Elezioni politiche in Norvegia
La coalizione laburista guidata da Stoere, il "milionario paladino dei poveri" batte la destra
La diserzione dalle urne sale al 22,8%

 
L’alleanza di “centro-sinistra” composta da Partito laburista, Partito di Centro e socialisti di sinistra ha conquistato nelle elezioni politiche del 12 e13 settembre 104 seggi sui 169 dello Storting, il parlamento norvegese, e la maggioranza assoluta che consegna la guida dell'esecutivo al leader laburista Jonas Gahr Stoere dopo otto anni di governo della premier di destra Erna Solberg.
I dati ufficiali noti al 20 settembre mettono in evidenza che dei 3,9 milioni di elettori i voti validi sono stati poco più di tre milioni, il 77,2% del corpo elettorale con un calo di un punto percentuale netto rispetto le precedenti elezioni del 2017; la diserzione dalle urne è quindi salita dal 21,8% al 22,8%, pari a circa 900 mila elettori. Completano i dati dell'astensionismo le 19 mila schede bianche e le 3.752 nulle.
La premier sconfitta Edna Solberg si è congratulata col successore che ha ricambiato definendola "un primo ministro bravo e coerente per la Norvegia". Gli attacchi di Stoere durante la campagna elettorale contro la politica neoliberista della Lady di ferro di Oslo e i favori alla già ricca borghesia norvegese erano già acqua passata. D'altra parte il vincitore è a sua volta un magnate, nato ricco da un padre commerciante di navi da cui ha ereditato una fortuna da 16 milioni di dollari, che si dipinge come il "milionario paladino dei più poveri", socialdemocratico e con una esperienza governativa da ministro degli Esteri e della Salute durante i governi di Jens Stoltenberg, attuale Segretario della Nato. Non sarà il ricchissimo leader laburista Jonas Gahr Stoere a guidare l'auspicata svolta a sinistra della Norvegia, né tantomeno la svolta verde.
Le politiche ambientali e il futuro dello sfruttamento di gas e petrolio di cui è ricchissimo il paese sono stati i temi centrali della campagna elettorale. La Norvegia è il maggior produttore di petrolio dell’Europa occidentale e terzo esportatore al mondo di gas. Una ricchezza che finisce anzitutto nelle tasche dei capitalisti assieme ai benefici del Fondo sovrano norvegese, nato nel 1996 per investire i proventi ottenuti dallo Stato con il petrolio che oggi è diventato il più grande fondo sovrano al mondo, con un valore di mercato vicino ai 1.200 miliardi di euro e azionista di molte compagnie petrolifere. Gas e petrolio, nel quale sono impegnati solo il 6% degli occupati, rappresentano il 42% del volume delle esportazioni norvegesi.
Né i conservatori ma neanche i laburisti intendono porre seri limiti allo sviluppo dell'industria nazionale petrolifera e ai magnati del petrolio, neanche limitando le devastanti perforazioni nell’Artico alla ricerca di nuovi giacimenti o fissando un termine alla produzione di petrolio come richiesto dall'Onu assieme a "una transizione equa per lavoratori e comunità dipendenti dall’industria dei combustibili fossili". Con una fraseologia apparentemente di sinistra anche il miliardario laburista copre una politica che porta soldi alla borghesia e briciole ai lavoratori.
Stoere ha affermato che "per difendere i poveri e gli umili dalla crescente ingiustizia e disuguaglianza sociale introdotta in otto anni dai conservatori, non posso che impegnarmi a usare al meglio la ricchezza petrolifera. Non rinnego gli impegni internazionali per clima e ambiente, ma non posso ignorare nemmeno che il 14 per cento del prodotto interno lordo e ben 160 mila posti di lavoro arrivano a umili famiglie norvegesi da quella che è ancora la branca più grossa della nostra economia. Solo con un lento addio, e continuando per anni a sfruttarne le risorse (alla faccia dell'inquinamento del pianeta, ndr), potremo restaurare l'eguaglianza sociale, finanziare il nostro generoso welfare, ricerca e sviluppo, scuola, e anche l'accoglienza ai tanti esuli e migranti che si sono salvati a casa nostra da inferni come quelli afghano o siriano". Per il leader laburista di una Norvegia che punta ad essere il primo paese al mondo a bandire i veicoli a combustibile fossile, entro il 2025, ciò che conta è riassunto nell'affermazione "io sono per la difesa delle foreste, polmoni del pianeta, ma mi concentro su questo a casa nostra".

22 settembre 2021