Intervento di Erne Guidi all'Assembea nazionale Rete Genova 2021
Dobbiamo imparare dallo spirito di rivolta delle giornate genovesi del luglio 2001 per opporci e combattere strenuamente il governo Draghi

Pubblichiamo l'intervento integrale del compagno Erne Guidi all'Assemblea nazionale della Rete Genova 2021 del 19 luglio. Il compagno, a causa della riduzione dei tempi concessi, ha dovuto tenere un intervento tagliato in più parti.
 
Care compagne, cari compagni,
amiche e amici,
vi porto il saluto militante del Partito marxista-leninista italiano aderente da subito alla “Rete Genova 2021”. Vi ringraziamo per aver organizzato questa importante Assemblea sul Ventennale del G-8 di Genova, “Genova 2021. Un altro mondo è necessario”, e rispondiamo positivamente alla vostra domanda generale. Sì, il PMLI è disponibile “a costruire un percorso di convergenza, per dare più forza e più senso ai conflitti, alle lotte, alle alternative di sistema, per rendere più visibile e credibile una contro-narrazione e un nuovo paradigma di società, e a costruire una prima tappa di questo percorso con una grande mobilitazione in autunno”.
Chi tra di voi nel 2001 ha partecipato alle manifestazioni di Genova contro i signori del G8 ha sperimentato sulla propria pelle cosa significano in realtà la libertà e la democrazia borghesi. Chi non era a Genova e vuole ancora sapere quali erano la libertà e la democrazia rappresentate al tempo dal neoduce Berlusconi lo domandi al martire antimperialista Carlo Giuliani, che onoriamo con commozione e riconoscenza, avrà una risposta illuminante. Quella stessa libertà e democrazia che sono presenti oggi sotto il governo Draghi.
Ricorderemo sempre le giornate dal 19 al 22 luglio 2001 a Genova, per lo straordinario successo della mobilitazione nazionale e internazionale che furono la miglior risposta di massa al terrore della dittatura fascista aperta sparso da Berlusconi, Fini e Scajola nel capoluogo ligure. Al pari, ricorderemo sempre la generosità degli antifascisti genovesi, che accolsero, aiutarono, sottrassero ai pestaggi e ai lacrimogeni i manifestanti e la stessa nostra delegazione del PMLI. "Un bagno di sangue provocato dalle 'forze dell'ordine' del governo assassino del neoduce Berlusconi" fu la tempestiva e corretta definizione che il 20 luglio, giorno stesso dell'assassinio del giovane antimperialista, usò l'Ufficio politico del PMLI per stigmatizzare la mattanza di Genova individuandone chiaramente i mandanti politici e chiedendo al governo Berlusconi "responsabile di tali crimini, dopo aver creato uno stato di guerra nella città di Genova" di dimettersi immediatamente. Non avremmo mai voluto vedere il volto di boia di Berlusconi, che ad appena un mese dall'insediamento, oltraggiava Genova medaglia d'oro della Resistenza, scatenando una repressione di aperto fascismo, degna del ventennio mussoliniano per violenza omicida messa in campo dagli occupanti i seggi governativi e parlamentari. Una repressione contro i manifestanti premeditata a tavolino, con l'apporto di servizi segreti e politicanti dal passato di manganellatori mirata a "spezzare le reni" al movimento antiglobalizzazione che per la sua vastità e il carattere oggettivamente antimperialista, era in grado di compiere azioni contro il neoliberismo e la "globalizzazione", infliggendo danni all'imperialismo rappresentato dai signori del G8 di Genova.
Oggi, a venti anni di distanza, dobbiamo imparare dallo spirito di rivolta delle giornate genovesi del luglio 2001 per opporci e combattere strenuamente il governo Draghi. Il proletariato e le masse lavoratrici e popolari non hanno nulla da guadagnare dall'avvento di questo governo, sostenuto da un’indecente ammucchiata della destra e della “sinistra” borghesi, che ha già ampiamente dimostrato di essere al servizio del capitalismo, della grande finanza e dell'UE imperialista.
