Fuggi fuggi generale dal partito del neopodestà De Magistris
“DemA” in mille pezzi
Gli ormai ex arancioni candidati con Manfredi, Bassolino e Maresca

Redazione di Napoli
Un vero e proprio terremoto ha sconvolto il partito del neopodestà di Napoli Luigi De Magistris, “DemA”, un fuggi fuggi generale dovuto alle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre a Napoli e alla corsa alle candidature per le sospirate poltrone. Buona parte degli alti papaveri “arancioni” non solo hanno deciso di non appoggiare la candidatura di Alessandra Clemente a sindaco di Napoli, ma hanno cambiato casacca per vestire l'usato sicuro delle altre coalizioni del regime neofascista, sponsorizzando Bassolino, Manfredi e chi, addirittura saltando sul carro del “centro-destra”, Maresca.
Sta di fatto che il gruppo del narcisista e megalomane ex magistrato, che aspirava a trasformare DemA in un'alternativa nazionale per competere alle prossime elezioni politiche, si è sfasciato dando la stura ai peggior opportunisti, voltagabbana e avventurieri. Tutto si è consumato in agosto con il braccio destro dell’ex pm, l’ormai vicesindaco e responsabile del fallimentare assessorato all’ambiente, Raffaele Del Giudice, che prima si dimetteva “per ragioni personali” e poi cambiava clamorosamente casacca sostenendo il “centro-sinistra” e la candidatura PD di Manfredi: “la città è isolata, serve un cambio di rotta” le parole che così confermava che a Napoli tutto vi è stato fuorché la “rivoluzione” cianciata per anni dal pinocchio De Magistris. Del Giudice dovrebbe altresì farsi una severa autocritica su come ha gestito l’ambiente a Napoli: non raggiungimento del 70% come raccolta differenziata, a stento il 30%, fallimento del “porta a porta” (mai decollato), invio dei rifiuti all’estero senza che la filiera si concluda in Italia con costi altissimi per le masse che sono costrette a pagare la tassa sui rifiuti più alta tra le città capoluogo.
Tra le colonne di DemA spunta un’altra transfuga candidata addirittura nella casa del fascio con l’ex pm Catello Maresca, Daniela Villani, già assessore al Mare nella giunta antipopolare arancione, cui si aggiunge l’ex capetto dei tassisti, Ciro Langella (che ebbe la delega ai Trasporti non in linea dall’ex pm), anche lui candidato con il “centro-destra”. Sempre nelle liste del “centro-destra” doveva addirittura comparire il nome di un altro “pezzo da novanta” arancione come Francesco Chirico, vicinissimo a De Magistris, ma che ha invece optato per Manfredi. L’ex assessore e commissario dell’Abc, la società pubblica dell’acqua, Sergio D’Angelo, dopo aver annunciato la candidatura a sindaco, veniva risucchiato nelle liste di Gaetano Manfredi (PD), così come il falso comunista Ciro Borriello, attuale assessore allo Sport, e Roberta Gaeta, titolare di un altro assessorato fallimentare come quello del Welfare, dove pesa, tra le altre cose, la pessima gestione dei campi rom a Napoli e soprattutto nelle periferie.
A rinfoltire le fila del candidato sindaco e rinnegato del comunismo Bassolino ci pensavano l’attuale assessore ai Trasporti (dimissionario e vicino ai Verdi), Marco Gaudini, che non ha saputo gestire bene il caos strade a Napoli e i lavori in tempi rapidi per il ripristino della Galleria Vittoria, e un altro trasformista come Gaetano Troncone, sostenitore della “rivoluzione arancione” e ipercritico avversario di De Magistris con un video dove annuncia l’appoggio a Bassolino e sottolinea i demeriti della giunta uscente.
Mentre è in silenzio imbarazzante la candidata a sindaco Alessandra Clemente, pronta è stata invece la risposta di De Magistris, candidato a governatore della Calabria, proprio in pieno agosto: “Non porterò rancore per qualche piccola persona che si è offerta al mercato della politica affaristica per tre soldi. Si passa alla storia per i valori che si posseggono, che non si comprano al mercato, si rimane invece omuncoli se si va con il cappello in mano per salire sul carro del potere per il potere”.
Misera fine di un progetto riformista borghese bollato fin dal principio da noi marxisti-leninisti come fallimentare al pari delle politiche della giunta antipopolare uscente. Le masse popolari abbiano chiaro e limpido come l’unica scelta per punire queste coalizioni della destra e della “sinistra” del regime neofascista sia quella dell’astensionismo per delegittimare le istituzioni locali in camicia nera e i loro lacchè.

8 settembre 2021