Documento della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI per le elezioni comunali del 3 e 4 ottobre
Astieniti! Non votare i partiti borghesi e i loro candidati al servizio del capitalismo!
Difendiamo gli interessi del proletariato e delle masse popolari napoletane! Per il socialismo!

Il 3 e il 4 ottobre le elettrici e gli elettori di Napoli saranno chiamati alle urne per l'elezione diretta del sindaco, del Consiglio comunale e delle municipalità. Un esercito di migliaia di candidati al servizio del capitalismo che campeggia con i propri faccioni stampati in caratteri cubitali sui manifesti che invadono la nostra città, senza uno straccio di programma o di proposte che curino gli interessi del popolo napoletano.
Noi marxisti-leninisti napoletani invitiamo il proletariato, le masse popolari e, soprattutto, i giovani a delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi attraverso l'astensionismo (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco). Nessuno dei candidati a sindaco rappresenta il popolo partenopeo, ma solo gli interessi della borghesia e dei suoi lacchè: dall'emissario del governo del massone e banchiere Draghi, l'ex ministro dell'Università e barone universitario Gaetano Manfredi (PD-M5S) fino al magistrato berlusconiano Catello Maresca; dal rinnegato del comunismo e ora neoliberale ed europeista convinto Antonio Bassolino fino alla pupilla arancione del neopodestà uscente De Magistris, Alessandra Clemente, che non ha rinunciato a candidarsi nonostante il clamoroso fallimento della giunta antipopolare dove ricopriva il ruolo di assessora ai Giovani. In 50 anni, dalla giunta Valenzi (PCI) fino alle operazioni dei governi di "centro-sinistra", da Bassolino fino al narcisista, megalomane e presidenzialista De Magistris, non è stato risolto un problema delle masse popolari napoletane.
Tutti falliti i piani di lavoro propugnati dalle giunte che si sono susseguite in un disastro dopo l'altro, con un'emigrazione da Napoli senza precedenti: basti pensare alle cifre della disoccupazione giovanile che nei quartieri popolari tocca il 90%.
Migliaia di ragazzi e ragazze che non trovando alcuna occupazione decidono di emigrare verso il Nord Italia o addirittura all'estero, sconfortati dalla chiusura delle fabbriche (vedasi Whirlpool), dalla desertificazione industriale, dalla completa mancanza di un piano di sviluppo cittadino; se non di andare a rinfoltire la manovalanza camorristica che in questi anni sta rialzando la testa con nuovi e pericolosi clan.
Non può bastare assolutamente il turismo - che ha ingrassato solo i già ricchissimi albergatori e i ristoratori, soprattutto del “lungomare liberato” -, come sbandierano tutti i candidati alla poltrona di palazzo S. Giacomo, che non ha prodotto un solo posto di lavoro stabile e a salario pieno, ma solo precariato e paghe da fame, con i giovani condannati dai vergognosi e irricevibili contratti stagionali.
Assolutamente inaccettabile è l’assenza di qualsiasi piano di riqualificazione urbana dei quartieri popolari e periferici, abbandonati a se stessi, lasciati in balia della camorra e delle sue paranze da Scampia a Forcella, dalla Sanità, a Ponticelli, fino al rione Traiano e a Soccavo, dove è in atto una guerra tra cosche.
Tutti d’accordo con la militarizzazione del territorio, l’installazione delle telecamere di videosorveglianza, il rafforzamento della polizia municipale nell’ottica di repressione dei delitti in costante aumento sotto la parola d’ordine della “legalità a tutti i costi“. Una “legalità” che non ha fatto altro che aggravare l’abbandono dei rioni popolari e delle periferie urbane alla delinquenza organizzata e non (si pensi allo sfacelo dei parchi, come quello dedicato a Massimo Troisi, ai Camaldoli, oppure lo storico Virgiliano completamente abbandonato).
Tra i fallimenti più clamorosi che si porta dietro la giunta uscente anche quello della raccolta differenziata porta a porta, lasciata alla mercé dell’incapacità dell’assessore Del Giudice (ora in quota Manfredi) che non è riuscito a portare nemmeno al 40% la differenziata, nonostante le sue “indubbie competenze” cianciate da anni come un disco rotto dall’ex pm De Magistris. Non solo non è stata raggiunta la cifra promessa nelle due campagne elettorali precedenti del 70% nei primi quattro anni di esperienza arancione, ma è finita nel dimenticatoio sia la partenza del “porta a porta” sia quella dei “beni comuni”, scomparsi ben presto dall’agenda dei falsi rivoluzionari. E ora c’è chi come Bassolino vorrebbe lanciare la costruzione di nuovi impianti termovalorizzatori, inaugurati con la stretta di mano all’allora governo del neoduce Berlusconi, e ora vecchio-nuovo cavallo di battaglia del volpone revisionista; chissà che ne pensano i Comitati territoriali ambientali.
Tramontata anche l’idea del rafforzamento del federalismo dando più poteri ai municipi, i candidati a sindaco hanno già annunciato che, per ovviare al latente dissesto finanziario che gravita sulle casse comunali, aumenteranno le già salate tasse, ma avvieranno una campagna di riscossione forzata dei tributi. La prospettiva è quella di dare tutto ai privati, come vorrebbe Maresca, o alle multinazionali che potrebbero gestire dai beni pubblici, fino alle cartelle esattoriali, ai centri dell’impiego privati fino alla riforestazione urbana.
Da non dimenticare, in ultimo, il trasporto urbano, piaga che, in coabitazione con la giunta antipopolare del presidente con l’orbace Vincenzo De Luca, tormenta Napoli da diversi decenni. Dai ritardi cronici e storici dei bus in città fino alla crisi dell’azienda partecipata ANM con ritardi nelle spettanze salariali e le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Il completamento della metropolitana collinare con l’uscita della centralissima via Duomo-piazza Nicola Amore non può giustificare anni e anni di ritardo per il completamento di un importante trasporto urbano per le masse napoletane che aspettano anche gli altri raccordi che dovrebbero collegare il centro cittadino con l’hinterland.
 

