Formato il governo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan

 
A tre settimane dalla cacciata degli occupanti imperialisti da Kabul il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid annunciava la fomazione del governo provvisorio dell'Emirato islamico dell'Afghanistan che si è insediato l'11 settembre, anniversario dell’attentato alle torri gemelle e completa la vittoria antimperialista dei Talebani. "Sarà l'unico governo in 40 anni di storia afghana a governare sull'intero Afghanistan", sottolineava il portavoce.
L'esecutivo è guidato dal mullah Mohammad Hassan, in passato consigliere politico del Mullah Omar, governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo dei talebani tra il 1996 e il 2001. Già alla guida del Rahbari Shura, il Consiglio direttivo che ha svolto le funzioni di governo in esilio dei Talebani sottoposto solo all'approvazione della guida suprema del movimento, il mullah Hibatullah Akhundzada. Il primo ministro del governo provvisorio appartiene alla tribù Kakar e rappresenterebbe una figura di mediazione tra le due principali confederazioni della maggioranza pashtun, Abdali e Ghilzai.
Lo affiancano due vice primo ministro; Abdul Ghani Baradar, ex capo delegazione dei talebani per gli Accordi di Doha e negoziatore a Kabul tra le varie componenti del movimento per comporre il quadro dei ministri, e l'uzbeko Abdul Salam Hanafi, vice capo dell'ufficio politico dei talebani a Doha. Entrano nell'esecutivo provvisorio di Kabul altri esponenti che hanno importanti cariche negli organismi politici e militari della resistenza, da Mohammad Yaqub, figlio del mullah Omar, come ministro della Difesa a Sirajuddin Haqqani ministro dell'Interno.
Della lista dei 33 componenti il nuovo esecutivo fanno parte anche cinque dirigenti della resistenza detenuti illegalmente per 13 anni nella base americana di Guantanamo a Cuba, liberati nel 2014 per uno scambio di prigionieri e ora con incarichi di responsabili all’Informazione e alla Cultura, agli Affari tribali, agli Esteri e alla vicedirezione della Difesa.
Alla cerimonia di insediamento del governo i talebani hanno invitato i rappresentanti di sei paesi: Cina, Russia, Pakistan, Iran, Qatar e Turchia.
Ma già all'annuncio della formazione dell'esecutivo il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, lo definiva "un passo necessario per il ripristino dell'ordine interno e della ricostruzione postbellica" e assicurava il mantenimento dei rapporti con il nuovo governo e i leader afghani tramite l'ambasciata a Kabul che aveva continuato a funzionare regolarmente. I socialimperialisti cinesi sono pronti a prendere il posto delle potenze imperialiste concorrenti appena cacciate e a mettere le mani sul paese.
Noi chiediamo che il governo Draghi riconosca immediatamente il governo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan e riapra senza indugio l’ambasciata italiana a Kabul.
 

22 settembre 2021