Risoluzione della Cellula “F. Engels” della Valdisieve sul discorso del Segretario generale del PMLI alla Commemorazione di Mao
Il discorso di Scuderi è l'ennesimo capolavoro che sarà di grande aiuto e beneficio a noi e a tutto il Partito

 
Abbiamo studiato con grande piacere e interesse il discorso del compagno Giovanni Scuderi pronunciato alla recente Commemorazione “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul revisionismo e sulla lotta di classe per il socialismo”.
Come accade ogni anno, per il nostro Partito il tema che tratta la Commemorazione di Mao assume un carattere strategico e pratico per il lavoro politico quotidiano di ciascuno o ciascuna di noi.
Non a caso il compagno Segretario, a nome del Comitato centrale e grazie alla sua straordinaria dialettica, capacità di sintesi, e all'esperienza che ben gli vale la definizione di “Maestro, educatore e guida” che gli è stata attribuita attraverso l'intervento della compagna Monica Martenghi che l'ha preceduto, delinea un quadro profondo ed esaustivo sul revisionismo e sulla lotta di classe per il socialismo, indicandoci cosa dobbiamo fare oggi all'interno del PMLI per farlo rimanere un Partito "rosso" e fornendoci anche preziosissime indicazioni da applicare nel nostro lavoro di massa e di fronte unito.
 

Il revisionismo
Dalla penna di Scuderi Mao emerge come un gigante, come il leader del proletariato internazionale che ha sviluppato al suo stadio più elevato la lotta al revisionismo, che altro non è che "negare i principi fondamentali del Marxismo e le sue verità universali" , ponendo particolare attenzione ai “revisionisti, opportunisti di destra, che approvano a parole il marxismo (…) ma i loro attacchi sono diretti in effetti contro la sostanza stessa del marxismo” .
Marx ed Engels hanno combattuto una lotta analoga con i sedicenti comunisti dell'epoca, anche italiani; Lenin ha smascherato i primi revisionisti in tutto il mondo, anche in Italia, così come Stalin l'ha fatto con Trotzki e compagnia; a Mao è toccato forse, e per certi particolari aspetti, il compito più difficile ma altrettanto necessario, di mettere cioè alla berlina il revisionismo sovietico quando l'URSS era, grazie al socialismo, la seconda potenza economica dopo appena vent'anni dal secondo conflitto mondiale che l'aveva per metà rasa al suolo.
La sua critica alle tesi del XX congresso del PCUS rimane una pietra miliare di carattere e d'importanza internazionale, una verità confermata dalla pratica degli anni a venire, di come e quanto il revisionismo sia dannoso e capace di distruggere in poco tempo un percorso rivoluzionario costato sangue e sudore senza precedenti nella storia dell'umanità.
 

Evidenziare le contraddizioni
Il compagno Segretario generale evidenzia, a ragione, la differenza di atteggiamento che i russi e i cinesi ebbero nei confronti di questo dibattito, che in realtà non fu altro che una spietata lotta tra le due linee, quella socialista e quella capitalista. Il PCC di Mao pubblicò infatti in Cina le lettere del PCUS e anche i discorsi e gli scritti di Krusciov non temendo alcuna replica; altrettanto non fece il PCUS, cosciente che sarebbe uscito sconfitto dall'approfondimento dialettico di quelle dispute. Mao sostenne infatti che era giusto e utile pubblicare anche nella Cina socialista i discorsi di Krusciov perché "leggendo i suoi scritti e discorsi, tutti possono convincersi con i propri occhi del revisionismo di Krusciov" .
Ciò accade puntualmente anche al nostro Partito che non esita a essere critico e tagliente con i revisionisti moderni di ogni sorta attraverso articoli e scritti nei quali riporta certe dichiarazioni ma in cambio ottiene spesso solo silenzi da essi, che sanno bene quanto costerebbe loro dare spazio e magari blande e poco convincenti risposte alle nostre critiche. Tuttavia il nostro obiettivo è innanzitutto quello di chiarire ai lettori, ai compagni e alle compagne che possiedono uno spirito critico e aperto, certe contraddizioni, e il dibattito che ne consegue avviene in misura sempre più frequente.
Da questa lezione impariamo che chi ha argomenti giusti, profondi e convincenti non rifugge al dibattito ma lo affronta a testa alta perché può solo portargli vantaggi.
 
