Documento dell'Ufficio politico del PMLI
La posizione del PMLI sul movimento antiglobalizzazione
 
Pubblichiamo qui di seguito la Introduzione e il capitolo conclusivo del Documento dell'Ufficio politico del PMLI, datato 16 settembre 2001. Chi vuole leggere integralmente questo interessante Documento può trovarlo in Documenti del Partito marxista-leninista italiano, vol. 3, pagg. 81-93, stampato in occasione del 30° Anniversario della fondazione del PMLI.
 
Il PMLI, sotto la personale e costante direzione del Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, si è fin qui mosso in modo tempestivo ed efficace rispetto all'emergere del movimento antiglobalizzazione, non facendosi trovare né impreparato né in ritardo nell'afferrare fin dai suoi esordi le sue potenzialità e indirizzare e mobilitare, in base alle conoscenze, i mezzi e le forze limitate di cui dispone, l'azione dell'intero Partito al suo interno.
Attraverso "Il Bolscevico" e le indicazioni della Commissione centrale di organizzazione sono stati forniti gli strumenti politici e organizzativi per far sì che le nostre istanze e i nostri compagni fossero fin da subito calati con una chiara linea politica e con adeguati accorgimenti tattici in questa nuova realtà.
Tutto ciò, in particolare, ci ha permesso la qualificata e forte partecipazione del Partito alla grandiosa manifestazione internazionale contro il G8 del 21 luglio a Genova, dove la nostra delegazione nazionale, con a capo il compagno Simone Malesci e vicecapi i compagni Denis Branzanti e Antonella Casalini, ha potuto brillare per le sue parole d'ordine antimperialiste e internazionaliste, per il coraggio, la determinazione, la combattività, unità e disciplina proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste che certo non possono essere sfuggite ai sinceri antimperialisti che hanno avuto la possibilità di vederci all'opera come di sicuro non sono sfuggite al governo del neoduce Berlusconi e alle sue "forze dell'ordine" che hanno con premeditazione caricato lo spezzone di corteo dove erano presenti i marxisti-leninisti.
Ora si tratta di fornire al Partito ulteriori strumenti di conoscenza e intervento concreto per il proseguimento del lavoro all'interno del movimento che sta muovendo ancora i primi passi e che se non verrà soffocato in culla dall'attuale direzione riformista, trotzkista e cattolica, può avere le potenzialità per crescere e svilupparsi nei mesi avvenire.
(...)

