Al vertice di Bruxelles con Biden
La Nato imperialista si riorganizza, prende nuove misure militari e aggiorna la strategia per contrastare la Cina e la Russia imperialiste
Riaffermato l'impegno a combattere il “terrorismo”, ossia i movimenti islamici antimperialisti, in particolare lo Stato islamico
L'articolo 5, che obbliga l'Alleanza atlantica a intervenire in difesa di uno Stato membro aggredito, verrà aggiornato per le minacce contro i satelliti e i cyber-attacchi

 
Al vertice di Bruxelles dell'Alleanza atlantica del 14 giugno scorso il presidente Biden ha preso saldamente in mano la guida della Nato imperialista che si riorganizza e prende nuove misure militari, sulla scia della analoghe iniziative avviate negli Usa dal Pentagono, e aggiorna la strategia per tenere sotto pressione e contenere la Russia di Putin ma soprattutto per preparare la controffensiva necessaria a contrastare anche militarmente la Cina nello scacchiere asiatico.

 

Contro i movimenti antimperialisti
La Nato non tralascia l'impegno oramai ventennale di combattere il “terrorismo”, ossia i movimenti islamici antimperialisti e in particolare lo Stato islamico, che tra le altre ha usato come argomento per innescare per la prima volta il pericoloso ricorso all'articolo 5, che obbliga l'Alleanza atlantica a intervenire in difesa di uno Stato membro aggredito, nel caso gli Usa con gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, e per lanciarsi nel nome della guerra al "terrorismo" fino in Afghanistan e successivamente in Iraq; la decisione di intervenire in Afghanistan con la missione Isaf fece cadere completamente i limiti geografici di intervento che oggi potranno essere di nuovo superati se la Nato vorrà lanciarsi nella regione Indo-pacifica, magari una volta trovato un accordo con l'altra alleanza militare a guida Usa che comprende India, Australia e Giappone, il Quad (Quadrilateral Security Dialogue), nato nel 2007 e rilanciato nel novembre 2017 da Trump per contrastare le mosse espansionistiche della Cina nella regione. Intanto la Nato rilancia gli obblighi dell'articolo 5, allargandolo alle minacce contro i satelliti e i cyber-attacchi da parte di Cina e Russia.
Se nel vertice del G7 chiuso il 13 giugno a Carbis Bay, in Cornovaglia, e nel successivo vertice Usa-Ue di Bruxelles Biden aveva rinserrato le file e preparato il contrattacco economico al socialimperialismo cinese, fino alla proposta tutta da costruire di una sorta di Via della Seta occidentale contrapposta a quella già avviata da Pechino, può viaggiare ancora più velocemente la risposta sul piano militare della cordata dell'imperialismo occidentale guidata dagli Usa grazie anche alle iniziative già messe in campo dalla Nato.

 

La sfida sistemica col socialimperialismo cinese
A partire dal vertice di Londra del 3 dicembre 2019 dove si indicava come primo compito il contrasto alla Russia, si dichiarava lo spazio come il quinto dominio operativo dopo terra, aria, mare e cyber, nella sfida militare con le potenze imperialiste concorrenti e infine, per la prima volta, compariva la questione della crescente influenza della Cina e la "sfida sistemica" che rappresentava per l'Alleanza. Al punto da avvertire nell'articolo 55: “Le ambizioni dichiarate e il comportamento deciso dalla Cina presentano sfide sistemiche all'ordine internazionale basato su regole e alle aree rilevanti per la sicurezza dell'Alleanza.”
Da allora “la Cina è in cima all'agenda della Nato”, come dichiarava il segretario Jens Stoltenberg che gestiva la messa a punto del rapporto “Nato 2030: united for a new era”, uniti per una nuova era. Tra le 138 raccomandazioni specifiche contenute nel rapporto abbiamo a suo tempo evidenziato il passaggio sulla Cina che anche se "attualmente non rappresenta una minaccia militare diretta per l'area euro-atlantica", ha "un'agenda strategica sempre più globale (..) sostenuta dal suo peso economico e militare", usa "la coercizione economica e la diplomazia intimidatoria ben oltre la regione indo-pacifca" e "a lungo termine è sempre più probabile che proietti la sua potenza militare a livello globale, anche potenzialmente nell'area euro-atlantica". Una sfida da affrontare anche con una partnership rafforzata della Nato con i Paesi del Pacifico, dal Giappone alla Corea del Sud, all'Australia, alla Nuova Zelanda e se possibile all'India. Le linee guida del rapporto approvate nel dicembre scorso sono arrivate al tavolo del vertice di Bruxelles per l'aggiornamento del ruolo militare ma anche politico della Nato e le ritroviamo nei passaggi importanti del comunicato finale.
La riunione di Bruxelles ha avuto il compito di "aprire un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche", partendo dai capisaldi del Trattato di Washington istitutivo della NATO e anzitutto dal pilastro bellicista dell'articolo 5 che definiscono i "tre compiti fondamentali della NATO: difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa", garantiti da "un'adeguata combinazione di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica".
La lista delle cosiddette "minacce multiformi" da affrontare segue il consueto percorso, dalle "azioni aggressive della Russia" al "terrorismo in tutte le sue forme", dagli "attori statali e non statali che sfidano l'ordine internazionale basato sulle regole" all'instabilità, creata da non si sa da chi, che genera ai confini dei paesi membri "la migrazione irregolare e la tratta di esseri umani". Chiudono la lista "la crescente influenza della Cina", con i 30 alleati imperialisti che assicurano che "impegneremo la Cina per difendere gli interessi di sicurezza dell'Alleanza", e le "minacce informatiche, ibride e asimmetriche, comprese le campagne di disinformazione con l'uso dannoso di tecnologie emergenti e dirompenti sempre più sofisticate" così come "i rapidi progressi nel campo dello spazio che stanno influenzando la nostra sicurezza".
Il lavoro avviato del vertice del 2019 a Londra e in particolare il progetto Nato 2030 affidato al segretario generale, ricordano i partner, hanno posto le basi del "nostro adattamento politico e militare in corso". Che al primo punto prevede l'impegno a "assicurare che la NATO rimanga flessibile ed efficace per condurre operazioni militari a sostegno della nostra sicurezza comune", ossia ad avere una macchina bellica ben oliata e pronta all'uso, per "garantire che i nostri eserciti possano operare efficacemente in pace, crisi e conflitto", con una Task force sempre pronta a entrare in azione con un preavviso di 30 giorni.

