Indetto dai sindacati di base l'11 ottobre contro i licenziamenti e l'asse governo-Confindustria
Successo dello sciopero generale contro il governo Draghi e il “Patto per l'Italia”
Condanna per l'attacco fascista alla sede nazionale delle CGIL. Contestato l'obbligo del green pass. Manifestazioni in oltre 40 città. Presente il PMLI a Firenze, Milano e Catania che diffonde l'Appello di Scuderi e il Comunicato del PMLI contro l'assalto squadristico alla Cgil. A Torino bruciata immagine di Draghi. Intervistato Erne Guidi. Con un documento gli operai GKN chiedono alla Cgil lo sciopero generale
A Firenze prende la parola Andrea Cammilli a nome del PMLI

Erano anni che il variegato arcipelago del sindacalismo di base non si ritrovava assieme per uno sciopero generale. Una quindicina di sigle, praticamente tutte, hanno indetto la mobilitazione nazionale contro l'asse Governo-Confindustria, smanioso di “ripartire” nell'accumulazione dei profitti, lasciando i lavoratori e le masse popolari a subire i licenziamenti, l'aumento dello sfruttamento, delle bollette energetiche, dell'insicurezza sul lavoro con centinaia di morti sull'altare del profitto. Un patto sociale che i sindacati confederali hanno di fatto accettato, e anziché raccogliere la rabbia e la voglia di lottare di operai, precari e studenti, sono finiti ad assecondare in tutto e per tutto il governo e i padroni.
Sabato 11 ottobre invece nelle piazze di tutta Italia c'è stata una contestazione chiara e netta del governo del banchiere massone Draghi e della gestione del PNRR, cioè del prestito (da restituire) che l'Unione Europea imperialista ha concesso all'Italia. Fondi che stanno per essere consegnati nelle mani dei capitalisti italiani che li useranno per “spingere” le aziende più competitive, chiudere quelle più in difficoltà, impiegando miliardi di euro nell'ammodernamento delle infrastrutture, per le grandi opere e nelle ristrutturazioni aziendali, senza preoccuparsi minimamente dei posti di lavoro.
Nel frattempo rimarranno le briciole alla sanità pubblica che la pandemia ha dimostrato essere disastrata, ai trasporti, alla scuola, sempre più privatizzata e classista, mentre gli edifici sono fatiscenti e pericolosi e il personale insufficiente. Su quest'ultimo punto ne sono ben coscienti gli studenti, presenti in forze a tutte le manifestazioni.
Allo sciopero hanno aderito i lavoratori di tutti i settori, pubblico e privato. Dai portuali ai facchini della logistica, dai trasporti alla sanità, alla scuola, ad importanti aziende private. Treni, tram e bus a singhiozzo, tante scuole chiuse, porti e autostrade bloccate, voli cancellati (Alitalia ha dovuto annullarne 127). Nonostante l'alta adesione, stimata in almeno un milione di lavoratori, le manifestazioni diffuse, una quarantina in tutta Italia, le tv e i maggiori mezzi d'informazione hanno dato il minimo risalto all'avvenimento.
A Torino un corteo di alcune migliaia di manifestanti ha sfilato per le strade del centro. Davanti alla sede del MIUR, gli studenti hanno bruciato alcune immagini di Draghi, davanti alla sede Iren (gestore luce e gas) e davanti al Comune, lancio di uova e vernici. Subito si è alzato un coro bypartisan in difesa del banchiere massone a capo dell'esecutivo. Chiara Appendino, sindaco uscente 5 Stelle: “Solidarietà al Premier Mario Draghi per gli episodi avvenuti oggi a Torino", sullo stesso tenore le dichiarazioni dei candidati di “centrosinistra” e di centrodestra che si sono spinti indegnamente ad accostare la protesta di Torino con l'aggressione fascista di Roma alla Cgil.
Tante scioperanti in piazza anche a Milano . Il corteo della manifestazione principale è terminato davanti alla sede dei Assolombarda, a cui ha partecipato anche il PMLI. Flash mob e presidi davanti alla sede Enel per il caro bollette, mentre al palazzo della Regione hanno manifestato i lavoratori Air Italy a rischio licenziamento. Davanti alla sede degli industriali è terminata anche la manifestazione di Genova . Un corteo così partecipato non si vedeva da tempo nel capoluogo ligure: tanti portuali, vigili del fuoco, le sigle sindacali SiCobas, Usb, Cub, a cui si sono aggiunti centri sociali e Genova Antifascista.
