Il fascista Alviti prima appoggia Bassolino, poi Manfredi
Una squallida campagna elettorale a Napoli
Il M5S, dilaniato dagli scontri interni, si spacca e attacca Fico e Conte

Redazione di Napoli
La campagna elettorale napoletana si sta distinguendo come non mai per una squallida messinscena dove ai candidati del regime neofascista non importa nulla dei bisogni del proletariato e delle masse popolari. Fin dall’inizio lavoro, periferie urbane, risanamento e riqualificazione dei quartieri popolari, casa, ambiente e trasporti, solo per accennare alcuni dei problemi ancora irrisolti e atavici che affliggono la città venivano scalzati dai soliti faccioni giganti che campeggiano sui costosi manifesti pieni di slogan populisti lontani anni luce da ciò che serve alle masse.
Rimane incredibile, ad esempio, che l’inizio della campagna si sia incentrato sullo “scontro” tra l'ex ministro Manfredi (candidato sindaco del “centro-sinistra”) e l'ex pm Maresca (candidato sindaco del “centro-destra”) sull’essere tifoso del Napoli o meno. Un campionario di superficialità e megalomania che veniva bissato, sfruttando l’immagine del defunto Diego Armando Maradona, con la candidatura del fratello Hugo nella lista “Napoli Capitale” in appoggio a Maresca, facendo leva sui sentimenti sportivi di parte delle masse.
Ben più grave la vicenda relativa all’appoggio del fascista storico Giuseppe Alviti, rautiano di ferro, prima al rinnegato Bassolino, che non tardava a stringergli la mano e a farsi immortalare in una foto. Egli ha poi virato dando vita ad una lista civica con l'ex FI Stanislao Lanzotti “Azzurri per Napoli-Noi Sud” ispirata dal senatore Antonio Milo che appoggerà Manfredi. E questo nonostante lo stesso ex ministro dell’Università Manfredi avesse dichiarato di non voler concorrere con Alviti perché “il centro-sinistra è antifascista”.
Alviti, già Idea sociale con Rauti, poi MSI del fascista Raffaele Bruno, si è candidato alle ultime regionali della Campania con Forza Italia prendendo solo 44 voti. E' presidente dell’associazione nazionale delle guardie giurate, è stato al centro di numerose polemiche per essere stato nominato dal segretario napoletano del PCI, Salvatore Galiero, come dirigente di tale formazione. Dopo appena 18 giorni dalla nomina, non è stato Galiero a destituire Alviti, ma quest’ultimo a presentare una lettera di dimissioni “ringraziando per la stima e la fiducia il PCI” e accodandosi alla nuova lista in forza a Manfredi. Il Comitato federale del PCI di Napoli, il 29 giugno, ha smentito l’avvicinamento: “il comitato tiene a ribadire, per il presente e per il futuro, che il sig. Alviti non è mai stato tesserato al partito e di conseguenza non ha ricoperto ruoli dirigenziali”, ma non ribadiva, comunque, la pregiudiziale antifascista.
Ad appoggiare Manfredi tutta la pattuglia di neorevisionisti e trotzkisti bertinottiani capitanati dall’arci-opportunista Giuseppe De Cristofaro che, conclusa l’esperienza del PRC, è dirigente di Sinistra Italiana e ormai pappa e ciccia con Manfredi che lo aveva nominato vice-ministro della ricerca e dell’università nel secondo governo Conte. Il suo gruppo oltre ad aver abolito la falce e martello e l’inciso ‘comunista’, ha pensato di creare una lista civica, “Socialista, civica, ecologista Napoli solidale-sinistra”, il solito cartello riempilista per rubare voti all’astensionismo di sinistra.
A completare le probabili 13 liste civiche il redivivo neopodestà di Benevento, Clemente Mastella, con la lista “Noi Campani”, nonché il gruppo di fedeli del governatore Vincenzo De Luca, racchiusi nella lista “Napoli libera”.
Tra Manfredi e Bassolino una marea di incerti che riguarda la base del PD, ma anche la dirigenza locale molto critica sulla scelta di ricandidare Aniello Esposito e Salvatore Madonna, consiglieri comunali uscenti che il PD ha deciso di rimettere in pista per le comunali del 3 e 4 ottobre. I due sono stati condannati con il rito del patteggiamento a 6 mesi di pena per la lista “Napoli Vale”, la civica della candidata a sindaco del PD nel 2016 e attuale parlamentare PD Valeria Valente in cui erano finiti cittadini ignari di cui erano state falsificate le firme.
In mille pezzi il M5S, diviso in diverse correnti, ufficialmente dovrebbe appoggiare Manfredi. In rotta completa il capogruppo al consiglio comunale Matteo Brambilla, già candidato sindaco nel 2016 per il M5S e che aveva già annunciato di astenersi alle regionali nell’agosto 2020: “Non voterò Movimento 5 Stelle alle elezioni Regionali, non andrò proprio a votare”. Con una spaccatura pubblica del 1 giugno, assieme alla consigliera regionale Maria Muscarà e ad altri esponenti pentastellati, attaccavano frontalmente Roberto Fico accusandolo di essere il deus ex machina della candidatura del PD Manfredi, considerato l’autore del "pacco per Napoli". Ma i dissidenti non si fermano, attaccando anche il trasformista liberale Conte: “non è un iscritto del Movimento 5 Stelle, in questo momento non è titolato a firmare nulla: noi non abbiamo mai sostenuto il governo Conte”, spiegano sia Brambilla che Muscarà. Sfumata la possibilità di creare una lista di transfughi del movimento deluso dai vertici e dalle manovre di Giuseppe Conte, è da mettere in conto che non saranno pochi gli elettori del M5S che si asterranno.

8 settembre 2021