La questione culturale
“Fuoco sul quartier generale” è lo slogan scritto a mano sul manifesto che diede il via alla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese, uno dei capolavori di Mao. In questo Mao fece un deciso passo in avanti nello sviluppo del marxismo-leninismo individuando anche nello stesso Partito, negli organismi dirigenti centrali, i germi del revisionismo e della borghesia che dovevano essere estirpati ed è anche per questo che egli legò l'avvenire della Cina socialista in particolar modo ai giovani e alle giovani che più di ogni altri erano coloro che potevano allo stesso tempo avere la freschezza e lo slancio per correggere ciò che non andava in quel momento, e formarsi in maniera autenticamente marxista-leninista per poter dirigere la Cina socialista di domani.
“La Grande rivoluzione culturale proletaria è una grande rivoluzione che tocca l’uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo” ; questa frase di Mao chiarisce che è proprio l’aspetto di come le masse sapranno valutare, analizzare, interpretare gli eventi, i fatti e le contraddizioni, da un punto di vista di classe, che diventa discriminante in ogni contesto storico.
Mao al suo tempo le educò nel riconoscere e smascherare la borghesia prima all’esterno poi anche all’interno del Partito, e questo è anche il nostro compito oggi seppur in una situazione di rapporti di forze tra la linea proletaria rivoluzionaria e quella della borghesia completamente differenti.
Oggi, vedendo la Cina oppressa sotto una dittatura borghese, di stampo fascista, capeggiata dai revisionisti, comprendiamo bene quanto lungimirante e profondo sia l’insegnamento di Mao in questo campo.
 

Il PMLI e la Cina
Abbiamo considerato anche di grandissima importanza e di straordinario coraggio la rinuncia del Comitato centrale del PMLI al riconoscimento ufficiale da parte della Repubblica Popolare Cinese nel 1977; una presa di posizione netta, analitica e in pieno stile marxista-leninista ad appena un anno dalla scomparsa di Mao.
Va da sé che chiedere al Comitato centrale del PCC di autocriticarsi non è cosa da poco, e la storia ha dato ragione al PMLI. Mao stesso sarebbe stato fiero dei nostri compagni e delle nostre compagne, così come lo siamo - modestamente - noi oggi.
Ringraziamo con tutto il cuore Giovanni Scuderi per aver sintetizzato in sette punti gli insegnamenti di Mao sul revisionismo, che rappresentano per ciascuno di noi un vademecum da tenere sempre a mente. Oggi dal far bene questi punti passa una grande fetta dell’avvenire del nostro Partito e di conseguenza della prospettiva socialista italiana.
 

L'importanza dello studio
Apprezziamo in misura considerevole quella sostanziosa parte del discorso che si concentra sull’importanza dello studio e che indirettamente pone l’accento anche su un’altra caratteristica indispensabile per ogni marxista-leninista quale l’umiltà e la conseguente consapevolezza di aver tanto da imparare dal Partito, dai Maestri, ma anche dalle masse stesse.
Noi cerchiamo quotidianamente di “far saltar fuori” del tempo dalle nostre giornate per studiare. Ci sforziamo di mantenere una soddisfacente “abitudine allo studio ”, nonostante spesso non sia il gioco del mahjong a distrarci ma altre abitudini o passioni piccolo-borghesi forse troppo radicate in noi; sappiamo che l’auspicato sviluppo del PMLI non allargherà le maglie ma, al contrario, necessiterà “fare duri sforzi” , oltre a quelli che già facciamo. Ma in tutta sincerità ci sentiamo pronti per questo nuovo passaggio.
 

Togliatti, Gramsci e la Costituzione italiana
La parte del discorso che riguarda Togliatti, Gramsci, e la Costituzione italiana fino a Berlinguer e D’Alema è a nostro avviso un capolavoro di sintesi che contiene tutti gli elementi che possono servirci per argomentare in maniera profonda discussioni e confronti, probabilmente decisivi per far luce nella mente dei tanti compagni che oggi pur sentendosi “rivoluzionari”, si trovano imbrigliati in partiti riformisti o comunque revisionisti.
Energie, intelligenze e forze che sarebbero importanti come l’acqua per portare avanti e sviluppare quello che in fondo è anche il loro auspicio, il socialismo, e che invece finiscono spesso per esaurire il proprio slancio rivoluzionario, traditi o sfiduciati dal loro Rizzo “di turno”.
L’analisi delle contraddizioni, evidenti per un marxista-leninista ma nascoste ai più, è di fatto una lezione che ci fornisce un modo analitico e concreto per dimostrare che se sostieni Lenin non puoi sostenere Gramsci. Siamo infatti di fronte a un bivio culturale e pratico che porta a due conclusioni completamente diverse: il primo all’Ottobre russo e alla presa del potere da parte del proletariato, il secondo, dopo cent’anni di tradimenti e opportunismi di ogni genere, al PD servo e strumento del capitalismo, delle lobby e delle banche d'affari del nostro Paese.
Pensiamo profondamente che questo argomento, se sapremo utilizzarlo bene, con costanza, pazienza e perspicacia, possa essere cruciale per lo sviluppo del PMLI; abbiamo il dovere di raccogliere - o almeno di provarci con tutti noi stessi - gli sforzi che i compagni e le compagne coinvolte compiono nel lavoro di massa con le sinistre di opposizione. Un’esperienza senza precedenti, di fondamentale importanza per noi ma anche per la lotta di classe in generale.
Le contraddizioni, enormi, sono lì e noi dobbiamo tirarle fuori nell’interesse della lotta di classe per il socialismo.
 

