Guidata dagli Usa di Biden
L'Italia di Draghi partecipa alla grande esercitazione militare in Africa
Una conferma dell'interesse dell'imperialismo italiano nel continente africano

 
Il 7 giugno ha avuto inizio un'importante esercitazione militare sotto la guida del Comando africano degli Stati Uniti (AFRICOM) e delle Forze Armate reali marocchine, denominata African Lion 21, che si svolgerà per una decina di giorni con la partecipazione di soldati e mezzi, oltre a quelli di Usa e Marocco, di Italia, Gran Bretagna, Olanda, Brasile, Canada, Tunisia, Senegal e con la presenza di osservatori militari di una trentina di Paesi di Africa, Europa e America.
Sono circa 8.000 i soldati, con 67 velivoli, 21 da combattimento e 46 da supporto aereo, e 200 mezzi corazzati che partecipano a una delle maggiori esercitazioni militari organizzate da AFRICOM e che si svolge nelle aree terrestri e navali di Marocco, Tunisia e Senegal. Questo tipo di manovre si svolgono ogni anno dal 2007, salvo lo scorso anno causa pandemia, ma per la prima volta mette alla prova la nuova struttura di comando unificata delle forze terrestri americane di Europa e Africa varata lo scorso novembre per risparmiare sui costi e per rendere più agile il movimento delle truppe nei due scenari ritenuti inestricabilmente collegati. La African Lion 21 è collegata quindi alla Defender-Europe 21 in corso in Europa per contrastare, secondo il comando Usa, la "malefica attività in Nord Africa ed Europa Meridionale e l'aggressione militare avversaria", dalle formazioni antimperialiste subsahariane alla presenza e alla crescente influenza di Russia e Cina.
Alle manovre guidate dagli Usa di Biden l'Italia partecipa con mezzi e soldati ma anche come base logistica del comando a Vicenza della Task Force dell’Esercito Usa e dei mezzi parcheggiati a Camp Darby e spostati attraverso il porto di Livorno.
Le principali manovre si svolgeranno in diverse aree della regione Nordafricana e soprattutto in Marocco, tra Agadir, Tiznit, Tan Tan, Mahbes, Tafraout, Benguérir e Kenitra, e per la prima volta anche a Mahbes, a circa 50 chilometri dal confine con l’Algeria, e quasi 100 da Tindouf, la roccaforte del Fronte Polisario che rivendica la sovranità sulla regione del Sahara Occidentale occupata illegalmente dalle truppe di Rabat e che proprio recentemente è tornato a far sentire la sua voce per la costituzione della Repubblica Sahrawi, riconosciuta da oltre 80 Stati dell’Onu. Rabat si fa forte dello svolgimento delle esercitazioni militari e sottolinea che così "Washington riconosce la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale". Un riconoscimento degli Usa e di tutti gli altri paesi che vi partecipano, Italia compresa, mentre per la prima volta si è sfilata la Spagna, attaccata da Rabat per aver dato spazio al Fronte Polisario.
Il legame tra Washington e Rabat si è recentemente consolidato. A fine 2020 l'ex presidente Usa Donald Trump aveva riconosciuto la rivendicazione marocchina nei confronti del Sahara Occidentale in cambio del riconoscimento degli Accordi di Abramo e l'avvio delle relazioni diplomatiche formali col regime sionista. L'intesa politica era definita in un piano della durata decennale, fino al 2030, per migliorare la capacità di una rapida azione militare comune e seguiva l'accordo militare dell'ottobre 2020 che portava gli Usa al ruolo di principale fornitore di armi del Marocco.
L'imperialismo americano stringeva i legami col Marocco sotto la presidenza di Trump e non sembra modificarli con Biden perché il paese può diventare una base di intervento nella regione subsahariana, nella regione del Sahel dove è fortemente impegnato l'imperialismo Ue sotto la spinta della ex potenza coloniale francese e la partecipazione convinta dell'imperialismo italiano. Il governo Draghi, con la partecipazione alla missione Barkane a guida francese e la partecipazione regolare alla manovre Usa, non esita a giocare più partite contemporaneamente pur di mantenersi un posto in prima fila al tavolo imperialista della spartizione del controllo di parti del continente africano e a sgomitare fra i concorrenti imperialisti sempre più numerosi, a partire dalla Turchia del fascista Erdogan entrata di prepotenza nella guerra in Libia.
 

7 luglio 2021