 

Riorganizzazione bellicista
Nella sua nuova dimensione politica la Nato dovrà migliorare la sua capacità di "contribuire a preservare e modellare l'ordine internazionale basato su regole in aree importanti per la sicurezza degli Alleati. Aumenteremo il nostro dialogo e la cooperazione pratica con i partner esistenti, anche con l'Unione europea, i paesi aspiranti e i nostri partner nell'Asia del Pacifico, e rafforzeremo il nostro impegno con i principali attori globali e altri nuovi interlocutori al di fuori dell'area euro-atlantica, anche dall'Africa, Asia e America Latina", sostengono i partner imperialisti che prefigurano un possibile intervento dell'alleanza militare su tutti gli scenari mondiali. E intanto la Nato ha agganciato la Colombia come partner in America Latina, ha accordi con la Mauritania per mettere bocca nella regione del Sahel, ha sviluppato rapporti di cooperazione con Tunisia e Giordania.
Il largo ordine del giorno del vertice includeva molti temi, persino quello sulla questione dell'impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza in merito al quale i partner Nato affermano che "accettiamo di ridurre significativamente le emissioni di gas serra dalle attività e dalle installazioni militari senza compromettere la sicurezza del personale, l'efficacia operativa e la nostra posizione di deterrenza e difesa". Basterebbe che spegnessero i motori di aerei, navi e carri armati impegnati nelle guerre a giro per il mondo e starebbero meglio i popoli oppressi e il pianeta.
L'aggiornamento e l'adattamento delle strutture militari e delle posizioni politiche alle novità dello scenario internazionale sarà registrato nel nuovo Concetto Strategico dell'Alleanza, al termine di una negoziazione condotta dal Segretario generale e sarà validato dal Consiglio in sessione permanente e approvato dai leader della Nato al prossimo vertice in Spagna nel 2022, assieme ai finanziamenti aggiuntivi fino al 2030 necessari per metterlo in pratica.

 

Russia sotto assedio
Nel frattempo, siccome "l'evoluzione del contesto di sicurezza ci impone sempre più di affrontare le minacce e le sfide attraverso l'uso di strumenti militari e non militari" i 30 partner si impegnano a tenere sotto assedio la Russia di Putin "rafforzando la nostra deterrenza e posizione di difesa, inclusa una presenza avanzata nella parte orientale dell'Alleanza", in Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e con il centro comando in Romania, in attesa di inglobare Georgia e Ucraina. Accusano la Russia di aver anche "intensificato le sue azioni ibride contro alleati e partner della Nato", inclusi "tentativi di interferenza nelle elezioni alleate e nei processi democratici (negli Usa, coi democratici che ritengono di aver perso contro Trump per colpa di Putin, ndr)". Con la Russia resta in piedi solo "un dialogo periodico, mirato e significativo al fine di evitare malintesi, errori di calcolo e escalation involontarie". Quella stessa base minima di dialogo che avrebbe chiuso due giorni dopo con una tregua il colloquio tra Biden e Putin a Ginevra, dopo una lunga serie di minacce e reciproci inviti a non superare quella linea rossa che avrebbe provocato bellicose reazioni. Biden ha un'altra priorità che si chiama Cina.
Una novità è presente nel capitolo sulla guerra al "terrorismo", ossia ai movimenti islamici antimperialisti e in particolare allo Stato islamico, in quella guerra che la Nato si è assunta il compito di condurre anzitutto in Afghanistan contro Al Qaeda e in Iraq e Siria contro lo Stato islamico, presente ancora con formazioni militari nel nord dell'Iraq e a Nangarhar, in Afghanistan. A Kabul la Nato si prepara a chiudere la missione Isaf, dopo la decisione del ritiro degli Usa, e si preoccupa di garantire il funzionamento dell'aeroporto internazionale della capitale, o meglio si appresta a lasciare il compito alla Turchia che si è offerta volontaria non per scaricare l'impegno dei partner della Nato ma per aggiungere un tassello alle sue ambizioni egemoniche locali. Erdogan considera l'Afghanistan un tassello dell'Asia Centrale a cui la Turchia è legata da antichi rapporti, in particolare con le etnie turcofone del nord del paese, e punta a farlo entrare nel "Consiglio turkico" creato nel 2009 su iniziativa del presidente kazako Nursultan Nazarbajev per riunire tutte le nazioni asiatiche con legami culturali ed economici con la Turchia ovvero Uzbekistan, Azerbaijan, Kyrgyzstan e lo stesso Kazakistan. La Nato non lascia invece a nessuno il compito di continuare anche attraverso i voli di sorveglianza dell'Airborne Warning & Control System (AWACS) le attività della "Coalizione globale per sconfiggere l'ISIS/Daesh", che guida in coppia con gli Usa attraverso gli incontri ministeriali che si svolgono periodicamente a Bruxelles. Al governo iracheno garantisce anzi un rafforzamento della "missione di consulenza e addestramento" delle forze armate di Baghdad.