Cosa dobbiamo fare oggi
“Arriveremo senz’altro al socialismo - continua Scuderi - ma intanto concentriamoci, con tranquillità, senza ansie con fiducia verso l’avvenire, nella lotta quotidiana tesa a strappare al capitalismo e al suo governo quante più cose possibili a favore del popolo” . Con queste parole il compagno attualizza i nostri compiti e rilancia i cinque Appelli alle forze anticapitaliste per aprire una grande discussione pubblica o privata (e questo è un particolare importante) sul futuro dell’Italia.
Ben conosciamo le difficoltà, gli ostacoli - su tutti il costituzionalismo - che rendono difficile e probabilmente lungo nel tempo l’avvio di questo confronto; concordiamo però che oltre al nostro lavoro sarà lo sviluppo delle contraddizioni di classe che lo agevolerà. Noi, anche in questo caso dobbiamo far bene la nostra parte.
Scuderi ha fatto chiarezza anche su quello che occorre fare sia in campo sindacale sia, in maniera più didascalica ma allo stesso tempo estremamente chiara, nei confronti del governo Draghi, che rappresenta il nemico principale del proletariato italiano. Otto rivendicazioni che Draghi e la borghesia che lo sostiene non hanno la minima intenzione di accettare ma che rappresentano per noi una piattaforma da presentare alle masse e agli organismi politici che in parte le contengono. È anche in questo modo che il PMLI svolge quel compito che ha da mezzo secolo, di faro e connettore del proletariato del nostro Paese.
Questo ruolo va esercitato con le forze che abbiamo a disposizione a partire dalle fabbriche in lotta e condividiamo in pieno l’analisi che il compagno fa definendo quella della GKN “una storica battaglia che comunque finirà, è certo lascerà un segno profondo nella lotta di classe e sarà sempre fonte di ispirazione per le lavoratrici e i lavoratori che non vogliono essere schiavi del capitalismo ”.
 

La fiducia e le caratteristiche di ogni “comunista”
La fine del documento è un appello ai militanti e ai simpatizzanti, uomini o donne che siano, a legarsi sempre di più fra di essi e al Partito, non curandosi del rapporto di forze che al momento ci è sfavorevole. Le storie degli stessi partiti comunisti che hanno realizzato poi esperienze rivoluzionarie, su tutti quello cinese e quello russo affondano le proprie origini in minoranze esigue e assolute; ha ragione Mao quando dice che “ogni verità è sempre al principio nelle mani di una minoranza che si vede esposta costantemente alle pressioni della maggioranza” .
Il PMLI in Italia rappresenta una proposta inedita, ma indistruttibile proprio perché è edificato sulla roccia del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e ha in sé ottimi e rossi dirigenti e ottimi e rossi compagni e compagne di base che ne applicano la linea.
Per quanto ci riguarda ci sforziamo di essere degni di poterci definire “comunisti” come insegnò Mao nel suo opuscolo “Contro il liberalismo”: franchi, leali, attivi, capaci di mettere al di sopra di tutto gli interessi della rivoluzione, fedeli al marxismo-leninismo, instancabili nell’opporci a ogni idea errata all’interno e all’esterno del Partito stesso, e in grado di pensare più agli altri che a noi stessi.
Non temiamo i “fardelli pesanti ” anche perché sappiamo che quello più grande è sulle spalle da sempre del compagno Giovanni Scuderi che ringraziamo calorosamente per questo ennesimo capolavoro che sarà di grande aiuto e beneficio a noi e a tutto il Partito.
 
Cellula “F. Engels” della Valdisieve del PMLI
Rufina, 2 ottobre 2021