Hanno aderito anche Adl Cobas, Usb e Cub-Trasporti
Sciopero nazionale della logistica indetto dal SiCobas
Gravissimo a Novara: ucciso sindacalista durante un picchetto

Il 18 giugno i lavoratori della logistica hanno scioperato 24 ore nel quadro della mobilitazione organizzata inizialmente dal solo SiCobas, il sindacato che in pochi anni ha raggiunto una grande rappresentatività in questo settore, specie nei maggiori poli logistici situati nel Nord Italia.
Successivamente allo sciopero hanno aderito i sindacati Adl Cobas e Usb, tanto che dopo il primo appello lanciato dal SiCobas, successivamente e giustamente si è ritenuto necessario stilare un nuovo comunicato congiunto con le firme delle tre organizzazioni sindacali. Infine è arrivata anche l'adesione di Cub-Trasporti, seppur con un proprio testo di indizione.
Un fatto degno di nota quello dell'aggregazione di più sindacati di base, da salutare positivamente, perché la frammentazione delle sigle non confederali, che rappresentano tanti lavoratori combattivi, ha portato spesso al sovrapporsi di scioperi di ridotte dimensioni, che a volte sono sembrati perfino in contrapposizione tra loro.
Lo sciopero nazionale, come recitava il comunicato, è stato indetto “contro i licenziamenti nel magazzino FedEx di Piacenza, contro l'uso padronale di squadracce armate per fermare gli scioperi, contro il sistema degli appalti, contro lo sblocco dei licenziamenti, per il riconoscimento di pieni diritti sindacali”.
Queste rivendicazioni sono il riflesso del clima di tensione, ricatti e sfruttamento che caratterizzano il settore, dove anche la criminalità organizzata agisce impunemente. Una realtà fatta di grandi multinazionali che realizzano enormi profitti, appoggiandosi a cooperative spurie (ovvero false, di comodo) che utilizzano contratti pirata o quelli più famigerati (firmati anche da Cgil-Cisl-Uil) come il “multiservizi” e i “servizi fiduciari” con paghe di 3-4 euro l'ora e nessun diritto.
Racconta Tiziano Loreti del SiCobas Bologna in un'intervista a il Fatto Quotidiano, come fino a poco tempo fa le condizioni nel settore erano schiavistiche: “In molte cooperative si lavorava 14-15 ore al giorno a 700-800 euro e i facchini dormivano in macchina o direttamente nel magazzino. Oltretutto chi svolge questo pesante lavoro è in buona parte di origine straniera e, a causa della legge Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno ad un impiego in Italia, subisce un pesante e costante ricatto.
Grazie alle mobilitazioni dei lavoratori e del SiCobas “si è passati adesso in molti magazzini ai 9 o 10 euro l'ora, stipendi da 1300 euro al mese previsti dal gradino più basso del contratto nazionale trasporti e logistica, che salgono anche a 1.800 – al netto dei premi di produzione – per chi ha maggiori qualifiche ed esperienza”, mentre gli orari sono stati ridotti a limiti umanamente sopportabili.
Ci sono questi numeri, la difesa di diritti acquisiti con fatica, la battaglia contro i licenziamenti alla FedEX e contro il contratto bidone della logistica firmato dai confederali, dietro la nuova ondata di proteste e scioperi organizzati in tutta Italia dal SiCobas e dagli altri sindacati, a cui i padroni della logistica rispondono con la violenza fascista e antioperaia assoldando manganellatori e guardie private che hanno assalito i picchetti e aggredito i lavoratori, come avvenuto davanti ai magazzini FedEx di San Giuliano Milanese, di Tavazzano di Lodi e di Piacenza.
Violenza tollerata dalle “forze dell'ordine” del governo del banchiere massone Draghi, che entrano in azione solo per intimidire chi lotta per i propri diritti, di chi, mentre difende la dignità dei lavoratori, contribuisce a combattere l'evasione, anche totale, di chi pagava a nero, e ad allontanare dai magazzini personaggi collusi con la malavita. Ma la “legalità” riconosciuta da governo e padroni è solo quella di poter sfruttare il più possibile.
Proprio durante lo sciopero della logistica del 18 giugno, mentre una miriade di picchetti si svolgevano in tutta Italia, una notizia drammatica e sconvolgente oscurava questa bella giornata di lotta. Davanti ai magazzini Lidl di Briandate, in provincia di Novara, un tir forzava il blocco dei cancelli organizzato da parte dei lavoratori e schiacciava, uccidendolo, Adil Belakhdim. coordinatore della sede di Novara e membro del coordinamento nazionale del SiCobas.
Un assassinio del tutto simile a quello di Abd El Salam, travolto da un tir durante uno sciopero organizzato da Usb nel 2016. Nei suoi ultimi messaggi sui social Adil invitava i lavoratori a partecipare allo sciopero del 18 e alla manifestazione di Roma del giorno successivo contro lo sblocco dei licenziamenti, contro il governo Draghi e la repressione violenta delle lotte, a cui ha partecipato anche il PMLI.
Un crimine antioperaio e antisindacale che ricade in primo luogo sui padroni schiavisti e assassini decisi a reprimere con ogni mezzo le lotte dei lavoratori, con il benestare del governo del capitalismo, della grande finanza e dell'Unione Europea imperialista di Draghi, che non ha perso tempo a mostrare il suo vero volto antioperaio, repressivo e forcaiolo.
Un crimine che non può essere ridotto alle gesta sconsiderate di un folle isolato, perché l'autista è allo stesso tempo vittima e carnefice di un sistema capitalistico dove il profitto vale più della stessa vita umana. Un crimine che ha trovato terreno fertile in questo clima di violenza organizzata contro i lavoratori, non solo della logistica, e i sindacati più combattivi, con il lasciapassare e la connivenza del governo.

23 giugno 2021