La nostra azione nel movimento
Mentre si riempie la bocca di "contaminazione" e di "interferenza culturale e politica", l'attuale direzione del movimento antiglobalizzazione quando si tratta di dar voce ai marxisti-leninisti passa repentinamente, come un qualsiasi partito borghese, governativo e anticomunista, alla politica del catenaccio, dell'ostruzionismo, del sabotaggio e dell'isolamento pur di impedirci di far giungere la nostra voce e le nostre parole d'ordine all'interno del movimento e degli organismi di massa. Arrivando persino ad attaccarci subdolamente, come hanno fatto i dirigenti di Rifondazione per la penna di Ramon Mantovani su "Liberazione" del 9 agosto, stravolgendo completamente le nostre posizioni.
Dobbiamo porci il problema di come aggirare e rompere questo catenaccio e far giungere così la nostra linea ai giovani e alle masse antimperialiste in lotta. Abbiamo già numerose prove che quando i giovani e le masse riescono a entrare in contatto con noi, le nostre posizioni, le nostre parole d'ordine, il nostro stile di lavoro e di lotta attirano la loro simpatia e il loro interesse, e il consenso degli elementi più avanzati meno influenzati dai falsi nemici della "globalizzazione" e più aperti al confronto.
Anzitutto occorre premettere che il movimento antiglobalizzazione non è il "movimento dei movimenti", come sostiene la pseudo-teorica femminista Naomi Klein e come ripetono i pappagalli Bertinotti e soci. Cioè esso non è il movimento che abbraccia tutti gli altri, li dirige e di fatto li esaurisce. Per noi il movimento antiglobalizzazione è uno dei movimenti con il quale il movimento operaio e sindacale, in primo luogo, il movimento dei disoccupati, il movimento studentesco, e tutti gli altri movimenti delle masse devono ricercare un'alleanza, una unità d'azione sulla base di rivendicazioni e obiettivi comuni e con il quale sostenersi e appoggiarsi l'un gli altri.
Questo significa che il nostro lavoro politico e di massa non può e non deve concentrarsi ed esaurirsi esclusivamente all'interno di questo nuovo movimento. Per noi è fondamentale continuare a lavorare negli altri movimenti, e in primo luogo in quello operaio e sindacale, dei disoccupati e studentesco. Si tratta di stabilire, da parte di ciascuna istanza, le priorità, in base alle condizioni e alle situazioni concrete in cui ci troviamo a operare, allo spazio e alle forze materiali e umane che abbiamo a disposizione.
La parola d'ordine da tenere a mente nel nostro lavoro politico, come ha indicato il 4° Congresso, è "Studiare, concentrasi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare".
Anche là dove il lavoro nel movimento antiglobalizzazione non ha la priorità, non dobbiamo comunque lasciarci sfuggire l'occasione di partecipare ad assemblee e manifestazioni nazionali e locali e in quelle sedi intervenire e diffondere il nostro materiale affinché la linea antimperialista del Partito giunga comunque in qualche modo alle masse.
Là dove abbiamo la forza e le condizioni per fare un lavoro politico e di massa specifico all'interno del movimento antiglobalizzazione dobbiamo elaborare dei programmi e organizzarsi di conseguenza.
Si tratta innanzitutto di studiare attentamente la linea del Partito e le tematiche che vengono affrontate all'interno del movimento. Fondamentali a questo riguardo sono i discorsi del compagno Scuderi "Mao e l'imperialismo" e "Mao e le due culture", pronunciati in occasione delle commemorazione di Mao del 1996 e di quest'anno, il Rapporto al 4ø Congresso nazionale del Partito, nonché il nostro Programma d'azione nelle parti che trattano i temi in discussione nel movimento. A questi documenti si accompagnano gli interventi de "Il Bolscevico" che via via aggiornano e approfondiscono la nostra posizione e le posizioni delle altre correnti politiche.
Dobbiamo assumere nel movimento una posizione di punta, di avanguardia, facendo però bene attenzione a non sopravanzare di molto la coscienza media delle masse con cui operiamo. Mai dobbiamo confondere quelli che sono i compiti strategici del Partito con quelli del movimento antiglobalizzazione.
Il nostro scopo in ogni movimento è quello di unire la sinistra, conquistare il centro e isolare e battere le posizioni arretrate e di destra. In quest'ambito facendo perno sulla democrazia diretta e sull'Assemblea generale, il Partito deve praticare un'abile e intelligente politica di fronte unito verso la sinistra del movimento cercando di unire tutte quelle forze che, pur non marxiste-leniniste per ideologia, cultura, appartenenza organizzativa, concordano con la linea e le parole d'ordine antimperialiste del Partito, con le sue proposte politiche e organizzative. E vanno soprattutto ricercati il dialogo, il confronto e la collaborazione con la base del PRC, del PdCI e dei DS, con i giovani dei centri sociali che in generale rappresentano la componente politicamente più avanzata e più ricettiva verso la linea antimperialista del Partito. Ma anche con settori delle masse cattoliche che non solo sono particolarmente sensibili alla lotta antiglobalizzazione, ma, come hanno dimostrato nel passato, sono sensibili e conquistabili alla causa del socialismo.
Allo scopo di spezzare il cordone sanitario che i dirigenti neorevisionisti, trotzkisti e movimentisti ci tengono intorno, occorre agire con intelligenza tattica. Per esempio promuovendo incontri separati, per scambi di informazioni, consultazioni e confronti con i vari partiti, gruppi o organizzazioni che operano nel movimento e che sono disposti al dialogo con i marxisti-leninisti. Pensiamo a sezioni di Rifondazione o dei centri sociali, ma anche a organizzazioni e gruppi cristiani, cattolici e del volontariato. Si tratta di tentare di far cadere gradualmente la pregiudiziale antimarxista-leninista e far affermare il diritto del nostro Partito allo stesso spazio e trattamento delle altre correnti politiche che operano, più o meno alla luce del sole, ma inevitabilmente, nel movimento.
Questo lavoro diplomatico e tattico sarà certamente tanto più efficace quanto più riusciremo a crearci una nostra base di massa che è un nostro obiettivo primario in ogni movimento e organismo di massa in cui operiamo.
Attualmente non ci pare ci siano le condizioni per una nostra adesione al Forum sociale italiano in via di costituzione. Sembra ormai chiaro, in base anche alle dichiarazioni rilasciate da Agnoletto a conclusione del consiglio dei portavoce del Genoa Social Forum riunito a Bologna il 9 e 10 settembre scorsi, che questo organismo nazionale nascerà come distaccamento del Forum sociale mondiale di Porto Alegre che viene ormai presentato come una sorta di "Internazionale antiliberista". Una "Internazionale" sostanzialmente egemonizzata dalla socialdemocrazia internazionale e in particolare europea, sia nella sua versione di destra, riformista, che di "sinistra", trotzkista, e la cui guida sembra destinata a essere affidata a Marcos che, abbandonato il passamontagna e disarmato il suo esercito in Chiapas, ora è pronto a indossare giacca e cravatta per il ruolo di leader politico pacifista e non-violento.
Altro discorso sono i Forum sociali locali rispetto ai quali tatticamente, là dove vi sono le opportunità e le condizioni, e dove ne abbiamo la forza, abbiamo interesse ad aderire e a partecipare.
Anche per quanto riguarda il nostro lavoro nel movimento antiglobalizzazione dobbiamo impugnare le nostre coordinate del lavoro politico e di massa e agire di conseguenza. Dobbiamo sempre tenere presenti quali sono gli elementi costitutivi della nostra linea di massa, ossia: avere fiducia nelle masse, aver cura dei loro interessi, mettersi alla loro testa, partire dalle loro esigenze e non dai nostri desideri, tener conto del loro attuale livello di coscienza, avere un corretto metodo di direzione, praticare una larga politica di fronte unito.
Coi maestri vinceremo!
 
L'Ufficio politico del PMLI
Firenze, 16 settembre 2001