I Talebani festeggiano la vittoria e la ritirata degli occupanti imperialisti
Il governo Draghi riconosca il legittimo governo islamico

Nella notte del 30 agosto l'ultimo militare del contingente di occupazione americano lasciava l'aeroporto di Kabul. Poche ore dopo un gruppo di comandanti armati e leader politici talebani guidati dal portavoce Zabihullah Mujahid visitavano gli hangar dello scalo inneggiando alla vittoria contro gli Stati Uniti, scortati da unità delle forze speciali talebane e abbigliati con divise ed equipaggiamento militare che i paesi imperialisti occupanti avevano destinato all'esercito del governo fantoccio. "L'America è stata sconfitta, non ha potuto raggiungere i suoi obiettivi attraverso operazioni militari", dichiarava Mujahid ai giornalisti presenti, "congratulazioni all'Afghanistan. Questa vittoria appartiene a tutti noi". Dichiarava che "l’Emirato islamico dell’Afghanistan sarà una nazione libera e sovrana. Che vuole avere buoni rapporti con il resto del mondo” e che saranno gli afgani a “proteggere la nostra libertà, indipendenza e i valori islamici”.
Sottolineava che questa "festa della vittoria contro gli Americani e i loro alleati occidentali" è paragonabile a quella del 1990 dei mujaheddin contro le truppe del socialimperialismo sovietico e alla sconfitta dei colonialisti inglesi, l'ultima giusto un secolo fa. "La vittoria è nostra", concludeva, "ora lavoreremo tutti assieme per ricostruire il Paese".
Un paese che con tante difficoltà ricomincia a muoversi dopo venti anni di guerra e occupazione straniera, con la riapertura di uffici pubblici e banche, con la distribuzione del carburante e una non ancora regolare fornitura dell'energia elettrica. Difficoltà che non hanno impedito comunque la celebrazione della vittoria sugli eserciti imperialisti in altre città come a Khost, capoluogo della provincia nel Sud-Est del Paese, dove il 31 agosto migliaia di manifestanti sono sfilati in corteo dietro bare avvolte con le bandiere di Usa, Nato, Regno Unito e Francia per celebrare il funerale degli occupanti sconfitti.
Ci vorrà un altra settimana, fino al 6 settembre, alle formazioni talebane per liberare completamente il paese con la sconfitta delle formazioni del Fronte di resistenza nazionale (Nrf) guidato da Ahmad Massud nella provincia del Panshir. A commento del video che mostrava la bandiera talebana issata sulla Casa del Governatore della provincia, Mujahed comunicava che “l’ultimo avamposto dei mercenari nemici, la provincia del Panshir, è stato completamente conquistato”, cos' come le altre 33 provincie del Paese. E annunciava “la fine della guerra nell’Afghanistan” e la formazione a breve del nuovo esecutivo talebano a Kabul, al termine delle trattative che si sono rivelate più complicate del previsto condotte dal leader politico, Abdul Ghani Baradar.
In una di poco precedente intervista a la Repubblica il portavoce dei talebani aveva tra l'altro auspicato che "l'Italia riconosca il nostro governo islamico e che riapra presto la sua ambasciata". Una richiesta respinta al mittente dal governo Draghi, come annunciava ministro degli Esteri Luigi Di Maio il 3 settembre in vista nel Qatar dove sarà "ricollocata" l’ambasciata italiana scappata da Kabul. Un rifiuto non accettabile che mostra il risentimento dell'imperialismo italiano per aver concluso l'occupazione e essere stato cacciato dal paese, in linea con gli altri paesi imperialisti europei che pensano di poter tenere l'Afghanistan ancora sotto la loro tutela indiretta, esercitata dai paesi confinanti, in nome della "lotta al terrorismo".
 

8 settembre 2021