“Logista” licenzia 90 dipendenti via WhatsApp
Si Cobas: “Lavoratori in presidio contro i signori del tabacco”. Filt Cgil denuncia i licenziamenti ma non si unisce al presidio

I padroni si fanno sempre più arroganti. Tra questi si distinguono le multinazionali e le grandi aziende che, pur disponendo di grandi ricchezze, non si fanno alcun scrupolo a licenziare i propri dipendenti, nella ricerca spasmodica del massimo profitto. Una decisione che sempre più frequentemente viene comunicata attraverso un messaggio WhatsApp o una e-mail, come avvenuto ad esempio alla GKN di Campi Bisenzio (FI).
Spesso questo “nuovo metodo” è associato a una vecchia e usuale pratica padronale: quella di annunciare chiusure, delocalizzazioni e ristrutturazioni, alla vigilia delle ferie, generalmente luglio/agosto, quando operai e impiegati usufruiscono del loro periodo di riposo. In questo modo evitano di affrontare a viso aperto la reazione dei lavoratori.
La Logista di Bologna ha scelto proprio questa procedura e tempistica. Nella serata di sabato 31 luglio la multinazionale monopolista nella distribuzione del tabacco ha avvisato i lavoratori con un messaggio WhatsApp che recitava: “Da lunedì 2 agosto lei sarà dispensato dall’attività lavorativa. Cordiali Saluti”. Il sindacato è stato avvertito lo stesso giorno con una mail.
Nonostante questo alcuni giornali e siti internet vicini agli interessi padronali contestano che ciò sia avvenuto poiché per i licenziamenti collettivi, che riguardano le medie e grandi aziende, è obbligatorio aprire una procedura che prevede anzitutto una trattativa con i sindacati, mentre nelle aziende sotto i 15 dipendenti e per i licenziamenti individuali il padrone ha meno vincoli e si può comunicare la perdita del posto di lavoro anche con WhatsApp, sms o e-mail.
Sta di fatto che seppur in certi casi questo non si possa fare e per i lavoratori GKN e Logista non abbia valore legale, la comunicazione del licenziamento è stata fatta con un semplice messaggino. Ma il problema è di sostanza più che di forma, non si passa più nemmeno per gli ammortizzatori sociali, si licenzia direttamente. L'azienda prima ti spedisce a casa, poi “spiegherà” i motivi del provvedimento e incontrerà sindacati e istituzioni.
In questa situazione si sono ritrovati i 90 lavoratori del magazzino bolognese della Logista, gestito attraverso gli appalti di Consorzio Metra e Logistic Time. Nessuno di loro in questo anno e mezzo di pandemia si è mai fermato a riposare, perché i tabacchi sono considerati attività essenziale. Persino di fronte allo scoppio di un focolaio la multinazionale non aveva voluto chiudere un solo giorno. E non ha subito neanche la crisi perché, come rilevano le statistiche nel lockdown, chiusi in casa e liberi solo di andare a lavorare, i fumatori in Italia sono aumentati di oltre un milione.
Logista chiude Bologna solo per fame di profitti, in un settore come la logistica, dove negli ultimi anni grazie alle lotte dei lavoratori di alcuni magazzini e di sindacati combattivi, si è visto un netto miglioramento dei salari e dei diritti, ma sussistono ancora ampie sacche di super sfruttamento. Ed è lì che si vuole delocalizzare, dove ci sono ancora le cooperative, dove si lavora ancora 12 ore al giorno, dove i livelli di inquadramento sono i più bassi previsti dal CCNL, dove non ci sono buoni pasto.
Non necessariamente all'estero, ma in Italia, l'importante è abbassare il cosiddetto costo del lavoro per aumentare i profitti, lasciando senza lavoro 90 persone che hanno la sola colpa di aver rivendicato i loro diritti e la dignità e spostandosi in magazzini meno sindacalizzati.
Nonostante la maggioranza dei lavoratori si trovasse in ferie la reazione non si è fatta attendere e fin da subito il magazzino è stato presidiato: davanti ai suoi cancelli si sono svolte assemblee e iniziative di socializzazione e raccolta fondi per sostenere la lotta. Questo ha costretto l'azienda a sedersi a un tavolo con la RSU e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e SìCobas.
Logista si è impegnata a rimandare i licenziamenti al 30 ottobre, anche perché prima non può licenziare, e si è impegnata a integrare la cig per raggiungere il 100% del salario. Sul fronte occupazionale però sono state fatte solo delle vaghe promesse, come l'impegno a favorire la ricollocazione in altri magazzini dell'Interporto di Bologna, rimandando tutto a un accordo con le parti sociali, sotto l’egida del Tavolo di Salvaguardia della città Metropolitana di Bologna, entro il 10 di settembre.
Il SiCobas non si ritiene soddisfatto delle promesse di Logista e, oltre al presidio, promuove altre iniziative di lotta. Intanto ci domandiamo, perché la Cgil, pur condannando i licenziamenti (e ci mancherebbe altro...) non si unisce a queste mobilitazioni? Il sindacato confederale accusa spesso il SiCobas di essere settario, ma la Cgil non dimostra affatto di ricercare l'unità nell'interesse dei lavoratori.

8 settembre 2021