Il 14 giugno, per la sicurezza sul posto di lavoro
Sciopero dei porti italiani promosso da Usb

È stato il primo sciopero nazionale del personale indetto dal Coordinamento Porti del sindacato USB Lavoro Privato sul tema più attuale che mai delle morti nei posti di lavoro e per la sicurezza nei porti del nostro Paese. I portuali hanno scioperato in tutta Italia con alte adesioni. Presidi e blocchi organizzati nei porti di Trieste, Genova, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Piombino e Carrara.
Tutti i settori lavorativi sono investiti da questa escalation di morti, aumentata anche in un anno in cui alcune attività, a causa Covid, hanno subito un rallentamento. Due terribili morti nel giro di un mese hanno acceso i riflettori sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro negli scali portuali italiani: Natalino Albano, di 49 anni, è deceduto a causa di una caduta nella banchina del porto di Taranto il 29 aprile, e Matteo Leone, di 34 anni, è stato ucciso da un carrello nel porto di Salerno il 26 maggio.
Due morti che potevano e dovevano essere evitate, che non sono casuali ma sono figlie del progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori che ha determinato un deciso peggioramento delle condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche negli scali marittimi, per i padroni la sicurezza viene vista solo come un costo da ridurre, mentre le figure deputate al controllo hanno sempre meno strumenti per intervenire.
Le merci devono viaggiare veloci, la competizione tra porti e tra imprese per la ricerca del maggior profitto si impongono sui diritti del lavoro, con una spinta continua a lavorare più in fretta e senza badare troppo alle norme sulla sicurezza. Poi c’è la precarietà diffusa che aumenta le condizioni di ricatto, in un contesto dove spesso non manca solo un salario dignitoso ma anche la certezza di poter tornare a casa la sera.
Una situazione che negli anni si è aggravata sempre di più a causa delle politiche di privatizzazione dei porti italiani (che sono di proprietà pubblica) e di deregulation della gestione del lavoro negli scali portuali portata avanti dallo Stato centrale, dalle Regioni e dall'Unione Europea. Una politica che viene confermata anche nel Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza (PNRR) del governo guidato dal banchiere massone Draghi. Vanno in questa direzione la liberalizzazione degli appalti e l'inserimento di alcune norme specifiche che favorirebbero i grandi armatori nell'utilizzo della propria manodopera (in gran parte sottopagata e non specializzata) per la movimentazione merci, a discapito dei portuali.
La riuscita di questo sciopero conferma la voglia di riscatto di una categoria che da anni subisce attacchi continui e arretramenti senza una vera risposta organizzata e unitaria su tutto il territorio nazionale. I lavoratori portuali negli ultimi mesi hanno dato prova di grande determinazione e sensibilità, con scioperi e blocchi organizzati spontaneamente o dai sindacati, sia di base che confederali. Ricordiamo le iniziative contro la deregolamentazione dei rapporti di lavoro nei porti e contro il traffico di materiale bellico verso Arabia Saudita e Israele che utilizzano le armi contro i popoli dello Yemen e della Palestina.

23 giugno 2021