Protesta organizzata dal “Movimento migranti e rifugiati”
A Napoli migliaia di lavoratori migranti in piazza chiedono la sanatoria

 
Redazione di Napoli
Giovedì 17 giugno, nella mattinata, vi è stata una bella e colorata manifestazione dei migranti a Napoli raccolti nel “Movimento migranti e rifugiati” per chiedere la creazione di un canale di emersione per chi è senza documenti. Migliaia - forse più di 2mila - hanno invaso Napoli chiedendo la sanatoria annunciata dall’ex ministro dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova, che voleva regolarizzare decine di migliaia di migranti e rifugiati, di cui circa 20mila risiederebbero nel solo capoluogo campano.
Il corteo si è mosso da piazza Garibaldi e si è diretto verso piazza Trieste e Trento per poi presidiare in piazza Plebiscito la prefettura napoletana, additata dai manifestanti come incapace di evadere le oltre 19mila domande presentate.
La manifestazione, oltre ad ottenere lo sblocco delle domande e della loro più veloce ammissione, impegnando l’ufficio immigrazione, ha chiesto alle istituzioni preposte che il permesso di soggiorno possa essere esteso anche ad altre categorie di lavoratori stranieri senza fermarsi soltanto ai braccianti, alle colf e alle badanti. Una tutela che è direttamente proporzionale all’ultima e inevitabile richiesta, ossia quella di tutela e accesso universale alla sanità pubblica e gratuita per tutte e tutti, cominciando dalla somministrazione dei vaccini.
“Non si può stare in Italia - ha affermato un manifestante - con ben 700mila lavoratori stranieri senza documenti: la sanatoria va estesa almeno a 220mila migranti che riteniamo essere regolari secondo le leggi”. Chi perde il lavoro è letteralmente perseguitato dalle “forze dell’ordine” che concedono al licenziato straniero un massimo di sei mesi per cercare un altro impiego, altrimenti viene qualificato come “clandestino”, con tutte le conseguenze negative del caso. Un altro manifestante ha chiarito che in un mercato come quello del quartiere di Gianturco, si lavora “come animali se non peggio” con 12 ore al carrello, 12 ore allo scaffale, 12 ore allo scarico, nessun contratto e, di conseguenza, ferie e straordinari sono una chimera. Uno sfruttamento capitalistico famelico che costringe a una vita d'inferno le lavoratrici e i lavoratori stranieri che lottano per riappropriarsi dei loro sacrosanti diritti, azzerati oppure scritti su carta ma in concreto negati dai governi e dalle istituzioni borghesi.

23 giugno 2021