Dopo 16 anni di governo della Merkel
La coalizione di governo si ribalta a favore dei socialdemocratici sui cristiano-democratici
Disertano le urne il 23,4% degli elettori. Il crollo della Cdu-Csu apre a un governo tripartito Spd-Verdi-Liberali
 
Le elezioni politiche tedesche del 26 settembre hanno segnato la fine dei governi a guida democristiana, i 16 anni di governo della cancelliera Angela Merkel, l'ultimo dei quali la Cdu-Csu era in coalizione dei socialdemocratici della Spd. Il candidato democristiano, il sessantenne Armin Laschet presidente del NordReno Westfalia, emerso dopo una furibonda lotta con altri capofila Cdu-Csu non raccoglierà l'eredità della cancelliera e non è detto che resti a lungo alla guida della Cdu dopo il disastro elettorale. La guida del prossimo esecutivo spetta al candidato socialdemocratico, il sessantatreenne Olaf Scholz, ministro delle Finanze uscente e regista del progetto del Recovery Fund europeo, dato per perdente fino a due mesi fa e ora vincente con la Spd primo partito. In discussione al momento la creazione di una coalizione tripartita tra le formazioni che hanno guadagnato voti e seggi al Bundestag, Spd, Verdi e Liberali.
Ha votato il 76,6% degli oltre 61 milioni di aventi diritto, con una percentuale di diserzione dalle urne che scende al 23,4% dal 23,8% delle precedenti elezioni del 2017 ma resta comunque il primo “partito” anche in Germania, espressione di oltre 14 milioni di elettori. L'1% le schede nulle. Sui risultati hanno peraltro molto pesato le condizioni di miseria, arretratezza e perdurante divario economico e sociale di cui soffrono gli Stati federali dell'Est che avevano tanto sperato dal processo di riunificazione che invece si è risolto in un inglobamento che ha finito per accentuare e non attenuare la grave crisi che li soffoca.
Nella spartizione dei voti validi il primo posto è della Spd che ha ottenuto il suo miglior risultato dal 2005 e passa al 25,7% dal 20,5% del 2017, da 153 a 206 seggi, nel parlamento che per tenere conto dei consensi ottenuti col doppio voto tra collegi uninominali e proporzionale passa da 709 a 726 seggi. L'aumento del 5% dei consensi permette alla Spd di sorpassare i rivali democristiani che ne perdono quasi il 9%, il peggior risultato nella storia tedesca; la CDU della Merkel da sola scende dal 26,8% al 18,9%, da 200 a 151 seggi, la bavarese CSU limita la perdita dal 6,2% al 5,2% e guadagna in seggio, da 45 a 46 ma per la prima volta nella sua storia non è riuscita a vincere in tutti i seggi uninominali della Baviera.
Portano a casa un risultato positivo i Verdi guidati da Analena Baercbock, che passano dal 9% al 14,8%, da 67 a 118 seggi e i liberali della Fdp di Christian Lindner, il mastino del pareggio di bilancio, che crescono solo dal 10,7% all' 11,5%, da 80 a 92 seggi che però diventano decisivi per formare una maggioranza. In campagna elettorale Lindner si esprimeva a favore di una coalizione con democristiani e Verdi, che a urne appena chiuse si volatilizzava a favore di quella più probabile a guida Spd.
In coda tra i partiti che si spartiscono i voti validi i nazisti dell'Afd che perdono più di due punti percentuali e una decina di seggi e scendono al 10,3% con 83 seggi. A un pelo dall'esclusione dal parlamento la "sinistra" della Linke che dal 9,2% scende al 4,9%, al di sotto della soglia del 5% ma ottiene il minimo delgi eletti, 3, nei collegi uninominali e porta in parlamento i 39 eletti in totale; nel 2017 erano 69. Fa il suo ingresso per la prima volta la SSW, il partito regionale dello Schleswig-Holstein in rappresentanza della minoranza danese e frisone dello stato federato, con un seggio.


13 ottobre 2021