Venezia
La polizia di Draghi manganella i manifestanti contro il G 20
Contusi 10 manifestanti, una attivista fermata

 
Da mercoledì 7 a domenica 11 luglio, in una Venezia blindata e soffocata da uno spiegamento di 1.500 agenti e militari, droni, motoscafi e elicotteri senza precedenti, si è tenuto il G20 dell'Economia, l'ennesima kermesse imperialista che segna un nuovo passo di avvicinamento al Summit vero e proprio di Roma in autunno, alla quale hanno preso parte i ministri dell'economia e finanza e i governatori delle banche centrali degli Stati membri, e altre 43 delegazioni dei Paesi invitati.
 

A 20 anni dal G8, la Venezia anticapitalista in piazza
“Il G20 rappresenta gli Stati con le economie più ricche a livello planetario e pretende di ricondurre il mondo a quel sistema neoliberista che ha eliminato i diritti dal suo vocabolario, costruendo un divario sempre maggiore tra ricchi e poveri, svilendo ogni processo democratico. Lo strumento che il G20 propone è quello della finanza che ha garantito solo profitti per pochi a scapito dei diritti di molti. Dietro a formule come ‘transizione ecologica’, si nasconde un tentativo di rilanciare l’economia fossile, investendo ancora più miliardi in grandi opere inutili e dannose. Ma questa non è la soluzione. È il problema”.
Così ha spiegato Anna Clara Basilicò di “We Are Tide”, un insieme di movimenti nato a Venezia ma non esclusivamente per questo summit, bensì per tornare in piazza in tutte le altre città italiane nelle quali si svolgeranno gli incontri dei potenti del mondo, fino a giungere alla conferenza di Glasgow sul clima. Al movimento hanno aderito tantissimi gruppi, movimenti e associazioni, fra i quali Fridays for Futures, No Grandi Navi, No TAV, Non Una di Meno, Stop Biocidio Campania, oltre a Centri sociali, sindacati e a qualche partito.
“We are tide” ha proposto la propria piattaforma dal titolo “Noi siamo la marea, voi siete solo (G)20”, dichiarando di accettare ogni forma di espressione e di lotta di ciascuna forza aderente, secondo i propri obiettivi e le proprie peculiarità. Un documento generico ma interessante, nel quale si lega l'economia reale all'ambiente, che dà voce ai 2 miliardi di persone al mondo che non hanno assistenza sanitaria, accesso all’acqua potabile e nessuna voce in questo summit. Il movimento denuncia inoltre ingiustizie sociali come l’1% più ricco della popolazione che possiede metà della ricchezza globale, oppure quella che vede i Paesi industrializzati che insieme costituiscono appena il 10% del mondo, responsabili di oltre metà delle emissioni climalteranti.
Una piattaforma ampia e per lo più condivisibile, alla quale manca solo un ultimo ma fondamentale passaggio, e cioè quell'alternativa reale rappresentata dal legare le battaglie ambientali e economiche alla lotta di classe per il socialismo.
 

I manganelli di Draghi si abbattono sulla protesta
Sicuramente il frazionamento del summit in tanti vertici svolti in altrettante città ha complicato la realizzazione di grandi manifestazioni nazionali; tuttavia il movimento ha realizzato numerose iniziative, ben organizzate e partecipate, seppur le manifestazioni fossero state vietate in tutta Venezia per ragioni di sicurezza.
La prima di queste si è tenuta l'8 luglio quando una cinquantina di manifestanti del movimento internazionale Extincion Rebellion hanno raggiunto l'area di confine con la zona rossa incollandosi al pavimento e alle transenne di demarcazione, poi, con musica e cori, hanno denunciato il fallimento dei governi che condanna le popolazione ad un futuro di fame, guerre, migrazioni e siccità.
L'iniziativa più importante in risposta al summit della finanza mondiale si è svolta nel pomeriggio di sabato 10, quando oltre milleduecento manifestanti hanno raggiunto le fondamenta delle “zattere” al grido di “Giustizia sociale, giustizia climatica e welfare per tutti”, dove era previsto un presidio pacifico, per poi proseguire in corteo nel tentativo di violare la zona rossa e raggiungere l'arsenale.
Ai piedi del ponte dell'Accademia però ad attenderli c'era un folto schieramento di polizia in assetto antisommossa che ha caricato ripetutamente lo spezzone fino a farlo arretrare, nonostante la compatta resistenza dei manifestanti che hanno risposto con lancio di bottiglie, fumogeni e fuochi artificiali.
Dopo il fermo di un manifestante, il corteo è rientrato alle Zattere dove ha continuato a presidiare le fondamenta; un gruppo di Exinction Rebellion invece ha gettato vernice rossa sul ponte di Calatrava per “denunciare l'avidità dei governi, la tragedia che aspetta l'umanità e la violenza di un summit chiuso che decide sulla vita delle persone”. Iniziative anche di altri gruppi animalisti che hanno affrontato il tema degli effetti dello sfruttamento animale sulla crisi climatica e ecologica e i rischi che la distruzione degli oceani comporta.
 

