Risoluzione della Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio sul discorso del Segretario generale del PMLI alla commemorazione di Mao
Il discorso di Scuderi rappresenta una pietra miliare della storia del PMLI e non solo
“La sua fermezza, la sua dialettica, la sua lucidità, sono uno stimolo per tutti i sinceri rivoluzionari”

 

L'annuale commemorazione di Mao organizzata dal PMLI è un evento di alto significato politico, in primo luogo per gli stessi militanti del Partito. Quando a tenere il discorso è il suo Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, questa iniziativa ha un impatto ancora più forte. Non a caso Scuderi è stato definito dall'UP del Partito: “Maestro, educatore, guida e organizzatore del PMLI, in grado di dirigere il proletariato nella lotta di classe per la conquista del potere politico e del socialismo, grande marxista-leninista di valore internazionale. Egli ha dato un contributo importante agli autentici marxisti-leninisti di tutto il mondo nella battaglia contro i liquidatori revisionisti e i socialimperialisti cinesi”.
Quest'anno nel suo discorso Scuderi ha trattato tutta la lunga battaglia che Mao ha combattuto contro il revisionismo, o opportunismo di destra, in Cina e a livello internazionale. Una battaglia che mette in risalto i tentativi di Mao di mantenere l'unità del movimento comunista internazionale su posizioni marxiste-leniniste, fino allo scontro aperto e senza quartiere contro di esso, quando apparve evidente che il revisionismo stava infettando tutti i partiti, compreso quello cinese, e non si sarebbe limitato a qualche “riforma”, ma avrebbe demolito in tutti i Paesi l'edificazione del socialismo. Emblematiche le parole di Mao al riguardo: “Il revisionismo, opportunismo di destra, è una corrente ideologica borghese, è ancora più pericoloso del dogmatismo. I revisionisti, opportunisti di destra, approvano a parole il marxismo e attaccano anch'essi il 'dogmatismo'. Ma i loro attacchi sono diretti in effetti contro la sostanza stessa del marxismo. Essi combattono o snaturano il materialismo e la dialettica, combattono o tendono di indebolire la dittatura democratica popolare e il ruolo dirigente del Partito comunista, come anche la trasformazione e l'edificazione socialiste”.
Questa battaglia, che ha avuto il suo apice tra gli anni '50 e '70 del secolo scorso, non ci deve apparire così lontana né a livello temporale né come tematica, poiché il revisionismo è stato il grimaldello con cui la borghesia ha fatto crollare il socialismo nei Paesi dove si stava edificando, e cambiato colore ai partiti comunisti dei paesi capitalisti. Scuderi, forte anche dell'esperienza di Mao, ci mette in guardia e ci fornisce gli strumenti per smascherarlo e combatterlo, un fattore decisivo per mantenere il Partito fedele al marxismo-leninismo.
Di alto livello politico è l'analisi della nascita e dello sviluppo del revisionismo in Italia, una parte del discorso di Scuderi che ci ha particolarmente e favorevolmente impressionato. Su Togliatti il Partito aveva già detto tanto, anche stavolta Scuderi ha attaccato il suo revisionismo da un punto di vista marxista-leninista, prendendo ispirazione da Mao, e indirettamente smontando anche le critiche che vengono fatte dai trotzkisti. Questi hanno sempre sostenuto che lo storico segretario del PCI avesse frenato la spinta rivoluzionaria in Italia per obbedire alle direttive “staliniste”. Scuderi ci ricorda che Togliatti era “una mente sopraffina che ha ingannato anche Stalin” , mentre “Mao lo teneva nel mirino e l'ha fatto smascherare attraverso due memorabili articoli, che sono stati fondamentali per la presa di coscienza dei primi pionieri del PMLI della natura revisionista del PCI”.
Dobbiamo perciò ricordare che Togliatti si nascose abilmente dietro a Stalin, mentre dopo la sua morte venne allo scoperto. Togliatti non ha mai voluto fare la rivoluzione, non certo perché glielo impose Stalin, ma perché il gruppo dirigente del PCI è sempre stato revisionista e ha sempre lavorato non per rovesciare la borghesia, ma per collaborare con essa.
Anche su Gramsci il PMLI si era già espresso in passato, ma qui Scuderi con dialettica e acume politico, utilizzando anche gli elogi e le analisi che gli studiosi e filosofi borghesi hanno tributato al politico sardo, riesce a spogliare Gramsci di quell’aureola di “grande comunista” che molti a torto gli riconoscono, consegnandoli invece il titolo che più lo rappresenta: il primo e più “autorevole” esponente del revisionismo nel nostro Paese e teorico della cosiddetta “via italiana al socialismo” poi sviluppata da Togliatti.
Andando all'essenza del pensiero di Gramsci, Scuderi ci dimostra che il fondatore del PCI ha molte affinità con filosofi borghesi e fascisti come Benedetto Croce e Giovanni Gentile, ed è invece assai critico con Marx e Lenin. Nei suoi concetti sull'“egemonia”, sulle “casematte”, sulla “filosofia della prassi”, Gramsci è tutto proteso alla revisione del marxismo, rigetta l'idea che la Rivoluzione d'Ottobre sia la strada da seguire anche in Occidente, che invece dello scontro frontale sia necessaria una “guerra di posizione” per conquistare un po' per volta lo Stato borghese.
