Conte si sfila all'ultimo momento per “motivi personali”
Grillo si incontra con l'ambasciatore cinese in Italia mentre apre il G7
Chiaro dissenso verso la politica atlantista di Draghi

 
L'11 giugno scorso era stato annunciato un incontro nel tardo pomeriggio a Roma presso l'ambasciata cinese, tra Giuseppe Conte, Beppe Grillo e l'ambasciatore cinese Li Junhua.
L'incontro si è poi tenuto, ma l'ex premier Conte all'ultimo momento ha deciso di non partecipare, ufficialmente per "motivi personali", in realtà per le feroci polemiche esplose conseguenti a questa iniziativa che va contro le linee di politica estera del governo Draghi, politica estera imperialista e interventista che poggia su due gambe: l'atlantismo e la Ue imperialista.
La contraddizione tra Usa-Ue da una parte e il socialimperialismo cinese alleato della Russia dall'altra si riflette quindi e non da oggi nella politica italiana, con la Cina di Xi che estende la sua influenza nel nostro paese a livello finanziario e ha quindi bisogno come il pane di politicanti borghesi nostrani accondiscendenti per estendere il suo dominio economico, politico e militare anche nel nostro Paese.
In aperto dissenso con l'atlantismo e l'europeismo di Draghi Grillo ha voluto piuttosto ricollegarsi a quella politica sviluppata dal governo Salvini-Di Maio di sostegno alla nuova Via della Seta per curare gli affari dell'imperialismo italiano. Culminata poi nel 2020 con la firma di quello che Di Maio salutava con queste parole: “L’intesa firmata a Roma con Xi Jinping ha dato un grande sviluppo alle relazioni bilaterali ed è anche un’apertura di credito, la Via della Seta vale più dei soli investimenti e dei commerci e qui a Shanghai ho detto chiaramente ai cinesi che ci aspettiamo ancora di più e che i nostri due Paesi non sono mai stati così vicini”.
Non è in discussione la forte vicinanza di Grillo con l'imperialismo Usa (a parte i finti propositi anti-Ue e antieuro, sbandierati in campagna elettorale e poi rimangiati), tant'è che si spellò le mani dopo dell'elezione a Presidente del fascista Trump mentre non si contavano i "pellegrinaggi" di esponenti del M5S all'ambasciata Usa a Roma. Pur di ritagliare nuovi spazi all'imperialismo italiano, costui conta di giocare col fuoco socialimperialista cinese senza scottarsi. E ciò risponde agli interessi diretti e indiretti di potentati economici e gruppi industriali italiani che hanno un forte interscambio commerciale e industriale con il socialimperialismo cinese. Ecco qual è il nocciolo della vicenda. Dietro il termine di "multilateralismo" costoro sperano di creare nuovi spazi di manovra e nuovi affari ai loro gruppi economici.
 
Certo non può essere un caso questo incontro, anzitutto per i tempi in cui si è svolto, all'apertura del G7, poi lo dimostra lo stesso atteggiamento del trasformista e arciopportunista Conte, che si è defilato solo all'ultimo momento per non aprire un altro fronte di polemiche interne. Al punto da spingere alcuni esponenti M5S come Ferrara a dichiarare: "è una realtà (la Cina) da cui non possiamo e non desideriamo prescindere", pur senza stravolgere "il posizionamento geopolitico del nostro Paese, la nostra amicizia privilegiata con Stati Uniti e i nostri partner europei".
Occorre che il fronte unito antimperialista compia un salto di qualità nella lotta senza quartiere contro il governo del banchiere massone Draghi al servizio dell'imperialismo italiano, della Ue imperialista e dell'atlantismo, e lotti con pari forza contro il socialimperialismo cinese e i suoi servi come Grillo o come il falso comunista e imbroglione Rizzo, che cerca in ogni modo di accreditare il socialimperialismo di Xi come se fosse la stessa cosa della Cina socialista di Mao.
 

7 luglio 2021