Con la controriforma fiscale il G20 blinda i profitti delle multinazionali
La protesta è stata vivace e coraggiosa, realizzata proprio mentre negli storici palazzi dell'Arsenale, i potenti del mondo hanno ratificato l'accordo che centotrenta paesi Ocse su 139 hanno siglato poco più di una settimana fa, riguardante l’introduzione di un’aliquota minima globale (il 15%) di tassazione sui profitti delle multinazionali.
È innegabile che la progressiva riduzione del prelievo fiscale in tutto il mondo abbia impoverito l'economia pubblica, l'occupazione, lo stato sociale e i salari, e allo stesso tempo aumentato la povertà e ingrassato a dismisura i profitti del grande capitale; basti pensare al reale paradosso secondo il quale 55 tra le più grandi aziende Usa tre le quali Nike, Hp e Fedex, hanno pagato zero dollari di tasse nell’ultimo anno pur ricevendo oltre 3 miliardi in forma di crediti di imposta
In realtà questa controriforma sulle tassazioni degli alti profitti che secondo i suoi promotori – su tutti gli USA di Biden – servirebbe a rendere vani i cosiddetti “Paradisi fiscali”, finisce per legalizzare una corsa verso il minimo in quanto il 15% proposto è, per capirsi, a un passo dall'imposta di un Paese come l'Irlanda (12,50%) che ha anch'essa un sistema economico basato sulla competizione fiscale al pari di altre zone “franche”.
L’altro “pilastro” della controriforma è un sistema che permetterebbe di condividere una parte del gettito tra tutti i paesi in cui una multinazionale opera, vende e realizza profitti, e non solo come accade adesso, nel Paese nella quale produce che solitamente è a tassazione ridicola. Ma, si sa, i governi borghesi rappresentano e tutelano il capitale, ed ecco infatti che basta poco per trovare l'inganno; Londra, ad esempio, fulcro della finanza britannica e internazionale che già gode di regimi giuridici e fiscali privilegiati e dalla quale dipendono buona parte dei paradisi fiscali (isole Cayman, Bermuda ecc.) tutti ex domini della corona inglese, otterrebbe uno status particolare che consentirebbe alle banche internazionali qui residenti – praticamente tutte quelle d'affari – di non applicare le nuova aliquota.
Significativo anche che gli Stati Uniti chiedano che con l’entrata in vigore dell'accordo siano eliminate le web tax che una trentina di paesi, tra cui anche l'Italia, applicano oggi a colossi web come Facebook o Google; infatti, secondo alcune stime, da questa riforma i colossi statunitensi potrebbero persino guadagnare, finendo per pagare meno tasse di quanto non facciano oggi.
Insomma, tanto fumo nel confondere le idee per preservare questo o quell'interesse specifico del capitalismo nazionale in un contesto globale, ma poco è l'arrosto, e infatti il quadro d'uscita conferma un caposaldo del marxismo-leninismo, e cioè la fondamentale questione del potere politico che oggi è saldamente nelle mani del grande capitale industriale e finanziario, esercitato ai propri fini per mezzo dei suoi burattini da strapazzo seduti sulle comode poltrone dei parlamenti nazionali e continentali.
Al movimento We Are Tide, che sosterremo convintamente, e ai manifestanti che hanno contestato il cartello criminale del G20, va il nostro appoggio anticapitalista e antimperialista incondizionato e la nostra solidarietà militante.

14 luglio 2021