Una tra le più importanti manifestazioni si è svolta a Bologna dove lo sciopero, in alcuni settori come il trasporto urbano, ha raggiunto adesioni superiori al 65%. Nel capoluogo emiliano, migliaia di manifestanti provenienti da tutta la regione hanno percorso le vie del centro fino a raggiungere le finestre del Comune in Piazza Maggiore. Nel corteo anche tanti lavoratori in lotta contro i licenziamenti, come quelli della Logista e di altri magazzini, che nel giro di pochi mesi, hanno gettato sul lastrico 200 persone.
In Toscana la manifestazione più importante si è svolta a Firenze (si veda servizio a parte). Qui alcune migliaia di persone hanno dato vita a un corteo che si è concluso nei pressi della stazione ferroviaria. Oltre ai lavoratori di svariate sigle sindacali di base, erano presenti gli operai della GKN e il loro striscione “Insorgiamo”, che in assemblea hanno approvato un documento che chiede a tutti i sindacati, in primis alla Cgil, di indire lo sciopero generale. Folto e combattivo lo spezzone degli studenti. Erano presenti anche alcuni partiti, tra cui il PMLI. Al concentramento l'emittente fiorentina Controradio ha registrato e mandato in onda un intervista al compagno Erne Guidi. Alla conclusione della manifestazione in Piazza Adua, è intervenuto anche il compagno Andrea Cammilli, responsabile della delegazione e della Commissione centrale di massa del PMLI. Nel suo discorso ha invitato ad allargare il fronte di lotta contro il governo Draghi e auspicato una manifestazione nazionale a Roma, come chiesto dagli operai GKN.
Nella capitale un lungo corteo dietro lo slogan “Uniti/e contro il governo” ha percorso le strade della città, blindata e posta sotto assedio dalle “forze dell'ordine”.
La manifestazione si è conclusa in piazza Santi Apostoli, dove sono confluiti i partecipanti ai tre foltissimi presidi tenuti davanti al Mise (aziende in crisi, da Alitalia a GKN all’ex Ilva), alla Funzione Pubblica (pubblico impiego) e al Ministero dell’Istruzione (docenti, Ata, studenti e ricercatori). Ferme per ore alcune linee della metropolitana e a rilento le linee ferroviarie locali.
Giornata di lotta anche a Napoli dove l'alta adesione allo sciopero ha portato alla soppressione momentanea di numerose linee nei trasporti. Disagi anche sulla linea Alibus con la cancellazione di 10 corse. Ad incrociare le braccia anche i conducenti di filobus e tram. Lo striscione “Sciopero generale contro il Governo Draghi e contro Confindustria” ha aperto il corteo. Nelle prime ore del mattino i manifestanti hanno bloccato l'entrata del porto e l'accesso all'autostrada su via Marina.
Questi sono solo dei brevi resoconti sulle manifestazioni più importanti avvenute nelle grandi città. Ricordiamo che le piazze dello sciopero sono state oltre 40, tra cui quelle molto partecipate di Bergamo, Brescia, Mestre, Trieste, Livorno, Cosenza, Cagliari, Palermo e Catania dove era presente anche il PMLI. A queste si devono aggiungere i piccoli centri e le iniziative fuori città ma altrettanto significative come quella, ad esempio, nei pressi di Piacenza , dove oltre 2mila lavoratori hanno bloccato i magazzini Amazon. Blocchi analoghi sono stati effettuati in altri poli logistici, sopratutto in Lombardia e Veneto.
Da tutte le piazze è giunta la condanna inequivocabile dell'assalto squadristico fascista alla sede nazionale della Cgil, avvenuta appenda due giorni prima. Una intimidazione che ha bisogno di una immediata e forte risposta unitaria. Del resto i lavoratori che hanno scioperato l'11 ottobre sono tutti antifascisti, come veniva gridato in numerosi slogan, e oltre a combattere quello in camicia nera di Forza Nuova e Casapound si battono quotidianamente contro il fascismo padronale, in doppio petto e istituzionale.
Tuttavia la stragrande maggioranza dei manifestanti e delle organizzazioni sindacali e politiche presenti non ci sta ad assimilare chi è contrario all'obbligatorietà del green pass, specie sui posti di lavoro, alle squadracce fasciste che hanno devastato la sede della Cgil. La parola d'ordine che ha trovato maggiore sostegno nei cortei è stata: “No all'obbligo del green pass, no all'assalto squadristico alla Cgil”, che poi è la stessa posizione che il PMLI ha espresso nel suo comunicato diffuso dopo i fatti di Roma di sabato 9 ottobre e diffuso nei cortei insieme all'Appello di Scuderi ad aprire una grande discussione sul futuro dell'Italia.

13 ottobre 2021