a razze diverse da quella dei colonizzatori, mentre l'articolo 123 della citata costituzione sovietica stabiliva in modo irreversibile che “ l’uguaglianza giuridica dei cittadini dell’URSS indipendentemente dalla loro nazionalità e razza, in tutti i campi della vita economica, statale, culturale e socio-politica, è legge irrevocabile. Qualsiasi limitazione diretta o indiretta dei diritti e, al contrario, qualsiasi attribuzione di privilegi diretti o indiretti ai cittadini in dipendenza della razza o della nazionalità alla quale appartengano, così come qualsiasi propaganda di settarismo razziale o nazionale, ovvero di odio e disprezzo, è punita dalla legge ”.
Le parole della solenne dichiarazione giuridica siano di monito che non è stato l'uomo bianco a condannare a morte tanti innocenti nativi americani insieme alle loro culture, ma il sistema politico ed economico capitalistico e colonialista e le sue abominevoli sovrastrutture istituzionali e religiose.

9 giugno 2021