Seconda Conferenza nazionale dei comunisti e delle comuniste
Lavoriamo uniti per il programma minimo di classe
Smascherata la proposta di ricostituzione del vecchio PCI revisionista e riformista di Gramsci
Panzarella: Il partito della rivoluzione socialista in Italia esiste già ed è il PMLI. Uniamoci contro il governo Draghi e gli attacchi padronali contro i lavoratori

Il 19 giugno sulla piattaforma GoogleMeet si è tenuta la seconda Conferenza nazionale on line dei comunisti e delle comuniste per elaborare un programma minimo di classe che prevede alcune proposte ancora in via di di definizione fra cui il salario minimo di classe, la creazione di coordinamenti di lavoratori, ricostituzione dei Consigli di fabbrica e dei lavoratori sul modello dei soviet.
All'iniziativa hanno parte circa una trentina di compagne e compagni collegati da varie città e regioni d'Italia.
L'ordine del giorno dei lavori è stato suddiviso in tre parti. Nella prima parte dei lavori, a cui sono stati riservate ben due delle tre di tempo a disposizione, sono stati affrontati i temi inerenti agli "Aspetti economici della crisi attuale del capitalismo" gli "Aspetti ideologici della crisi attuale del capitalismo" e la "Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro" approfonditi nei rispettivi interventi introduttivi dai compagni Ascanio Bernardeschi, economista marxista e redattore de La Città Futura, che ha analizzato “le fondamenta della crisi capitalistica attuale e il tentativo operato dal Capitale di ristrutturarsi ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici”; dalla compagna Alessandra Ciattini, già docente di Antropologia Culturale alla Sapienza e all'Università Popolare A. Gramsci, che ha trattato “gli aspetti ideologici della crisi attuale che puntano a passivizzare le masse con alcuni accenni al problema delle disuguaglianze e dei cosiddetti piani di recupero e resilienza”; e dal compagno Riccardo Antonini, membro del collettivo Unione di Lotta per il Partito Comunista che ha affrontato le tematiche della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro legandoli al problema della repressione, della rappresentanza e del neo-corporativismo.
La seconda parte dei lavori, 15 minuti in tutto, è stata riservata all'illustrazione delle relazioni elaborate dai tre gruppi gruppi di lavoro sulla scuola, pubblica amministrazione e metalmeccanici-industria, tenute rispettivamente dai compagni Marco Beccari, Ciro Rinaldi e Maurizio Biena. E infine poco meno di tre quarti d'ora riservati al dibattito.
Moderatore della Conferenza il compagno Pasquale Vecchiarelli del Collettivo Politico La Città Futura che ha introdotto i lavori riassumendo i punti principali di discussione affrontati nelle precedenti riunioni a partire da giugno 2020 intorno al Programma minimo d'azione che si intende realizzare.
La parola è quindi passata al responsabile lavoro del PCI, Giorgio Langella, il quale in merito alla repressione delle lotte dei lavoratori Lodi, Prato Novara ha detto che si tratta di una guerra fra poveri “che ci mette gli uni contro gli altri, lavoratori contro lavoratori. I padroni e il governo ci guardano mentre noi ci massacriamo... Noi dobbiamo invece unire i lavoratori e le lavoratrici. Fondamentale è la rappresentanza dei lavoratori” non a livello sindacale “non bisogna creare un nuovo sindacato” ma con un nuovo progetto politico, ossia la ricostituzione del vecchio PCI revisionista e riformista di Gramsci.
Nella seconda parte della Conferenza i compagni Francesco Cori e Ciro Rinaldi, dato il pochissimo tempo a disposizione, si sono limitati a riassumere i documenti elaborati dai rispettivi gruppi di lavoro. Mentre il responsabile del gruppo di lavoro metalmeccanici-industria, Maurizio Biena, dopo una breve autocritica “perché come gruppo non siamo riusciti a riunirci e non abbiamo fatto un grande lavoro. Non siamo riusciti a coinvolgere nessuno perché non basta la propaganda social” ha denunciato che “siamo in un clima fascista, cosa aspetta Landini a indire uno sciopero generale” ma alla fine anche lui ha rilanciato l'idea che “I comunisti devono tornare in parlamento, perché lì si fanno le leggi e si difendono i diritti dei lavoratori”.
Anche negli interventi successivi, la proposta di ricostituzione del vecchio PCI revisionista e riformista di Gramsci è stata ripresa e rilanciata più volte in particolare dai compagni Renato Caputo, Adriano Fagni e Michele Russo. Quest'ultimo in particolare ha chiuso il suo intervento affermando: “Fate come vi pare ma dateci questo partito comunista e riportateci nelle istituzione e in parlamento”.
Subito dopo è intervenuto il compagno Franco Pazarella il quale, dopo aver
solidarietà e sostegno ai lavoratori selvaggiamente picchiati dai padroni, ai familiari e ai compagni del Si.Cobas per l'efferato assassinio del giovane sindacalista Adil Belakdim, ha stroncato l'idea di riesumare il vecchio PCI affermando fra l'altro: “Non sono assolutamente d'accordo con alcuni interventi che mi hanno preceduto che paventano il progetto di rifondazione di un nuovo o vecchio partito comunista.
Prima di tutto perché è una strada vecchia e fallimentare, già percorsa nel recente e remoto passato, che non porta da nessuna parte.
In secondo luogo perché gli attuali partiti comunisti non hanno nessuna voglia di sciogliersi e di confluire in un nuovo partito comunista.
Terzo e più importante motivo perché il partito comunista o meglio il partito autenticamente comunista l'unico che ha nel proprio programma la conquista del potere politico attraverso la rivoluzione proletaria, l'instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del socialismo in Italia; c’è già ed è il PMLI.
Pertanto, se qualcuno non lo ritiene tale, prima di lanciare nuove proposte, dovrebbe quantomeno confrontarsi col PMLI, provare a “smascherarlo” e eventualmente dimostrare il contrario.
Questa è una regola fondamentale che vale sempre e si estende anche a tutti gli altri partiti che si ritengono comunisti”.
Nel suo intervento, che pubblichiamo a parte, perché per mancanza di tempo e a causa di una connessione un po' ballerina non ha potuto svolgere per intero, il compagno ha fra l'altro denunciato la natura capitalistica, imperialista, atlantista, europeista, antioperaia e repressiva del governo Draghi, e ha invitato tutti i Partiti con la bandiera rossa e la falce e martello perché si incontrino al più presto per concordare una linea unitaria antidraghiana e le relative iniziative per applicarla, nonché per elaborare un progetto per una nuova società.
La Conferenza è stata chiusa con due brevi precisazioni dei compagni Vecchiarelli, il quale ha messo in secondo piano l'idea di un nuovo/vecchio PCI ritenendo molto più importante in questa fase “continuare a vedersi per discutere, fare un'analisi di classe comune e sviluppare un'azione di lotta comune sulla base del programma minimo di classe riassunto in precedenza”; e del compagno Langella che ha precisato: “non è questo il momento storico che ci permette di portare avanti l'idea di un nuovo PCI. Creiamo l'unità dei comunisti per organizzare cosa fare domani e lasciamo da parte per ora le discussioni ideologiche”.

23 giugno 2021