Per associazione per delinquere
Marini, ex governatrice PD dell'Umbria, sarà processata
Stesso provvedimento per Barberini, ex assessore alla Sanità, Bocci, ex sottosegretario e segretario umbro del PD, Duca, ex direttore generale dell'azienda ospedaliera, Valorosi, ex direttore amministrativo dell'azienda

Il 20 gennaio l’ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, Pd, è stata rinviata a giudizio dal Giudice per l'udienza preliminare (Gup) di Perugia per associazione per delinquere nell'ambito del processo per i concorsi pilotati all’ospedale di Perugia.
Insieme a lei alla sbarra dovranno comparire anche l’ex assessore regionale alla Sanità Luca Barberini e l’ex sottosegretario e segretario umbro del Pd Gianpiero Bocci, entrambi finiti agli arresti quando il 12 aprile 2019 deflagrò l’inchiesta.
A processo anche l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera Emilio Duca e quello amministrativo Maurizio Valorosi.
Secondo la ricostruzione accusatoria, Marini e gli altri indagati si erano associati al fine di commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione “finalizzati alla manipolazione sistematica dei concorsi pubblici banditi dall’Azienda ospedaliera di Perugia e dall’Usl Umbria 1″ per “garantire la vittoria o il posizionamento ‘utile’ in graduatoria dei candidati ‘determinati dagli stessi associati'”. In particolare Marini, Barberini e Bocci – sempre secondo i Pubblici ministeri (Pm) – “creavano una vera e propria rete di sistema attraverso cui condizionavano gran parte dei concorsi pubblici” gestiti dall’Asl di Perugia e da altre aziende sanitarie umbre.
Non solo: “Impartivano le direttive attraverso i vertici aziendali di nomina politica, affinché i concorsi pubblici venissero manipolati a favore dei candidati indicati da loro stessi”.
Secondo l’accusa sono almeno 11 i concorsi truccati banditi dagli inizi del 2018 a metà dell’aprile 2019.
L’indagine, partita a fine 2017, ha svelato l’esistenza di un “sistema” clientelare in cui esisteva una “generalizzata disponibilità a commettere illeciti all’interno dell’azienda ospedaliera da parte di coloro che si occupano delle procedure di selezione”.
I posti da assegnare venivano decisi a tavolino dai boss del Pd locale ed erano tutti appannaggio dei raccomandati delle varie correnti che venivano favoriti nei punteggi e nelle prove d'esame a discapito degli altri candidati che non godendo di nessun padrino politico puntualmente venivano scavalcati in graduatoria.
L’inchiesta che portò tra l’altro alle dimissioni dell’allora presidente Marini, in un primo momento ‘salvata’ dal partito, e poi alle elezioni anticipate per la Regione Umbria, ha scoperchiato una vera e propria cupola politico-massonica piazzata ai vertici della sanità umbra per spartirsi i concorsi truccati in una regione dove il PD ha da sempre deciso la spartizione del potere e delle nomine.
In almeno tre occasioni, nelle intercettazioni captate dalla Guardia di Finanza e allegate agli atti d’indagine, i riferimenti alla massoneria sono espliciti. Non a caso la procura nella richiesta d’arresto di circa 500 pagine menziona gli “interessi clientelari” ma precisa: non si tratta solo di “matrice politica”.
Il fulcro del sistema corruttivo piddino in salsa umbra era Emilio Duca: “promotore e coordinatore degli altri associati — si legge nell’ordinanza di arresto — nella veste di direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia”.
Anche se Duca, sempre secondo gli inquirenti, non faceva altro che “eseguire le direttive impartite dalla classe politica locale, l’assessore regionale alla salute Barberini, la governatrice Marini e il segretario umbro dei dem Bocci”.
Un sistema corruttivo quanto cinico in grado di pilotare a favore dei propri raccomandati perfino i concorsi riservati alle categorie protette: disoccupati con una invalidità superiore al 45 per cento, non vedenti, sordi, gente vittima di un handicap permanente, che venivano puntualmente penalizzati in graduatoria per far posto ai “protetti della politica”.
Non a caso i Pm dipingono la sanità perugina come “un quadro avvilente di totale condizionamento agli interessi privatistici e alle logiche clientelari politiche”.

9 giugno 2021