 

Si amplia il guerrafondaio articolo 5
Un aggiornamento della missione Nato è illustrato nei capitoli che riguardano "minacce e sfide da parte di attori statali e non statali che utilizzano attività ibride", ossia un insieme di attacchi convenzionali o terroristici, comprese le campagne di disinformazione, per fini destabilizzanti delle istituzioni o criminali, contro le minacce informatiche, contro "gli attacchi verso, dallo o all'interno dello spazio" che rappresentino "una chiara sfida alla sicurezza dell'Alleanza". In caso di guerra ibrida, di attacco informatico e al cyberspazio libero, aperto, pacifico e sicuro il vertice Nato annuncia una risposta sulla base dell'articolo 5, come nel caso di un attacco armato che allarga fisicamente il terreno di competenza della guerra della Nato allo spazio e virtualmente alla rete.
Il documento dedica un capitolo alla sfida sistemica della Cina che "sta rapidamente espandendo il suo arsenale nucleare con più testate e un numero maggiore di sofisticati sistemi di consegna per stabilire una triade nucleare", si riarma a una velocità superiore a quella degli Usa e "sta inoltre cooperando militarmente con la Russia, anche attraverso la partecipazione ad esercitazioni russe nell'area euro-atlantica". Preoccupati "per la frequente mancanza di trasparenza e l'uso della disinformazione" da parte di Pechino i partner della Nato chiedono "alla Cina di mantenere i suoi impegni internazionali e di agire responsabilmente nel sistema internazionale, compresi i domini spazio, cibernetico e marittimo, in linea con il suo ruolo di grande potenza". Invitano Pechino al dialogo dove possibile, come nella lotta al cambiamento climatico, tra due fra i maggiori inquinatori del pianeta ma intanto mettono nero su bianco che "stiamo lavorando insieme come un'Alleanza e con partner che la pensano allo stesso modo, in particolare con l'Unione Europea, per proteggere le infrastrutture critiche, rafforzare la resilienza, mantenere il nostro vantaggio tecnologico" sulla rivale. E intanto gli Usa spostano uomini e mezzi militari dagli scenari mediorientali a quelli asiatici.
Nella nuova veste che comprende anche la politica, la Nato si dice impegnata persino nella prevenzione della violenza sessuale correlata ai conflitti e a favore dell'uguaglianza di genere, contraria alla corruzione e al "cattivo governo" che "minano la democrazia, lo stato di diritto e lo sviluppo economico", come se non fossero parte integrante delle istituzioni borghesi. E in ultimo afferma di tenere alla "sicurezza umana" anche per le popolazioni nelle aree di conflitto o di crisi e si impegna "a garantire che vengano compiuti tutti gli sforzi per evitare, ridurre al minimo e mitigare qualsiasi potenziale effetto negativo sui civili derivante dalle nostre missioni o attività, come sottolineato nella nostra Politica per la protezione dei civili", cancellando con una faccia di bronzo imperialista senza pari le centinaia di migliaia di vittime civili sepolte sotto le bombe della sua guerra al "terrorismo" in Iraq e Afghanistan. Questo è il vero volto della Nato imperialista che sotto la direzione degli Usa di Biden volge il suo sguardo guerrafondaio contro le rivali imperialiste Cina e Russia.
Questa è la Nato alla quale il presidente del consiglio Mario Draghi ha assicurato nel suo intervento al vertice che "l'Italia sostiene pienamente le decisioni odierne di avviare, attraverso la NATO 2030, un processo di ulteriore adattamento per il prossimo decennio e di aggiornamento del Concetto Strategico 2010", compresa l'indicazione di "guardare a tutte le direzioni strategiche, dalla regione indo-pacifica a un focus costante sull'instabilità della regione mediterranea", il pallino dell'imperialismo italiano.

23 giugno 2021