Se seguiamo il filo rosso del discorso di Scuderi ci appare evidente che non possono essere credibili quei partiti che si dichiarano comunisti, o persino marxisti-leninisti e poi non tengono in considerazione Mao ed ergono invece Gramsci a loro maestro.
Il nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, nel suo importante discorso non si limita alle sole analisi teoriche ma, com'è sua consuetudine, le utilizza per calarle nella realtà del nostro tempo, del nostro lavoro politico e dei nostri compiti. Dopo aver stabilito e confermato che il PMLI rimane ancorato al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, come conseguenza abbiamo “il dovere e il compito di distruggere il capitalismo per eliminare questo stato di cose e instaurare il socialismo e il potere politico del proletariato”.
Una strada lunga e difficile ma l'unica che può cambiare radicalmente le cose. Non lo possono certo fare le vecchie ricette della “sinistra” borghese (spacciate per nuove), delle loro teste d'uovo riformiste e socialdemocratiche, che pensano di regolare, o addirittura pianificare, il capitalismo, che però non “riescono a scrivere la frase chiave: abolizione della proprietà privata, senza di che il capitalismo rimane in piedi.” Rimanendo all'interno di questa logica possiamo solo scalfirlo, ma non abbatterlo. Lo stesso concetto che si può applicare a chi pensa, o vuol far credere, che si possa raggiungere il socialismo rimanendo dentro gli staccati della nostra Costituzione borghese del '48, come teorizzava Togliatti (smascherato da Mao) e alcuni partiti ancora oggi, alcuni dei quali portano addirittura la dicitura comunista nel loro nome.
Scuderi ci ricorda come il PMLI sia disponibile, anzi ritenga necessario, aprire una seria e approfondita discussione sul futuro dell'Italia, che per noi non può che essere il socialismo. Per questo il partito recentemente ha lanciato un appello a tutte le forze anticapitaliste, partendo dalla lotta immediata contro il governo del capitalismo, della grande finanza e dell'UE imperialista guidato dal banchiere massone Draghi.
Scuderi ci sprona a mandare avanti il nostro lavoro di fronte unito, a partire da quello con i partiti con la falce e martello. Esso, usando le parole di Mao: “non è né una politica di unione a oltranza senza lotta, né di lotta a oltranza senza unione, ma una politica che integra unione e lotta”. Scuderi ci invita a stare a fianco dei lavoratori in lotta e appoggiare i sindacati che li sostengono, e contemporaneamente a batterci perché si capisca che con le divisioni sindacali e con la separazione dei lavoratori più avanzati da quelli meno avanzati non si riesce a migliorare più di tanto le condizioni economiche e sindacali delle masse lavoratrici, perciò occorre un unico sindacato fondato sulla democrazia diretta e che rifiuti di sottostare alle “compatibilità” dettate dal capitalismo.
Nella parte finale del suo discorso ci sono una miriade di indicazioni su come combattere il capitalismo e le sue istituzioni, a cui vanno contrapposte le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, dall'uso dell'arma dall'astensionismo elettorale tattico e qualificato, a come tenere la barra dritta dell'antimperialismo senza concedere nulla al nemico di classe, a partire dall'Afghanistan, da come condurre le battaglie sindacali prendendo a riferimento quella esemplare degli operai della GKN.
In conclusione il discorso di Scuderi, tenuto con grande spirito battagliero, rivoluzionario e con ottimismo, rappresenta una pietra miliare non solo nella storia del PMLI. La sua fermezza, la sua dialettica, la sua lucidità, sono uno stimolo per tutti i sinceri rivoluzionari, anche al di fuori del nostro Partito e del nostro Paese. Una voce potente, autorevole e fuori dal coro, da parte di un rivoluzionario che, come ci ha ricordato la sua biografia letta dalla compagna Monica Martenghi, ha speso tutta la sua vita contro il capitalismo, per la causa della rivoluzione e del socialismo in Italia. Una lezione esemplare su come applicare gli insegnamenti di Mao sul revisionismo e sulla lotta di classe per il socialismo, mettendo a frutto l'esperienza del passato ma attualizzata al nostro tempo.
Noi membri della Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio ci impegniamo a recepire gli stimoli, il messaggio di fondo e le indicazioni pratiche dell'importante discorso di Scuderi, a non lasciarlo da una parte come si fa con un soprammobile, ma a considerarlo una guida per l'azione per il nostro lavoro politico quotidiano.
Viva il nostro Segretario, compagno Giovanni Scuderi!
Viva il PMLI!

 

Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio del PMLI
Fucecchio (Firenze), 9 ottobre 2021