Crescono le ambizioni dell'imperialismo italiano nel “Mediterraneo allargato”
Dopo i droni armati, missili Cruise ai sottomarini e alle fregate Fremm

Col governo del banchiere massone Draghi il potenziamento delle nostre forze armate per supportare una maggiore proiezione internazionale dell'imperialismo italiano sta subendo una drastica accelerazione. Dopo l'armamento con missili e bombe a guida laser dei nostri droni classe “Male Raper” finora adibiti a ricognizione, deciso dal ministro della Difesa Guerini col Documento Programmatico Pluriennale 2021-23 per una spesa di 168 milioni, e di cui abbiamo dato ampiamente conto sul n. 33/2021 de “Il Bolscevico”, ora è la volta dei missili da crociera, che saranno montati sui sottomarini della classe U-212 e sulle fregate della classe Fremm. Si tratta dei cosiddetti missili Cruise a guida satellitare, capaci di sfuggire ai radar e ad altri strumenti di caccia elettronica e di colpire con assoluta precisione obiettivi a distanze di oltre 1000 Km.
Lo ha rivelato il capo di Stato maggiore della marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in una recente intervista rilasciata alla Rivista italiana di Difesa (RID), in cui ha anticipato che l'impiego dei Cruise, sebbene ancora non finanziato, rientra nei “requisiti operativi” dello Stato maggiore della Difesa. Che, tra parentesi, vedrà a breve avvicendarsi alla sua guida, attualmente ricoperta dal generale dell'aeronautica Enzo Vecciarelli, proprio l'ammiraglio Dragone, scelto da Draghi e Mattarella con tanto di apposita leggina ad personam per prolungare i limiti di età da lui già superati.
Fra l'altro Dragone, che fu voluto da Salvini al vertice della marina, un ex “topgun” che col suo Harrier fu il primo italiano a bombardare l'Afghanistan nel 2001, è stato denunciato da due alti ufficiali alla procura militare e a quella della Repubblica per aver gravemente sottovalutato e nascosto i rischi dell'uranio impoverito in Bosnia e in Iraq quando era comandante del Comando operativo di vertice interforze in quelle aree. È anche sospettato di aver mentito su questo alla IV Commissione parlamentare sull'uranio impoverito, tanto che la sua nomina a capo di Stato maggiore della Difesa viene fortemente contestata dal responsabile del comparto difesa dell'Osservatorio militare, Domenico Leggiero, in quanto “sarebbe uno scandalo che mette in discussione la credibilità e l'onorabilità del parlamento e del governo”.

“Una possibilità di proiezione quasi illimitata”
Non è ancora chiaro quale modello di vettore verrà adottato per i nuovi missili. Il più accreditato è il missile americano “Tomahawk”, che ha una gittata di 1.600 Km e una carica di mezza tonnellata di esplosivo. Una scelta che rievocherebbe sinistramente quella guerrafondaia degli anni '80, quando i Cruise americani armati di testate nucleari vennero installati a Comiso nel quadro del confronto armato nucleare con il socialimperialismo sovietico. Sia pure non altrettanto micidiali di quelli di allora, i Cruise che la marina militare intende montare sui suoi sottomarini e le sue fregate, hanno comunque un potenziale offensivo ben superiore agli attuali Otomat dalla gittata di 200 Km, montati solo sui mezzi di superficie, e sono in grado di colpire obiettivi in tutta la regione del cosiddetto “Mediterraneo allargato”, potendo arrivare a coprire per esempio fino al Fezzan, nell'estremo sud della Libia, e molto in profondità in tutto il Medio Oriente.
Lo ha ammesso anche lo stesso Dragone, sottolineando che questi nuovi sistemi d'arma, come i droni armati e i missili Cruise, oltre a garantire all'Italia un maggior peso strategico, per esempio in dispute come quella sui giacimenti contesi con la Turchia al largo di Cipro, saranno “fondamentali per affrontare le nuove fortezze elettroniche realizzate soprattutto dai russi”: cioè aree protette da schermi elettronici e batterie missilistiche anti-nave come per esempio quella a protezione della flotta russa nella base siriana di Tartus. Dichiarazioni inquietanti, queste, specie se lette nel contesto della nuova postura aggressiva della NATO voluta da Biden nei confronti di Russia e Cina, con le ben nota crescita della tensione nel mar cinese meridionale e in tutta la regione dell'Indo-Pacifico, e che sul suolo europeo si traduce in un'escalation di manovre militari ai confini della superpotenza russa. Come quelle che si sono svolte dal 22 al 30 settembre in Ucraina e nelle acque del Mar Nero e del mare d’Azov denominate “Joint Efforts 2021”, a cui hanno preso parte delegazioni di 15 paesi alleati del blocco NATO, tra cui l'Italia, con l'impiego di 12.500 militari, 85 carri armati, 420 corazzati, 50 pezzi d’artiglieria, 20 navi da guerra e 30 elicotteri.
Spiegando l'esigenza di migliorare gli strumenti di “naval diplomacy”, Dragone ha detto a RID che i Cruise, “moltiplicando il raggio d'azione dei sistemi di attacco di oltre 1000 Km”, servono ad aumentare la “capacità di deterrenza contro minacce d'ogni tipo”, e la “tutela dell'interesse nazionale si allargherebbe fino a includere l'intero territorio libico, con una possibilità di proiezione quasi illimitata”.

