Scheda
Il movimento dei talebani

 
Con la partenza degli ultimi occupanti imperialisti da Kabul il 30 agosto si chiude una fase della storia dell'Afghanistan segnata dalla guerra più lunga dell’epoca contemporanea, 20 anni di resistenza per la liberazione del paese dalla coalizione imperialista a guida Usa. Senza andare a rimorchio della propaganda imperialista che in Afghanistan come in Iraq ha sviluppato una narrazione a suo uso e consumo a supporto della guerra e dell'occupazione militare che per certi aspetti è presa per buona anche a sinistra, vedi Il Manifesto trotzkista che inizialmente non ha digerito la vittoria dei talebani e si dispera per la loro vittoria, proviamo a ricostruire una sintetica storia sulla nascita e la composizione del movimento dei talebani.
Ricordando anzitutto che l’Afghanistan confina con Iran, Pakistan, le ex repubbliche sovietiche del Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan e con la Cina. Una posizione che lo ha reso un importante crocevia dell’Asia centrale e un composito mosaico etnico e culturale dalla maggioranza dei pashtun, alle minoranze di hazara, tagiki e uzbeki. E oggetto delle mire coloniali degli imperialisti inglesi, sconfitti due volte fino alla cacciata definitiva nel 1919, e dello zar russo ma invasi dalle truppe del socialimperialismo sovietico il 24 dicembre 1979.
Il movimento talebano nasce, col contributo anzitutto del Pakistan e altri paesi del Golfo a partire dal 1994, nelle zone rurali a stragrande maggioranza pashtun della provincia meridionale di Kandahar. Il paese è in pieno caos per gli scontri tra la decina dei principali clan etnici e regionali comandati dai cosiddetti signori della guerra, dopo il conflitto terminato il 15 febbraio 1989 col ritiro delle forze del socialimperialismo sovietico cacciate dalla resistenza dei mujahiddin, appoggiata strumentalmente dagli Usa. Il capo religioso del movimento era il mullah Mohammed Omar, un veterano della guerra contro le truppe di Mosca nel gruppo dei mujaheddin Ḥarakat-i Inqilab Islami (Movimento della Rivoluzione Islamica). Il nome talebano significa studente e molti dei membri del movimento avevano studiato in scuole religiose in Afghanistan e nel confinante Pakistan come il leader Omar.
La guerra civile fra le fazioni dei mujaheddin per il controllo della Repubblica Islamica dell'Afghanistan apriva la strada ai talebani che conquistarono Kabul il 27 settembre 1996 mettendo in fuga l'allora presidente Burhanuddin Rabbani e il controllo di quasi tutto il paese proclamando la nascita dell’Emirato islamico. Restavano fuori dal loro controllo un angolo abitato da tagiki nella valle del Panshir e una zona nelle province nord-orientali controllata dall'Alleanza del Nord, dei clan di Ahmed Shah Massoud e Abdul Rashid Dostum. Il figlio di Massoud è uno dei riferimenti odierni degli imperialisti per combattere i talebani.
L'emirato venne riconosciuto a livello internazionale solo da Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Resterà a difenderlo solo il Pakistan quando gli Usa, dopo gli attentati dell11 settembre 2001, chiederanno l'estradizione di Osama bin Laden. Il governo di Kabul rifiutava e subito subiva l'aggressione imperialista che iniziava il 7 ottobre 2001 e neanche un mese dopo, il 13 novembre, i talebani erano cacciati dalla capitale col contributo dei signori della guerra Massoud e Dostum.
I talebani si raggrupparono nelle zone di confine tra Afghanistan e Pakistan dove riusciranno a riorganizzarsi e in pochi anni, nel 2006, saranno in grado di combattere nuovamente contro gli occupanti e l'esercito del governo fantoccio con un primo nucleo di miliziani di poco più di 10 mila unità.
Il principale centro della resistenza diventava la Shura di Quetta, un'organizzazione militante composta dai leader dei gruppi talebani costituita nel 2001, nella città pachistana della provincia del Belucistan da cui prende il nome, quella presso il confine con la provincia di Kandahar. I primi componenti sono stati dieci comandanti veterani dei gruppi della zona meridionale del paese ma i componenti triplicheranno nel 2003 per allargare la presenza ai comandanti di altre regioni. È diretta dal mullah Omar fino alla sua morte resa nota nel luglio 2015; il successore, il Mullah Ahtar Mansour, era ucciso dai colpi di un drone americano in territorio pachistano il 21 maggio 2016 e prontamente sostituito il 25 maggio dall'attuale leader, Haibatullah Akhundzada, già capo del sistema di giustizia del movimento e primo vice di Mansour. Suoi vice erano eletti Sirajuddin Haqqani e Muhammad Yaqoob che rappresentano posizioni poitiche e aree geografiche diverse.
Nel dibattito all'interno della Shura di Quetta il mullah Mansour si era sempre dichiarato fortemente contrario a qualsiasi negoziato con il governo fantoccio di Kabul. Così come Serajuddin Haqqani leader delle formazioni della regioni sud e est della capitale, entrato fin dalla sua creazione nell'organizazione di Quette ma che ha anche tenuto rapporti con le formazioni di Al Qaeda e dello Stato islamico; sono le sue milizie quelle entrate a liberare Kabul prima ancora dell'arrivo di quelle meridionali guidate dal Mullah Baradar, il capo politico che ha condotto i negoziati per l'accordo di Doha del 2020 e che metterà in piedi il prossimo esecutivo, dopo che ha incontrato il primo presidente fantoccio Karzai rimasto a Kabul. Baradar si è fatto otto anni a Guantanamo, arrestato a Karachi in una operazione congiunta dei servizi pachistani e americani nel febbraio 2010 e liberato nel 2018 per poter partecipare al negoziato di Doha. Favorevole al negoziato con gli Usa e il governo fantoccio di Kabul è stato anche l'altro vice, il Mullah Yaqub, figlio del Mullah Omar, attualmente capo delle operazioni militari e responsabile finanziario del gruppo.
La figura che ha mediato tra le diverse posizioni e le necessità di rappresentanza delle formazioni meno numerose a livello territoriale e etnico, come i talebani tagiki del nord-est e quelli uzbeki del nord-ovest, è Haibatullah Akhundzada un religioso ritenuto capace di costituire quell'anello di congiunzione tra la vecchia guardia combattente che si era raccolta attorno al Mullah Omar e i comandanti più giovani. Capace di rappresentare le diverse anime della resistenza talebana e capace di gestire i rapporti coi primi protettori pachistani, sponsor per un certo periodo anche della concorrente Shura di Peshawar che cercava di coalizzare la resistenza nelle regioni dell'est dell'Afghanistan e condizionare la componente principale di Quetta. E di passare senza scossoni dai primi finanziatori sauditi ai nuovi sponsor Cina, Russia, Iran, Tuchia e Qatar. La cordata imperialista concorrente degli Usa che cerca in ogni modo di condizionare il futuro dell'Afghanistan sostituendosi all'imperialismo occidentale.

1 settembre 2021