La proposta del PMLI
Il bilancio della giunta uscente è, dunque, fallimentare; men che meno le ricette dei candidati a sindaco possono andare controcorrente se al primo posto non vi è né un piano di lavoro e sviluppo di Napoli né di riqualificazione delle periferie urbane e dei quartieri popolari, ma la “cultura e il turismo” secondo i quattro esponenti di regime, Manfredi, Maresca, Bassolino e Clemente.
Noi marxisti-leninisti abbiamo smascherato, fin dal suo insediamento, la giunta uscente e il suo carattere antipopolare, votato a strizzare l’occhio alla borghesia media e alta e a voltare le spalle al proletariato e alle masse popolari.
Alla ricetta riformista della “democrazia partecipata”, il PMLI contrappone sul piano politico e organizzativo le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta. Da tempo proponiamo, infatti, all’elettorato di sinistra fautore del socialismo - quindi anche a chi non è astensionista -, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari che devono essere costituite in ogni quartiere da tutti gli abitanti ivi residenti - compresi le ragazze e i ragazzi di 14 anni - che si dichiarano anticapitalisti, antifascisti, antirazzisti e fautori del socialismo e disposti a combattere politicamente ed elettoralmente le istituzioni borghesi, i governi centrale e locali borghesi e il sistema capitalista e il suo regime. Ogni Assemblea popolare di quartiere elegge il suo Comitato popolare e l’Assemblea dei Comitati elegge, sempre attraverso la democrazia diretta, il Comitato popolare cittadino. E così via fino all’elezione dei Comitati popolari provinciali, regionali e del Comitato popolare nazionale. I Comitati popolari devono essere composti dagli elementi più combattivi, coraggiosi e preparati delle masse anticapitaliste, antifasciste, fautrici del socialismo eletti con voto palese su mandato revocabile in qualsiasi momento dalle Assemblee popolari territoriali. Le donne e gli uomini - eleggibili fin dall’età di 16 anni - devono essere rappresentati in maniera paritaria. I Comitati popolari di quartiere, cittadino, provinciale e regionale e il Comitato popolare nazionale devono rappresentare il contraltare, la centrale alternativa e antagonista rispettivamente delle amministrazioni locali e dei governi regionali e centrale in camicia nera.
 
Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI
Napoli, 24 settembre 2021