Armi congeniali alla dottrina di Draghi
Presentando in parlamento il suo governo sponsorizzato dal capitalismo, dalla grande finanza e dall'UE imperialista, Mario Draghi aveva tracciato così le sue linee di politica estera interventista ed espansionista: “Nei nostri rapporti internazionali il governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell'Italia (Unione europea, Alleanza atlantica, Nazioni Unite). Resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all'Africa”. L'armamento dei droni e l'adozione dei missili da crociera sui sottomarini e le fregate è perfettamente congeniale alla dottrina di Draghi di proiezione dell'imperialismo italiano verso le sue “aree di naturale interesse prioritario”. Ovvero per la “tutela dell'interesse nazionale”, come gli fa eco Dragone. In sostanza è quel che si dice passare dalle parole ai fatti.
A spingere verso questo deciso salto di qualità nella politica militare, ad imprimerle cioè una molto più accentuata postura interventista ed espansionista, grazie anche all'adozione di sistemi d'arma più aggressivi e a lungo raggio come droni armati e missili Cruise, è stata anche la decisione di riprendere la costruzione dell'esercito europeo, tornata in auge dopo la clamorosa disfatta degli USA e della NATO in Afghanistan. Lo ha messo in evidenza lo stesso Draghi nella conferenza stampa del 29 settembre scorso sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del governo, sottolineando che “le ultime esperienze internazionali hanno mostrato che ci dobbiamo dotare di una difesa più significativa. Questo non è chiaro come si farà, se si farà in Europa oppure no. Però è chiarissimo che negli anni prossimi bisogna spendere molto di più in Difesa di quanto abbiamo fatto finora. Perché quelle che erano le coperture internazionali di cui eravamo certi si sono dimostrate meno interessate a svolgere questa funzione nei confronti dell'Europa”.
C'è questo aspetto, di occupare cioè uno spazio in Europa, Medio Oriente e Africa lasciato dall'imperialismo americano per concentrarsi in Asia e nel Pacifico, ma c'è anche quello della protezione degli interessi specifici italiani nel mondo, e in particolare nel “Mediterraneo allargato”, dentro la dottrina Draghi. Non a caso, come ha ricordato anche il ministro Guerini nell'audizione alle camere dello scorso luglio, oggi il compito della Difesa è quello di “tutelare i nostri interessi nazionali, ovunque essi si collochino”. Da qui la netta accelerazione sull'adozione di sistemi d'arma più sofisticati e aggressivi e il deciso aumento delle spese militari, che secondo l'osservatorio Milex raggiungeranno quest'anno i 25 miliardi, con un aumento dell'8% rispetto al 2020 e di ben il 15,7% sul 2019. Tutto ciò in barba, naturalmente, all'articolo 11 della ormai defunta Costituzione borghese del 1948 che proclama il carattere puramente “difensivo” delle nostre forze armate.

20 ottobre 2021