Stando così le cose il proletariato e le masse lavoratrici e popolari devono stare decisamente all'opposizione del governo Draghi e continuare a praticare la lotta di classe come unica e irrinunciabile arma per difendere i loro diritti, lottare per l'occupazione, i contratti, gli aumenti salariali e la tutela della salute. In sostanza per difendere gli interessi del popolo contro gli interessi della classe dominante borghese. Come hanno fatto i lavoratori della Fedex-TNT di Piacenza, S. Giuliano Milanese, Peschiera Borromeo, della Texprint di Prato, dei portuali di Genova, dei lavoratori dell’Alitalia, della Miliardo Yida in provincia di Alessandria, che per settimane hanno o stanno ancora stoicamente ed esemplarmente presidiando i cancelli dei loro stabilimenti, respingendo come un sol uomo i manganelli e i lacrimogeni della polizia e i criminali assalti delle squadracce dei vigilantes assoldate dai padroni, difendendo le proprie conquiste e i propri diritti. In un caso anche a costo della stessa vita, come è avvenuto per il compagno Adil Belakhdim di fronte ai cancelli del magazzino Lidl nel novarese. Purtroppo a distanza di vent’anni si ripresentano anche i martiri: nel 2001 Carlo Giuliani, nel 2021 Adil Belakhdim. Entrambi volevano una società migliore ed entrambi hanno pagato con la vita.
Come stanno facendo i 422 dipendenti della GKN di Campi Bisenzio alle porte di Firenze, i 152 della Giannetti nel modenese e i 340 della Whirpoll di Napoli, prime vittime sacrificali del criminale sblocco dei licenziamenti deciso dal governo e avallato dai sindacati confederali collaborazionisti. Dobbiamo far nostro questo loro coraggio di opposizione e di classe, iniziando con l’appoggiare lo sciopero nazionale del 18 ottobre convocato unitariamente da tutti i principali sindacati di base, di classe e combattivi. A cui dovrebbero aderire anche i sindacati confederali, e tutti insieme organizzare una grande manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.
Come l'esperienza insegna il problema è che finché esisterà il capitalismo, ad ogni governo della borghesia che cade da destra e non da sinistra sotto i colpi delle masse, ne arriva sempre uno peggiore, ancor più antipopolare e liberista. Per questo, oggi, da questa assise occorre inviare un messaggio forte e concreto: non un minuto vada perso, lottiamo uniti contro il governo Draghi per difendere gli interessi del popolo e abbattere il capitalismo.
Con questo spirito di classe noi marxisti-leninisti italiani appoggiamo qualunque decisione unitaria di questa Assemblea tesa a ricordare e rilanciare lo spirito, la combattività e gli obiettivi di Genova 2001.
Uniamoci per ottenere giustizia sulla mattanza del G8 del 2001 nelle strade di Genova, alla Diaz e a Bolzaneto, nonché sull’uccisione di Carlo Giuliani; per combattere la repressione delle lavoratrici e dei lavoratori e delle masse popolari in lotta; per il diritto di manifestazione e di sciopero anche durante la pandemia, provocata dal capitalismo e dall’imperialismo; per l’abolizione dei decreti Salvini; per combattere il capitalismo, l’imperialismo, il fascismo, il razzismo, l’omotransfobia; per combattere il regime capitalista e neofascista italiano e il governo del banchiere massone Draghi che lo sostiene e ne amministra gli interessi. Se le forze di Genova 2021 vogliono lasciare un segno nella storia della lotta di classe in Italia, devono unirsi per combattere il capitalismo e il governo Draghi e per ricercare una intesa per cambiare l’Italia, che per noi marxisti-leninisti vuol dire conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato.
Incontriamoci quindi per concordare una linea unitaria antidraghiana e le relative iniziative per applicarla, nonché per elaborare un progetto per una nuova società.
Prendiamo esempio dalle e dai combattenti antimperialisti di Genova 2001.
Viva la Rete Genova 2021.
Grazie.

21 luglio 2021